Vercelli e le sue chiese

Foto di Livio G. Rossetti e Anna Maria Bojeri

Domenica 29 gennaio 2017 Vercelli, al mattino, era avvolta nella nebbia, non densa, ma tale da rendere grigio il cielo. Pur avendola visitata più volte e per varie ricorrenze, abbiamo deciso di vedere con calma alcune chiese vercellesi ricche di storia e di arte. Per fortuna nel pomeriggio il cielo si è liberato dal suo grigiore e così siamo ritornati a fotografare il Sant'Andrea.

La basilica di Sant'Andrea è il monumento più importanti di Vercelli. Si tratta di uno dei primi esempi di architettura gotica italiana, ispirato a modelli cistercensi. La basilica fu edificata tra il 1219 ed il 1227 per iniziativa del cardinale Guala Bicchieri. La prima pietra fu posta alla presenza del vescovo Ugone il 19 febbraio. Il cardinale era da poco tornato dall'Inghilterra dove, come legato pontificio, si era guadagnato la stima del re Enrico III, e aveva ottenuto come ricompensa le rendite dell'abbazia di Saint Andrew a Chesterton, Cambridge.
Il Guala Bicchieri decise di convocare alcuni canonici regolari della Congregazione di San Vittore e di affidare loro la titolarità della edificanda abbazia e dell'ospedale per i pellegrini di cui si iniziò la costruzione nel 1224. Furono tali canonici ad importare le novità dell'architettura gotica sorta nell'Île-de-France.
Sfruttando le proprie doti diplomatiche, il cardinale riuscì ad aumentare i possedimenti dell'abbazia mediante privilegi di papa Onorio III e dell'imperatore Federico II tanto che, nel 1227, anno in cui il cardinale si spense a Roma, la costruzione della basilica era terminata.
Non è certo quale architetto abbia progettato la basilica e coordinato i lavori, ma si pensa che potrebbe essere Benedetto Antelami, mentre le maestranze dovevano essere legate alla tradizione romanica lombardo-emiliana, poiché la basilica risulta dalla fusione tra stile gotico e tradizione romanica.

All'inizio del XV secolo venne costruito, in posizione isolata sul lato destro della chiesa, un nuovo campanile che presenta il medesimo stile dei due campanili posti a fianco della facciata. Nel corso del XVI secolo (quando ai canonici di San Vittore erano subentrati i canonici regolari lateranensi) venne rifatto il chiostro del monastero, conservando le originali colonnine disposte a gruppi di quattro che ancora oggi si osservano.
Il complesso ha subito danneggiamenti legati ad alcuni eventi bellici, soprattutto l'assedio spagnolo della città di Vercelli nel 1617. Nel 1818 si iniziò il restauro del complesso con grandi lavori che terminarono nel 1840. Altri interventi di restauro ebbero luogo nel 1927 e nel 1955-60.

La facciata della basilica presenta un equilibrio cromatico ottenuto con la pietra verde di Pralungo, la bionda calcarenite del Monferrato e il serpentino di Oria in Valsolda. A tali sfumature di colore si contrappone il rosso del cotto ed il bianco dell'intonaco nella parte alta dei due campanili che incorniciano la facciata. La forma della facciata mostra lo stile architettonico romanico di area lombardo-emiliana con il tetto a capanna, i portali con archi a tutto sesto, il doppio ordine di loggette e la presenza del grande rosone a dodici colonnine. Due ordini di loggette con colonnine e capitelli attraversano la facciata e delimitano il timpano, al vertice del quale è posta una edicola.
I due campanili laterali, impiegano sin quasi all'altezza del timpano, lo stesso materiale costruttivo in pietra della facciata, poi mostrano una struttura in laterizio, con parti intonacate con colore bianco, aperte dalla successione di monofore, bifore e trifore, e con rosse cornici ornate da archetti pensili in cotto.
Le cuspidi dei due campanili sono formati da mattoni scuri; su quella di sinistra è posto un gallo in ferro battuto e rame, simbolo della vigilanza, su quella di destra svetta la croce di Sant'Andrea.

