Siena, San Galgano, San Gimignano

Foto di Livio G. Rossetti

Questo è il racconto fotografico di un viaggio organizzato da un'agenzia di Cossato dal 21 al 22 settembre 2019 in Toscana, visitando Siena, il suo Duomo e il Campo, l'antica Abbazia di San Galgano e la rinomata San Gimignano.
Sono salito, con altri partecipanti, al casello di Novara est alle 7,00 puntuali e, dopo circa cinque ore, poco dopo mezzogiorno, siamo giunti a Siena. Avvisata l'accompagnatrice, decido di visitare la città da solo, con calma, privilegiando il monumento più importante della città, cioè il Duomo. La città era già stata meta di una mia visita negli anni Ottanta e in quella occasione non avevo visitato con attenzione la Cattedrale dove finalmente sono arrivato salendo da Porta Fontebranda con un sistema moderno di scale mobili.

Siena è conosciuta per il suo ingente patrimonio storico e artistico e per l’ unità stilistica dell'arredo urbano medievale. Nella città ha sede la Banca Monte dei Paschi di Siena, fondata nel 1472 , la più antica banca in attività nonché la più longeva al mondo. Siena si trova al centro di un vasto paesaggio collinare, tra le valli dei fiumi Arbia a sud, Merse a sud-ovest ed Elsa a nord, tra le colline del Chianti a nord-est e le Crete senesi a sud-est. In cima alla collina che sovrasta il borgo di Torri a Sovicille, si trova l'insediamento preistorico neolitico di Sienavecchia. Pare che al tempo dei Longobardi, Siena fosse governata da un rappresentante del re, il Gastaldo che fu poi sostituito da un Conte imperiale dopo l'incoronazione di Carlo Magno. Siena si ritrova nel X secolo al centro di importanti vie commerciali che portavano a Roma.

Nel XII secolo la città si dotò di ordinamenti comunali di tipo consolare. Questa situazione di rilevanza politica ed economica, portarono Siena a combattere contro Firenze. Dalla prima metà del XII secolo in poi Siena prosperò e divenne un importante centro commerciale, tenendo buoni rapporti con lo Stato della Chiesa; i banchieri senesi erano un punto di riferimento per le autorità di Roma, le quali si rivolgevano a loro per prestiti o finanziamenti. Alla fine del XII secolo Siena, sostenendo la causa ghibellina, si ritrovò nuovamente contro Firenze di parte guelfa: celebre è la vittoria sui toscani guelfi nella battaglia di Montaperti, del 1260. Ma dopo qualche anno i senesi ebbero la peggio nella battaglia di Colle Val d'Elsa, del 1269, che portò in seguito, nel 1287, all'ascesa del Governo dei Nove, di parte guelfa. Sotto questo nuovo governo, Siena raggiunse il suo massimo splendore, sia economico che culturale.

Dopo la peste del 1348, cominciò la lenta decadenza della Repubblica di Siena. La fine della Repubblica avvenne il 21 aprile 1555, quando la città, dopo un assedio di oltre un anno, dovette arrendersi a Carlo V. La pace di Cateau-Cambrésis vide il territorio di Siena ceduto ai Medici. Nel 1737 il Granducato di Toscana passò in mano agli Asburgo-Lorena che lo mantennero fino al 1799. Dopo il periodo napoleonico e i moti risorgimentali, Siena, nel 1859, votò a favore dell'annessione a Regno d'Italia.
















Il Duomo

La cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta è situata nell'omonima piazza, nel Terzo di Città. Costruita in stile romanico-gotico italiano, è una delle più significative chiese realizzate in questo stile in Italia. Il nuovo edificio sembra iniziato a metà del XII secolo su un edificio preesistente, forse del IX secolo, a sua volta edificato su un ipotetico tempio di Minerva. Nell'alto medioevo qui si trovava la costruzione che sarebbe stata, fino al 913, la residenza del vescovo e avrebbe contenuto una chiesa rivolta verso est, cioè verso l'attuale battistero. Solo nel XIII secolo il Duomo sarebbe stato trasformato in basilica, con la facciata rivolta ad ovest, e i lavori terminarono solo alla fine del secolo successivo. La chiesa si trova sopraelevata da una piattaforma di undici gradini, ed è a croce latina con tre navate e cupola esagonale all'incrocio dei bracci.

