San Maiolo quarto abate di Cluny

Profilo del Santo scritta da Dorino Tuniz


La vita di S.Maiolo

La famosa Abbazia di Cluny, il più grande edificio religioso
d'Europa superato poi dalla costruzione rinascimentale di S. Pietro a Roma

Maiolo è un santo provenzale, nato a Valensole (oggi nel dipartimento francese delle Alpes de Haute-Provence) tra il 906 e il 910. Per estrazione sociale era nobile e apparteneva alla classe dirigente di uno stato, la Borgogna, emerso dal frazionamento politico e territoriale dell'impero di Carlo Magno, che a quell'epoca era alla ricerca di un equilibrio tra l'autorità imperiale, rappresentata da Ottone I e dai suoi successori, e le ambizioni di una dinastia che stava affermando il proprio potere nell'area settentrionale della Francia, grazie all'opera di Ugo Capeto.
Da parte del padre, il conte Fulcherio, apparteneva a una grande famiglia aristocratica che un tempo aveva potuto vantare ricchi possedimenti in Provenza, ma che era decaduta all'inizio del sec. X. Attraverso la madre, Raimonda, Maiolo era imparentato con la famiglia degli Aubry, visconti di Narbonne, che in quegli stessi anni si erano rifugiati a Mâcon, diventando fedeli del duca Guglielmo d'Aquitania, il fondatore del monastero di Cluny.
Attorno al 916 la famiglia fu costretta, per contrasti politici, ad abbandonare la sua regione e a rifugiarsi a Mâcon, dove Maiolo fu educato presso la scuola della cattedrale. La morte dei genitori e la perdita dei beni familiari lo indussero a entrare nel clero secolare.
La parentela con il conte di Mâcon gli permise di essere ben accolto tra i chierici della cattedrale di Saint-Vincent. Si recò poi a Lione per ascoltare le lezioni di un celebre maestro, il monaco Antonio, che dirigeva il monastero dell'Île-Barbe. Tornato a Mâcon, per la sua cultura e la sua virtù, ma forse ancor più per le sue influenti parentele, fu eletto arcidiacono della cattedrale, e verso il 930 designato arcivescovo di Besançon, una delle sedi più prestigiose di tutta la Francia. Maiolo, che fino a quel momento aveva accettato di salire i gradi della carriera ecclesiastica, rifiutò però quell'ufficio, e rimase ancora per circa un decennio nell'incarico di arcidiacono. Nel 943, all'età di circa trent'anni, decise di farsi monaco entrando nel monastero di dei Santi Pietro e Paolo di Cluny, la grande abbazia fondata non lontano da Mâcon nel 910 dal duca Guglielmo d'Aquitania. In essa si era compiuta una riforma caratterizzata da un rinnovato vigore dell'osservanza della regola benedettina, che i monaci di Cluny potenziarono e diffusero con lo scopo di sottrarre i monasteri alla pesante influenza dei signori laici. Dall'atto della sua fondazione, infatti, Cluny aveva rifiutato il sistema politico dei monasteri carolingi, optando per una diretta dipendenza dalla sede pontificia.



1928-30

San Maiolo

dipinto

da A. Navaretti

nella vecchia

chiesa di Veveri

I paesaggi di Valensole, centro della coltura della lavanda


Quando un uomo del rango di Maiolo entrava in monastero, non restava a lungo nei ranghi dei semplici monaci. Fu ben presto designato dall'abate Aimardo all'ufficio di bibliotecario (una carica di estrema importanza nella struttura monastica) e di apocrisario, con l'incarico di rappresentare ufficialmente l'abate in tutto ciò a cui lo delegava. Ben presto Maiolo si trovò investito di molte prerogative abbaziali, e nel 954, divenuto cieco Aimardo, fu eletto abate. Maiolo resistette a lungo alla designazione, non per umiltà, ma per rendere evidente a tutti che quella elezione era avvenuta senza alcuna forma di simonia, in altre parole che Maiolo non aveva pagato per ottenere quel prestigioso incarico, come invece era all'epoca diffuso costume per accedere agli uffici ecclesiastici.
Nel corso del suo lungo abbaziato (ben quarant'anni!) Maiolo accrebbe considerevolmente il patrimonio fondiario di Cluny, iniziò la costruzione di quella che viene chiamata la seconda abbazia (Cluny II, consacrata nel 981) e inserì saldamente Cluny e le sue dipendenze nel quadro politico del tempo. Strinse forti legami con le grandi famiglie aristocratiche, in particolare con i duchi di Borgogna, e con i sovrani del casato sassone, gli Ottoni, restauratori dell'impero. La sua attività di fondatore e restauratore di monasteri fu notevole, sia in Borgogna, sia in Provenza e in Italia. Le fondazioni monastiche da lui riformate a titolo personale non vennero inserite nella rete delle dipendenze cluniacensi, ma affidate a suoi discepoli, fra i quali spicca Guglielmo da Volpiano, nato sull'isola di San Giulio del lago d'Orta nel 962 e a sua volta riformatore di monasteri in Borgogna e in Normandia e fondatore dell'abbazia di Fruttuaria.