Sant Andrea

L'accesso alla basilica è assicurato da tre portali romanici ornati da colonnine binate e da archi con sfumature di colore diverso. Di interesse artistico sono i rilievi scultorei posti nella lunetta del portale centrale ed in quella del portale di sinistra, risalenti agli anni di costruzione della chiesa.
La lunetta centrale mostra la scena del martirio di Sant'Andrea. Al centro vi è la figura Sant'Andrea crocifisso a una croce di rozza fattura; a destra Egea, proconsole d'Acaia, che ordina l'esecuzione del martirio; a sinistra la vergine cristiana che diede sepoltura al corpo del santo con due fedeli; nell'archivolto è rappresentato un angelo che porta in cielo l'anima del Santo.
Altri leggono invece la deposizione di Cristo dalla croce!
Nella lunetta di sinistra è rappresentata la scena del cardinale Guala Bicchieri che offre la chiesa a Sant'Andrea in trono. L'autore dei due gruppi scultorei è forse individuabile in Benedetto Antelami o in maestri seguaci dell'Antelami, provenienti dal cantiere del battistero di Parma.

La poderosa mole della fabbrica si alleggerisce all'esterno grazie ad un insieme di elementi decorativi e di colori che ne connotano l'aspetto. Lungo tutto il suo perimetro corre una galleria con colonnine e capitelli; è sormontata da una decorazione ad archetti pensili incrociati a due a due che poggiano su mensole scolpite con figure di teste, di animali fantastici e motivi vegetali.
Anche il campanile che si innalza un po' staccato sul lato destro della chiesa, in posizione leggermente obliqua rispetto al transetto destro, pur essendo stato costruito agli inizi del XV secolo, presenta forme e colori che si fondono armonicamente con quelle della basilica.

La pianta della chiesa è a tre navate. Quella centrale è uguale in altezza e larghezza al transetto. Le navate si dividono in sei campate; in questo modo, per le tre navate principali risultano 18 campate con copertura a volta gotica, a crociera, e costoloni. Il transetto ha cinque campate e la centrale corrisponde alla navata maggiore che continua fino all’abside.
All'incrocio dell’abside con il transetto si eleva il tiburio medioevale che, partendo dalla forma quadrata, mediante quattro pennacchi a ventaglio con decorazione a fresco molto elabotata, denominati "Triangolo di Dio", si trasforma a base ottagonale da dove si innalza la torre campanaria a due piani, sormontata da una cuspide a piramide in mattoni (questo artificio è presente nell'architettura islamica che origina dal quadrato la base ottagonale sulla quale viene costruita la cupola circolare).
I quattro pennacchi, che segnano il raccordo tra il tiburio e la struttura sottostante, sopra sono completati da singole colonnine poggianti su mensole figurate che salgono sino a raggiungere le trombe coniche del tiburio, dove, su altre mensole in pietra, trovano posto sculture raffiguranti i quattro simboli degli evangelisti.
Più in alto, lungo le otto pareti del tiburio, si apre una galleria con archi ciechi che precede la volta a cupola segnata da otto spicchi.



Tra le poche opere d'arte conservate vi è il monumento funebre a Tommaso Gallo, l'abate proveniente da Parigi a cui il cardinale Bicchieri affidò la erigenda abbazia e che fondò a Vercelli un importante centro di riflessione teologica. Il monumento, posto nell'ultima cappella a destra che si affaccia sul transetto, risale alla metà del XIV secolo.
Sul fronte del sarcofago è posto un gruppo di figure in altorilievo: al centro la Madonna col Bambino; alla destra l'abate Tommaso piamente inginocchiato e presentato alla Vergine dall'apostolo Andrea; alla sinistra Santa Caterina d'Alessandria (patrona degli studi filosofici) e Dionigi Aeropagita, alla cui teologia mistica Tommaso aveva dedicato specifici studi. Al di sopra del sarcofago è posta una nicchia con un affresco di scuola lombarda raffigurante l'abate Tommaso in cattedra e figure di Angeli musicanti che circondano la ghiera della nicchia.

