Cordoba

Foto di Livio G. Rossetti
21 gennaio 2018

ritorna a Granada

La grande Moschea, la Cattedrale e l'ambiente cittadino

Cordoba sorge sulla riva del Guadalquivir e ai piedi della Sierra Morena. Il ponte che collega le due sponde del fiume venne costruito dai romani nei primi anni del I secolo a.C. e oggi ha 16 arcate, una in meno di quelle originali, ed ha una lunghezza 247 metri e largo circa 9 metri. I Romani la conquistano nel 206 a.C e rimane romana fino a quando l'ultimo invasore visigoto ariano Leovigildo la conquista alla fine del VI secolo d.C. e si fa cristiano. Quando nel 711 d.C. gli Arabi entrano a Cordova trovano una capitale monumentale e bella con una cattedrale dedicata a San Vincenzo, le fortificazioni migliori di tutto il sud della Spagna.
Dopo un cinquantennio di dominazione dell'impero arabo di Damasco, un membro della dinastia degli Omayyadi scampato alla strage Abbasidi, giunge a Cordova dove fonda il califfato, un regno che dura circa due secoli e mezzo, e sul quale regnano i suoi successori, uno dei quali dal 928 trasforma la città nella grande capitale del mondo di quel tempo. Nel X secolo Cordova supera il mezzo milione di abitanti che raggiungeranno il milione alla fine dello stesso secolo. Nei secoli undicesimo e dodicesimo Cordoba decade in seguito alle invasioni degli Almoravidi e degli Almohadi e del disfacimento del califfato, divenendo un centro secondario. Solo nel 1236 Domenico Munoz dos Hermanas, capostipite della famiglia De Cordoba, riesce a conquistarla per conto del re Ferdinando III di Castiglia, e questo le ridiede una funzione strategica per la lotta contro i Nasridi del sultanato di Granada.
Nella parte antica vi sono importanti resti architettonici di quando Cordoba era la prospera capitale dell'Emirato di al-Andalus, poi trasformatosi in Califfato fino alla sua caduta alla fine del terzo decennio dell'XI secolo. Sono presenti anche ampi tratti delle mura che cingevano l'urbe, e il ponte romano, con la relativa fortificazione al punto estremo del ponte sul Guadalquivir. L'Alcazar dei Re Cattolici fatto costruire da Alfonso XI, detto il Giustiziere nel 1328, arricchito con giardini, fontane, bagni e serbatoi per l'acqua dalla dinastia dei Trastamaras; fu poi modificato dai re cattolici, che ne fecero la loro residenza.

La grande Moschea (Mezquita)

La costruzione sorge sul sito in cui si ergeva l'antica chiesa visigotica di San Vincenzo, non lontana dal Guadalquivir. Quando i musulmani occuparono Cordova nel 756, la chiesa fu suddivisa e utilizzata contemporaneamente da musulmani e cristiani. Successivamente l'emiro Abd al-Rahman I fece demolire la chiesa cristiana e intraprese la costruzione della grande moschea. Essa fu ingrandita tre volte dai suoi successori, finendo per coprire 23.000 metri quadrati e diventare la maggiore moschea del mondo musulmano di quel tempo.
Si presenta al giorno d'oggi con la forma di un grande quadrilatero di circa 180 m di lunghezza per 130 m di larghezza, con 19 navate e 856 colonne sormontate da capitelli in stili diversi. Sulle colonne si appoggiano delle arcate doppie in mattoni e pietra bianca che permettono di avere un soffitto molto alto e donano all'edificio un'impressione di leggerezza. Il mihrab non fu orientato verso la Ka'ba della Mecca (quindi a SE) ma verso sud e, per salvarlo dall'accusa di un grande errore, la leggenda vuole che Abd al-Rahman, nostalgico di Damasco da cui era stato cacciato, avesse voluto orientare il mihrab nella stessa direzione di quello della moschea di Damasco.
L'edificio iniziale, cominciato nel 785, comprendeva un cortile quadrato (il patio de los naranjos) circondato da un muro di cinta sul quale si apriva la sala di preghiera, di forma rettangolare, composta da undici navate, ciascuna avente dodici arcate. In modo eclettico i costruttori islamici presero dai Bizantini l'idea dei mosaici, dagli Egizi la sala a colonne, dai Visigoti l'arco a ferro di cavallo, dall'architettura romana dell'Acquedotto di Segovia gli archi sovrapposti nei quali videro la stilizzazione dei rami di palma, cos� da costruire la moschea come un gigantesco palmeto di pietra ( 856 colonne in un rettangolo di 175 metri per 135).
La lunghezza delle arcate fu successivamente raddoppiata nell'848 e allungata un'ultima volta nel 961. In entrambi i casi l'allungamento delle navate avvenne sul lato opposto all'entrata principale e per questo motivo il mihrab dovette essere ogni volta ricostruito. Quello attuale, montato con l'aiuto di artisti bizantini, diviene un'enorme cupola monolitica in marmo bianco superbamente decorato. Nel 987 Almanzor volle aumentare ancora la superficie della sala, ma la vicinanza al fiume fu impedimento al proseguimento dell'allungamento delle undici campate nella stessa direzione. Vennero pertanto aggiunte otto arcate supplementari sul lato est dell'edificio (quasi raddoppiandone l'estensione) e il mihrab fu collocato in una posizione centrale. In quel momento la moschea contava 1293 colonne.

La Cattedrale

Quando Cordoba fu riconquistata dai cristiani di Ferdinando III di Castiglia, nel 1236, la moschea fu convertita in cattedrale. L'apertura tra il cortile e la sala di preghiera fu murata, conservando una sola porta d'entrata (la Puerta de las Palmas). Vennero anche abbattute alcune file di colonne per ottenere lo spazio per la Cappella Reale decorata con stucchi mudejar. Nel XVI secolo il clero di Cordoba decise di dotarla di un edificio maggiormente sontuoso e alla moda del tempo. Il progetto fu inizialmente contrastato e soltanto dopo l'intercessione dell'imperatore Carlo V ne fu avviata la costruzione. Gli storici riportano che lo stesso Carlo V successivamente disse: "avete distrutto una cosa unica al mondo e avete messo al suo posto qualcosa che si può vedere dappertutto".

Ambiente urbano

Uscendo dalla moschea, visitiamo la Juderia, l'antico quartiere ebraico dal dedalo di vie strettissime, e la piccola sinagoga, unica sinagoga spagnola residua assieme alle due rimaste a Toledo. Prima di riprendere il viaggio verso Granada, ripassiamo davanti all'Alcazar de los Reyes Cristianos, un palazzo-fortezza costruito nel 1328 da Alfonso XI sul luogo in cui sorgeva un antico palazzo arabo. All'interno di questo luogo Cristoforo Colombo chiese i fondi per il suo viaggio nell'anno 1486. Dopo la campagna di Granada e la conclusione delle campagne contro i musulmani in Spagna, Ferdinando e Isabella cedettero il palazzo al clero, che lo convertirono nel Tribunale del Santo Uffizio.