Cartoncino
commemorativo
di S. Maiolo

Valensole,
luogo della nascita
S. Maiolo

Valensole







Festa della lavanda

Cluny
e Valensole

Cluny e Souvigny

Nel 964, alla morte di papa Benedetto VI (che era stato strangolato in Castel S. Angelo), l'imperatrice Adelaide, vedova di Ottone I, e suo figlio Ottone II gli offrirono il pontificato, che Maiolo però rifiutò. Le ragioni di questo rifiuto sono state variamente interpretate, ma oggi si tende a vedere in esso un'abile mossa politica, determinata dall'insicurezza del partito imperiale a Roma, che rendeva assai precario il trono pontificio.
Grande viaggiatore, in particolare sulla via di Roma, nel 972 Maiolo fu preso in ostaggio sulle Alpi dai saraceni, che dalla loro piazzaforte di La Garde-Freinet facevano scorrerie lungo tutte le valli alpine, fino alla zona del Gran San Bernardo. Il sequestro dell'abate di Cluny scosse tutta la feudalità della Francia meridionale. Dopo che il monastero ebbe pagato un ingente riscatto, i cavalieri cristiani sconfissero definitivamente i saraceni, facendo tornare libere e sicure per tutti i pellegrini le vie che attraverso i passi alpini conducevano a Roma.
Nel 980 Maiolo intervenne come paciere tra la vecchia imperatrice Adelaide e il figlio Ottone II, allorché quest'ultimo, per potersi liberare dalla tutela materna, estromise completamente Adelaide dagli affari di corte. L'imperatrice per ripicca abbandonò la corte, rifugiandosi in Borgogna. Ottone II si rivolse a Maiolo perché gli ottenesse il perdono materno. La riconciliazione fra i due avvenne a Pavia nel dicembre del 980, alla presenza di Maiolo.
Nella primavera del 994 l'ultraottantenne abate si mise di nuovo in viaggio: Ugo capeto, re di Francia e fondatore della dinastia che durerà fino alla rivoluzione del 1789, lo aveva chiamato a riformare l'abbazia di Saint-Denis, presso Parigi. Durante il viaggio l'abate si fermò a Souvigny, e in quel priorato cluniacense morì l'11 maggio 994. Il suo corpo, inumato nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo non fece più ritorno a Cluny, perché la popolazione si oppose con forza alla sua traslazione. Dalla fine degli anni Novanta del primo millennio Maiolo fu riconosciuto come santo, e il suo sepolcro a Souvigny divenne un'importante meta di pellegrinaggio, al quale giunsero non solo il re Ugo Capeto, ma anche la vecchia imperatrice Adelaide, ormai prossima alla morte. Nel 997, durante una terribile epidemia di herpes zoster, o “fuoco di Sant’Antonio”, Maiolo fu con Martino di Tours il santo più invocato.

Abazzia di Cluny.


