La facciata, tutta in marmo bianco con qualche decorazione in rosso di Siena e serpentino di Prato, è divisibile in due metà. La ricchezza della decorazione nasconde irregolarità e asimmetrie derivate dalla lunga fase costruttiva a cui misero mano molteplici progettisti. La facciata inferiore è in stile romanico-gotico di transizione. A questa fase risalgono i tre portali e i due torrioni laterali. Giovanni Pisano corredò la facciata di un ciclo di statue gotiche. Quelle a figura umana hanno come soggetto Profeti, Patriarchi, Filosofi pagani e Profetesse e rappresenta un unicum nella scultura gotica italiana in quanto annunciano la Venuta di Cristo. In facciata ci sono Platone, Abacuc, una Sibilla, Re David, Re Salomone, Mosè e Gesù di Sirach. Sul lato sinistro una figura non ben identificabile, Isaia, e l'Indovino Balaam. Sul lato destro Simeone, la Profetessa Maria di Mosè e Aristotele. Al di sotto vi sono figure di animali, mentre più in alto, tra la Madonna e gli Angeli si vedono le rappresentazioni dei Quattro Evangelisti. Allo stesso secolo risale anche il trigramma bronzeo del nome di Cristo che si trova sulla lunetta del portale centrale. La porta bronzea del portale centrale raffigura la Glorificazione di Maria.

Ai lati due pilastri completano questa struttura e terminano in pinnacoli e in sottili guglie. Tra questi pilastri e il corpo centrale sono presenti due ordini di loggette sormontate come la parte centrale da tre cuspidi dorate. I tre mosaici dorati, che raffigurano la Presentazione di Maria al Tempio, l'Incoronazione della Vergine e La Natività di Gesù, furono eseguiti a Venezia nel 1878. L'oculo reca invece una vetrata (metà del XVI secolo), raffigurante l'Ultima Cena e visibile dall'interno. Nel complesso la facciata superiore è in stile gotico fiorito. Evidente, a ben guardare, un difetto architettonico, con i pilastri ai lati del rosone che non coincidono con quelli ai lati del portale mediano, nella metà inferiore.
L'estremità posteriore della cattedrale, orientata verso nord-est, ha una propria facciata, che costituisce anche il prospetto del battistero di San Giovanni

La cupola è caratterizzata da due ordini di logge, uno fatto di colonne binate e archetti a sesto acuto e l'altro di colonne singole ed archetti a sesto ribassato. L'emisfero è fatto in laterizi e coperto da lastre di piombo. Fu completata entro il 1263 con la collocazione sulla cima della mela di rame da parte del Rosso Padellaio. La cima della cupola fu però ricostruita da Barna di Turino nel 1385, prima che nel 1667 fosse costruita la lanterna attuale, per un'altezza globale di 48 metri.
Il campanile è in stile romanico, in fasce di marmo bianco e verde, dotato di sei ordini di finestre, che da monofore diventano esafore. Fu completato nel 1313 e raggiunge un'altezza di 77 metri.
















L'interno

L'interno è diviso in tre navate, con un transetto diviso in due navate e un profondo coro; misura circa 89 m in lunghezza, circa 24 di larghezza alle navate e 54 m alla crociera. La crociera del transetto è costituita da un esagono sormontato dalla cupola a base dodecagonale. La pianta è divisa in numerose campate divise dai pilastri e scandite da archi a tutto sesto. Le volte sono a crociera in tutte le navate, decorate da un azzurro stellato. Il claristorio è molto alto, decorato da archi a sesto acuto e dotato da trifore e bifore nel transetto che illuminano tutto l'interno. Due rosoni sono presenti in controfacciata e sul coro. Tutta la struttura interna è dominata dalla bicromia bianca e nera, riferimento ai colori dello stemma di Siena, creando un effetto chiaroscurale.