Di particolare interesse sono gli stalli lignei del coro realizzati a partire dal 1511. Venticinque sono le tarsie che si sono conservate. Sulla cattedra centrale del coro è posta quella di Sant'Andrea; le altre ventiquattro formano un'interessante teoria di nature morte, di oggetti liturgici e di scorci di paesaggi urbani. Su una di esse trova spazio la rappresentazione della facciata della basilica di Sant'Andrea.

Sulla destra della basilica vi era il monastero. Degli antichi locali ancora esistenti vi sono l'aula capitolare e il chiostro costruito al centro dei locali del monastero. Una ristrutturazione del chiostro è intervenuta nel corso del XVI secolo ed ha interessato la copertura dei corridoi; in tale occasione si decise di riutilizzare le colonnine dell'antico chiostro. La struttura si connota per la presenza di archi a tutto sesto e di volte a crociera sostenute dalle colonnine disposte a gruppi di quattro che poggiano su una sola base.
Di notevole interesse è un'acquasantiera con la vasca sporgente da una mensola che regge due coppie di colonnine sormontate a loro volta da un arco trilobo; al centro sopra la vasca è posto un rilievo con motivi vegetati ed una mano che regge le croce di Cristo. Dal chiostro si coglie la visione del lato sinistro della basilica, con gli archi rampanti che salgono sulla navata centrale, le cornici in tufo intagliato ed il tiburio sormontato dalla torre campanaria.

Chiostro

La visita prosegue in Piazza Cavour, al centro della città, cinta da portici di varia fattura. Sopra le case emerge l'ottagonale Torre dell'Angelo del periodo medievale. Una breve visita alla chiesa di San Francesco, in antichi mattoni all'esterno e con un interno di stile neogotico rimaneggiato successivamente. Un'occhiata ai cortili del complesso della ex chiesa barocca di Santa Chiara e al piccolo chiostro del Quattrocento.
In fine la visita alla chiesa di San Cristoforo.



Piazza Cavour
San Francesco
Santa Chiara
San Cristoforo

La chiesa di San Cristoforo fu edificata nel 1515 per iniziativa dell'Ordine degli Umiliati, dopo l'abbattimento di una chiesa preesistente che risaliva al secolo XII, di cui rimangono resti sotto il presbiterio. La chiesa di San Cristoforo merita un posto particolare nella storia dell'arte per le opere di Gaudenzio Ferrari che vi sono conservate, opere che furono eseguite tra il 1529 ed il 1534.
Famosa è la grande pala, olio su tavola, che si trova nell'abside, denominata la "Madonna del Melarancio" o "Madonna degli aranci" che raffigura la Madonna col Bambino e San Giuseppe circondati dai santi Cristoforo, Giovanni Battista, Nicola da Bari e due religiosi con il saio bianco tipico degli Umiliati. Il problema dello sfondo è risolto attraverso un folto intreccio dei rami di un melo; la cura naturalistica con la quale vengono dipinti i frutti (una varietà di mele coltivata in Valsesia) rende difficile da comprendere come si sia arrivati a designare la pala con il titolo di Madonna degli aranci.
Altre opere di Gaudenzio Ferrari
La Cappella della Beata Vergine nel transetto di sinistra: il ciclo che Gaudenzio qui raffigura è quello della Vita della Vergine. I quattro grandi riquadri si dispongono attorno ad una finestra sormontata da una sibilla, mentre sotto di essa, si vedono inginocchiate due donne offerenti, vestite a lutto ed accompagnate dai loro santi protettori Caterina e Nicola.
Il primo riquadro in alto a sinistra propone, in un ambiente che doveva essere quello tipico della crescente borghesia cittadina, la scena della Nascita della Vergine. Un secondo riquadro mostra lo Sposalizio della Vergine. In basso a sinistra è raffigurata un'Adorazione dei pastori. Nelle architetture di sfondo, tratteggiate con colpi rapidi di pennello, trovano spazio gli episodi dell'Annunciazione e della Visitazione. L'ultimo riquadro è quello dell'Adorazione dei Magi.
Un affresco più grande che occupa una delle pareti della cappella ed esprime il punto di più elevata tensione ideale del ciclo, rappresenta l'Assunzione della Vergine. La composizione della scena si snoda su due piani, quello terreno e quello celeste. Nel primo è raffigurato il gruppo degli Apostoli sopraffatti dallo stupore per l'evento miracoloso. Le braccia levate degli Apostoli invitano lo spettatore a volgere lo sguardo verso la Vergine trasportata in cielo da un nugolo vivace di angeli ed incoronata da Dio Padre.

