Emilio Stara, pilota veverese.

Emilio Stara era nato il 9 ottobre 1929 a Cunico, in provincia di Asti, dalla mamma Faostina e dal papà Teresio. Trasferitisi a Veveri nel 1935, i genitori condussero per molti anni un'osteria, il "Giardino", nei pressi del ponte sulla Roggia Mora, lungo la statale del Sempione, uno dei principali punti di ritrovo per i veveresi. Emilio frequentò il corso per geometri diplomandosi presso il Mossotti, poi partecipò al concorso indetto dall'accademia Aeronautica di Nisida, presso Napoli, e fu ammesso al primo corso d'accademia dal quale uscì tre anni dopo con il grado di sottotenente pilota.

Grazie alle sue ottime prestazioni in campo nazionale, venne invitato dal Ministero dell'Aeronautica degli Stati Uniti per un corso di perfezionamento e, dopo 18 mesi, meritò dal Governo Americano un encomio solenne per la sua opera e la sua bravura. Rientrato in Italia, venne assegnato al Terzo Stormo di stanza a Villafranca.

Famosa e frequentata la sua cucina e la sua cantina. Ad ovest dell'osteria un orto e i campi di bocce. Quando domenica 3 gennaio 1954 la RAI iniziò le sue trasmissioni televisive, intere famiglie si ritrovarono nella sala, dietro il bancone di mescita, dove il Teresio aveva approntato sedie, tavolini e due panche di legno per i ragazzi più piccoli. La sala piena zeppa di gente soprattutto quando iniziò uno dei più famosi programmi a quiz della televisione italiana. Condotto da Mike Bongiorno, Lascia o raddoppia? andava in onda, a partire dal 19 novembre 1955, ogni sabato sera, alle ore 21:00, e ogni giovedì sera dal 16 febbraio 1956.

Nel pomeriggio dell'8 marzo 1956 quella spensierata atmosfera fu interrotta dalla tragica notizia della morte di Emilio, precipitato con un piccolo aereo a Cavalon, in provincia di Verona. Emilio era di stanza al campo di Villafranca Veronese e quel giovedì, in tarda mattinata, partiva con un "S. 7 Ambrosini" per un volo di prova. Fece un paio di sorvoli sul paese di Cavajon poi il motore cominciò a malfunzionare e l'aereo perse quota fino a schiantarsi al suolo.


Il tenente pilota Emilio Stara

Passaggio del corteo in città

Il corteo funebre giunge al cimitero

Al cimitero di Novara gli avieri rendono gli onori

Corriere di Novara del 15 marzo 1956: il ricordo degli amici

Al suo funerale, la domenica mattina, partecipò l'intero paese, molti suoi amici e commilitoni e tutte le autorità militari, ufficiali superiori dell'aeronautica, dell'esercito, autorità civili, rappresentanti dell'Accademia di Nisida e del 2° Stormo. Il Comando Militare Alleato aveva inviato come ultimo e triste omaggio una ghirlanda di fiori. Il corpo di Emilio, avvolto nel tricolore, era adagiato su un mezzo dell'areonautica militare e accompagnato da un picchetto armato di avieri.

Davanti don Alberto e tre chierichetti, Gianpiero Negri, Gaudenzio Burlone e lo scrivente, Livio Rossetti. A piedi da Veveri al cimitero di Novara, passando dal centro città. Una folla commossa per quel giovane pilota di 27 anni, un valido pilota, tra i primi a volare sui nuovi reattori. Agli onori militari terrestri si sono aggiunti gli onori militari aerei: tre apparecchi a reazione hanno più volte sorvolato il corteo, prima di fare ritorno alla base di Cameri.

Solo l'anno prima, in occasione della cresima, avevo posato con lui nella foto ricordo con mio cugino Sergio di cui era padrino proprio Emilio mentre il mio era Mario Gallina. E in diverse occasioni avevo sentito il rombo assordante del suo reattore quando, con giovanile baldanza, "picchiava" su Veveri e sull'osteria dei suoi cari, come a salutarli all'improvviso, uscendo inaspettato da dietro un muro.