La navata centrale e il coro sono sormontati da un davanzale sovrastante una lunga fila di 171 busti di papi, realizzati tra il 1497 e il 1502. La lista inizia con san Pietro e termina con il 171º papa, ovvero Lucio III. La lista doveva in realtà concludersi con Alessandro III, papa senese che consacrò il duomo nel 1179; tuttavia la necessità di togliere papa Giovanni VIII, che si confondeva con la figura della papessa Giovanna, impose lo slittamento di tutti i papi successivi e l'aggiunta di un nuovo pontefice. Al di sotto dei papi si trovano trentasei busti di imperatori, scolpiti nel XVI secolo. In controfacciata è presente un complesso marmoreo che incornicia il portale principale e che fu allestito nel XVII secolo. Il rosone è chiuso da una grande vetrata raffigurante l'Ultima Cena, opera del 1549. All'inizio della navata centrale, nei pressi della prima coppia di pilastri, si trovano due acquasantiere in marmo bianco di Carrara, databili tra il 1458 e il 1467. Sono tra le opere più pregiate del Duomo con un complesso significato allegorico: l'acquasantiera di destra esprime la caduta dell'uomo. L'acquasantiera di sinistra mostra il riscatto dell'uomo. La salvezza è data dal Cristo redentore ed è mediata dal tergersi del visitatore con l'acquasanta.

La Navata sinistra è ricca di opere interessanti. Anticamente gli altari laterali del duomo contenevano un ciclo di storie mariane che completavano la pala d'altare con la Maestà di Duccio di Buoninsegna ora nel museo del Duomo. Sul primo altare si trova la pala con i Santi Quattro Coronati di Trevigiani, autore anche della pala del successivo altare, il Cristo coi santi Giacomo e Filippo (1688). Il terzo è invece decorato da un'Adorazione dei Magi di Pietro Sorri (1588).





















Libreria Piccolomini

Andrea Bregno realizzò l'altare in marmo di Carrara fra il 1481 e il 1485, lasciando tuttavia l'opera priva delle statue e dell'altare centrale. L'altare centrale marmoreo fu comunque fatto dalla sua bottega negli anni successivi. Nel 1501 il cardinale Piccolomini commissionò il completamento ad un giovane Michelangelo, che fra il 1501 e il 1504 realizzò quattro statue per le nicchie inferiori: San Pietro e San Pio a sinistra, San Paolo e San Gregorio Magno a destra. Nella nicchia in alto vi è una Madonna con il Bambino, opera di Giovanni di Cecco (1371 circa). La pala d'altare dipinta che rappresenta la Madonna che allatta è di Paolo di Giovanni Fei (1385 circa).

Subito dopo l'Altare Piccolomini si trova la Libreria Piccolomini. Fu fatta costruire nel 1492 per custodire il ricchissimo patrimonio librario raccolto dallo zio papa Pio II. Si trova lungo la navata sinistra, prima del transetto, e venne ricavata da alcuni ambienti della canonica. Non ospitò mai i libri per i quali era stata creata. È preceduta da un prospetto marmoreo di Lorenzo di Mariano (1497 circa). Al di sopra del prospetto si trova l'Incoronazione di Pio III, affresco voluto dagli eredi del Papa che morì nel 1503 dopo soli 26 giorni dall'elezione a Pontefice e dipinto nel 1504 da Pinturicchio.

La Libreria Piccolomini è un ambiente monumentale della cattedrale di Siena. Situata lungo la navata sinistra, prima del transetto, fu fatta costruire nel 1492 dall'arcivescovo di Siena, cardinale Francesco Piccolomini Todeschini (poi papa Pio III) per custodire il ricchissimo patrimonio librario raccolto dallo zio papa Pio II. Tra il 1503 e il 1508 circa venne completamente affrescata da Pinturicchio e aiuti, tra cui erano presenti il bolognese Amico Aspertini e il giovane Raffaello Sanzio. La decorazione pittorica della Libreria, definita come uno dei massimi cantieri pittorici aperti in Italia agli albori del XVI secolo, venne affidata al Pinturicchio dopo i suoi successi alla Curia romana. Il contratto venne stipulato il 29 giugno 1502 ed è uno dei rari casi di contratti rinascimentali di grandi cicli pittorici che ci sia pervenuto. Gli affreschi che decorano la biblioteca celebrano la vita e gli atti del pontificato di Pio II, ricchi di evocazione di paesaggi e costumi reali e immaginosi, di raffinate rappresentazioni di cerimonie e personaggi, eseguite con ricchezza di colori smaltati.