cappella della Vergine
annunciazione
adorazione dei pastori
nascita della Vergine
adorazione dei Magi
sposalizio di Maria
assunzione della Vergine

La Cappella della Maddalena nel transetto destro: la parete affrescata narra le storie di Maria Maddalena.
Gaudenzio impagina le complesse vicende della vita della santa di Magdala, utilizzando ancora quattro grandi riquadri: la Predica di Cristo, con il Messia che si rivolge agli Apostoli e ad un gruppo di fedeli tra i quali si distinguono la Maddalena ed altre figure femminili; la Cena in casa di Simone, con una Maddalena prostrata sotto il tavolo, intenta ad asciugare con i capelli i piedi di Gesù; il Battesimo dei principi di Marsiglia, che ricorda l'opera di evangelizzazione compiuta dalla santa in terra di Provenza; l'Ascensione della Maddalena che sale al cielo vestita solo dei suoi biondi e lunghissimi capelli. L'affresco delle vicende della Maddalena ambientate nel surreale paesaggio del porto di Marsiglia, rappresenta uno dei punti più alti della pittura di Gaudenzio Ferrari.
Un cartiglio del 1704 spiega il motivo per cui la figura dell'Ascensione presentano menomazioni di non poco conto: si tratta dei cannoneggiamenti subiti dalla chiesa nel corso dei conflitti bellici che avevano posto Vercelli sotto assedio.
Sulla parete di fianco alla precedente, una grandiosa Crocifissione completa il ciclo di affreschi dedicati alla Maddalena. Ferrari si trova qui a dover utilizzare uno spazio pittorico che si sviluppa prevalentemente in verticale, restringendo necessariamente il campo in cui raffigurare i tanti personaggi che assistono al supplizio del Messia.
Nella chiesa è presente la "riproduzione" della Santa Casa di Loreto

Cappella della Maddalena
crocifissione
battesimo dei principi
Maddalena asciuga i piedi di Gesù
ascensione della Maddalena
casa di Loreto
duomo di Vercelli

La cattedrale di Sant'Eusebio che oggi vediamo non è l'antico tempio eusebiano, ma una costruzione la cui nascita e sviluppo avvenne in tempi più vicini a noi. La fondazione di una primitiva e modesta chiesa risalirebbe a sant'Eusebio (371) che la volle costruire fuori dalle mura della città. Tra il V e il VI secolo fu riedificata una basilica paleocristiana che giunse integra fino alla fine del 1570 quando se ne iniziò la demolizione.
Unico superstite della antica basilica è il possente campanile eretto nel XII secolo che domina la cattedrale. In zona absidale si eleva la grande cupola e il pregevole coro ligneo; ancora più notevole è il monumentale crocifisso di età romanica (X secolo) realizzato in legno ricoperto da una lamina d’argento lavorata a sbalzo sul lato frontale.