La volta decorata a grottesche mostra una serie di figure allegoriche, scene di vita pastorale, di baccanale e, nei riquadri più grandi, due episodi mitologici (Diana ed Endimione; il Ratto di Proserpina). Al centro si staglia lo stemma del cardinale Tedeschini Piccolomini, con cinque mezzelune, sormontato dal galero rosso.
Su tre pareti della Libreria si snodano Storie della vita di Enea Silvio Piccolomini, secondo il modulo iconografico della Biografia dipinta, una serie di scene tutte incentrate su un unico personaggio di cui si delinea la vita, con una serie di fatti in rigorosa successione storica. Sul muro nord-est si svolgono quattro episodi che narrano la giovinezza di Enea (con la fluente capigliatura bionda), dalla partenza per il Concilio di Basilea alla scena in cui si riconcilia con Eugenio IV e viene successivamente nominato vescovo. Nei due riquadri della parete sud-est, Enea si manifesta ormai nell’esercizio delle sue funzioni di vescovo e viene nominato cardinale. Le quattro scene della parete sud-ovest delineano il percorso in qualità di papa, dall’incoronazione al suo arrivo ad Ancona dove sarà colto dalla morte. La quinta scena raffigura l’incontro tra l’imperatore Federico III ed Eleonora d’Aragona, avvenuto nel 1452, nei pressi di Porta Camollia. Pinturicchio si sofferma sulla rappresentazione di stoffe, ornamenti, gioielli indossati dai personaggi riunitisi intorno agli augusti futuri sposi. Nella scena con la Canonizzazione di santa Caterina da Siena, tra il pubblico degli ordini religiosi, in basso a sinistra, spiccano le due figure in cui da tempo si riconoscono il giovane Raffaello (con le calze rosse), che avrebbe collaborato alla esecuzione degli affreschi della Libreria, e il Pinturicchio stesso (con il berretto rosso).
Al centro della biblioteca si ammira il marmoreo gruppo delle Tre Grazie (copia di epoca romana da originale ellenistico), che Francesco Tedeschini acquisisce a Roma dal cardinale Prospero Colonna. Intorno, sotto gli affreschi, si conservano magnifici codici. Si tratta di una collezione rappresentativa per la storia della miniatura italiana del XV secolo.




































Transetto e Presbiterio

Nel transetto sinistro, davanti alla cappella del Battista, si trova il monumento sepolcrale in memoria di Fra'Zondadari (1658-1722), Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, che fu sepolto sull'isola, ma il cui cuore fu portato nel Duomo di Siena. Il cuore è contenuto nell'involucro marmoreo sottostante. In stile rinascimentale, la cappella del Battista venne disegnata da Giovanni di Stefano. Iniziata nel 1482 per custodire la reliquia del braccio destro di san Giovanni Battista donata alla Città di Siena da papa Pio II, venne affrescata nel 1504-1505 da Pinturicchio. Le pareti sono suddivise in tre fasce decorative. Le due superiori, sono decorate con affreschi, alcuni dei quali opera di Francesco Rustici, altri del Pinturicchio. Nella nicchia centrale, vi è la celebre statua bronzea di San Giovanni Battista, scolpita da Donatello nel 1455 e qui posta solo successivamente.

Nel 1506 si dette inizio ad un complesso processo di rinnovamento della zona terminale della chiesa. Il coro ligneo fu spostato da sotto la cupola alla posizione odierna, mentre nel 1532 venne collocato nella posizione attuale il pulpito di Nicola Pisano. Sulle pareti della penultima campata delle due navate laterali, ai lati del presbiterio, si fronteggiano due cantorie del 1550.
Il pulpito (o ambone) fu realizzato da Nicola Pisano in un periodo compreso tra il 1265 e il 1268. È uno dei gioielli del Duomo, nonché una delle opere scultoree più importanti dell'arte del Duecento italiano. Presenta una pianta ottagonale e una struttura architettonica mossa e articolata con rilievi vari e statuine. Quattro delle otto colonne agli spigoli poggiano su leoni stilofori, mentre quella centrale su uno zoccolo ottagonale adornato di figure che rappresentano le arti liberali e la filosofia. Gli archi sono a tutto sesto e sopra i capitelli ci sono figure marmoree che rappresentano le virtù teologali cardinali e la logica. Sugli sguanci degli archi troviamo profeti ed evangelisti. Le scene rappresentate sui pannelli principali sono: Visitazione e Natività, Adorazione dei Magi, Presentazione al Tempio e Fuga in Egitto, Strage degli Innocenti, Crocifissione, Giudizio Universale, gli Eletti, Giudizio Universale, i Dannati.

L'altare maggiore è in marmo policromo. L'alto ciborio eucaristico in bronzo posto al centro è opera del Vecchietta (1467-1472). Gli angeli bronzei ai lati sono di Giovanni di Stefano (1488-1490) e quelli ancor più laterali sono di Francesco di Giorgio Martini (1488-1492). La sostituzione del vecchio altare con la Maestà di Duccio con l'altare attuale fu il risultato di un mutato gusto artistico a favore del nuovo stile rinascimentale, ma anche di una crescente attenzione per il culto del Corpo e Sangue di Cristo e per il miracolo della transustanziazione, rappresentati appunto dal ciborio del Vecchietta.

La decorazione interna della cupola con cassettoni a fondo blu e stelle in rame dorato risale agli anni 1481-1494. Le sei statue sotto i pennacchi raffigurano i sei santi senesi Ansano, Savino, Crescenzio, Vittore, Caterina da Siena e Bernardino. Le pitture a monocromo di patriarchi e profeti che si trovano numerose tra le colonnine furono fatte verso il 1481 da vari artisti. La lanterna è invece del 1666 e fu progettata da Gian Lorenzo Bernini; la volta della lanterna raffigura la colomba dello Spirito. Al di sopra delle quattro arcate minori poste alla base della cupola, si aprono altrettante trifore con vetrate policrome raffiguranti gli Apostoli, realizzate nel 1886. Sull'arco trionfale, sopra gli angeli dorati, si trovano cinque piccole statue in marmo raffiguranti i santi senesi e la personificazione della Carità.

Il primo altare della Navata destra contiene una pala con San Gaetano di Domenico Maria Canuti, seguito al secondo dall'Estasi di san Girolamo di Annibale Mazzuoli (1671). Poco più avanti si trova, ormai sul finire della navata, la porticina che conduce al campanile. Nei pressi si trova un'acquasantiera gotica della prima metà del Trecento.
La Cappella della Madonna del Voto, o Pontificia Cappella Chigiana, si trova in posizione simmetrica alla cappella di San Giovanni Battista. Fu fatta costruire per accogliere la tavola della Madonna del Voto. Opere di valore sono le statue di Santa Maria Maddalena e San Girolamo, realizzate entrambe dal Bernini e collocate nelle due nicchie ai lati dell'uscita. Sopra la mensa d'altare si trova, sorretta da angeli di bronzo su fondo di lapislazzuli, la tavola duecentesa della Madonna col Bambino per la quale la cappella fu fatta costruire.



Il Duomo di Siena è famoso anche per il meraviglioso pavimento marmoreo che accentua l’effetto della bicromia delle fasce bianche e nere che domina la chiesa. Il pavimento è particolare con i suoi 56 riquadri a graffito e commesso marmoreo (simile alla tarsia lignea), eseguiti tra il 1369 e il 1547, che raffigurano scene sacre e profane, ad opera di oltre 40 artisti tra cui il Beccafumi che ne realizzò ben 35.

Situata sotto la cattedrale e riscoperta solo nel 1999, la cripta del Duomo è un complesso di archeologia medievale.
Scendendo poi una gradinata che porta alla piazza sottostante, si entra nel Battistero di San Giovanni.

Piazza del Campo (o più semplicemente il Campo) è unica per la sua particolare forma a conchiglia, è rinomata in tutto il mondo per la sua bellezza e integrità architettonica, nonché per essere il luogo in cui due volte l'anno si svolge il Palio di Siena. Lo spazio che sarebbe diventato la piazza attuale era un terreno bonificato per consentire il deflusso delle acque piovane. Il nucleo della città in formazione si trovava più in alto, nella zona di Castelvecchio e il futuro "Campo" era uno spazio per i mercati, appena di lato rispetto alle principali strade di comunicazione che passavano per la città e situato esattamente a un crocevia. La storia della piazza si intreccia fortemente con quella della costruzione del palazzo Comunale che vi si affaccia.
La Fonte Gaia fu Inaugurata nel 1386 ed era la prima fonte pubblica cittadina, venne decorata tra il 1409 e il 1419 da statue e rilievi di Jacopo della Quercia. I rilievi odierni sono copie che vennero scolpite da Tito Sarrocchi nel 1868.

Il Palazzo Comunale, destinato ad accogliere la residenza del podestà e gli uffici delle magistrature, diede impulso a una sistemazione della piazza. Sul finire del Duecento si iniziano ad acquistare i fabbricati privati sul Campo e, all'inizio del Trecento, si ristruttura e si ampliano gli edifici esistenti, in particolare il palazzo, la cappella e la Dogana.
Nel 1333 si avvia la pavimentazione a mattoni della conca interna della piazza, mentre il selciato nella parte esterna risale al 1347-1348. La circonferenza della piazza è 333 metri ed è articolata in due aree: "di basso", l'invaso centrale e a sud, pavimentato con mattoni disposti "a coltello" e divisa in nove spicchi, e la cortina attorno, lastricata. Il numero nove evocherebbe il Governo dei Nove.

Seguono il Palazzo Chigi-Zondadari, il Palazzo Sansedoni, la Loggia della Mercanzia, le Case De Metz, cui fa seguito la Costarella dei Barbieri detta anche semplicemente "Costarella", si tratta di una ripida strada che si trova sul luogo dell'antica Porta Salaria, dell'XI secolo, posta lungo la cinta primitiva; importantissimo varco, collega la piazza con la via Francigena a nord e la strada verso la Maremma a sud e, tramite via dei Pellegrini, permette la comunicazione col Duomo. Vi si affaccia la Torre delle Sette Seghinelle. Ultimo edificio monumentale sulla piazza a ovest è il palazzo dei Pannocchieschi d'Elci, riconoscibile dalla merlatura guelfa e dalla forte somiglianza con il Palazzo Pubblico. In origine, fu la prima sede del Governo cittadino per tutto il XIII secolo. Fu completamente ristrutturato nel XVII e nel XVIII secolo.

La Torre del Mangia era la torre campanaria del palazzo Comunale ed è così chiamata dal soprannome di "mangiaguadagni" dato al suo primo custode Giovanni di Balduccio, famoso per apprezzare i piaceri del cibo e sperperare quindi a tavola i propri guadagni. È tra le torri antiche italiane più alte, arrivando a 102 metri fino al parafulmine (seconda solo al Torrazzo di Cremona). Fu costruita tra il 1325 e il 1348. I quattro angoli sono perfettamente orientati in direzione N-S ed E-O.
La Cappella di Piazza è un tabernacolo marmoreo che sorge ai piedi della Torre del Mangia, sporgente rispetto al profilo del Palazzo comunale. Fu edificata nel 1352 per ringraziare la Vergine Maria dello scampato pericolo della peste nera che aveva colpito la città nel 1348.

Terminata la visita di Siena ci rechiamo in una piccola località, Paganico, per la cena e la notte in un piccolo hotel lungo l'Aurelia.
All'indomani, dopo una notte umida e freddina a causa di un forte temporale scoppiato tra le 02,30 e le sette del mattino, e dopo aver fatto colazione, partiamo per l'antica Abbazia di San Galgano e, dopo mezzogiorno, per San Gimignano.