Maiolo, un intellettuale che non ci ha lasciato nulla di scritto, è l'abate cluniacense su cui è stato scritto di più. Possediamo 11 testi della sua Vita, fra i quali vanno segnalate quella del monaco Siro, quella composta da Odilone e due libri di Miracoli di san Maiolo, nei quali il miracolo diventa il segno tangibile della benevolenza divina verso i suoi figli prediletti, in modo che per mezzo loro la sua grazia si irradi nel mondo.
In queste opere si sottolinea l'itinerario del santo verso la perfezione, le sue capacità taumaturgiche e infine la sua protezione verso i bisognosi. Viene prospettato un chiaro messaggio di fede, per cui “nulla in terra avviene senza un motivo”. Se questo è valido per gli eventi collettivi, lo è a maggior ragione per la vita di un uomo prescelto e segnato da Dio come fu Maiolo. La sua esistenza diventa dunque la concreta attuazione della Parola e del volere divini. La missione primaria di Maiolo è quella di salvare le anime, che devono essere liberate dai demoni e avviate alla vita eterna. Tutto questo patrimonio spirituale affondava le sue radici nell'esercizio quotidiano della meditazione solitaria.
Ogni testo agiografico è comunque specchio del suo tempo, e anche questi costituiscono lo spaccato di una società ben definita, nel quale i canoni e i requisiti per la santità risultano molto diversi rispetto a quelli presenti nella nostra cultura. Nelle Vite di Maiolo si avverte infatti chiaramente l'eco di una mentalità ancora aristocratica, chiusa e conservatrice, che si misurava nella logica dei privilegi di stirpe e nelle barriere sociali rigide e invalicabili.



Souvigny
Maiolo e Odilone

S. Maiolo

cappella di S. Maiolo










La chiesa del Santo Salvatore, nota anche con il nome di basilica di San Mauro: gli affreschi della prima cappella di sinistra, chiamata cappella di San Maiolo, rappresentano alcune fasi della vita dell'abate Maiolo. Questa chiesa posta su un tratto della via Francigena, fu fondata nel 657 dal re longobardo Ariperto I, re d'Italia dal 653 al 661, e divenne chiesa sepolcrale per molti dei re longobardi. Fu ricostruita una prima volta nel 970 grazie alla regina Adelaide, che fondò, accanto alla chiesa, il monastero di San Salvatore, affidandolo a una comunità benedettina. Nella seconda metà del 'Quattrocento, sul sito della chiesa medievale, venne costruita l'attuale basilica e, tra il XV e il XVI secolo, fu riccamente affrescata e decorata al suo interno. La cappella viene così chiamata perchè, oltre alla tela eseguita nel 1901 da Gaetana Padlinski per sostituirne una più antica dipinta da Pietro Antonio Barbieri andata persa, sulle pareti laterali vi sono otto affreschi, in parte ormai persi in alcune parti a causa dell'umidità del locale, di Bernardino Lanzani di San Colombano al Lambro dell'inizio del XVI secolo, ed è l'unico ciclo pittorico di San Maiolo. Un dipinto illustra un fuoco divino che riaccende nel buio la lanterna di Maiolo e in un altro Maiolo che salva i naufraghi dai flutti del fiume Rodano, presso Avignone; Maiolo ferito e catturato dai saraceni e tenuto in ostaggio a Orsières nel 927. In un altro dipinto viene illustrata una visione che preannuncia la sua liberazione, e poi l'Angelo del Signore che salva Maiolo. In un altro riquadro, la tiara papale viene posta ai piedi dell'abate, fatto avvenuto nel 974, quando l'imperatore Ottone II e sua madre, la regina Adelaide, gli offrirono la tiara del papato, rifiutata da Maiolo che, in un altro dipinto illustra il momento in cui riesce a riconciliare, nel 980, l'imperatore e sua madre Adelaide. evitando lo scontro armato. Nell'ultimo affresco, intitolato "Maiolo nasce alla vita del cielo" viene illustrata la morte di Maiolo che conclude la sua esistenza mentre è in viaggio presso il priorato di Souvigny, in Burgundia, l'11 maggio del 994.


Il culto di san Maiolo nel territorio novarese.

San Maiolo è ancor oggi festeggiato sul piano liturgico e con il concorso di popolo proprio delle feste patronali in due località del Novarese, a Veveri, e ad Agrano, frazione di Omegna sulle pendici del Mottarone che si specchiano sul lago d'Orta. Ma il culto del celebre abate di Cluny è molto antico nella diocesi di Novara, poiché risale al secolo XI, e numerose sono anche le testimonianze di edifici religiosi a lui dedicati. La prima e più antica testimonianza risale al 1039, al tempo dell'episcopato del vescovo Gualberto (1032-1053), quando si ha notizia di una “capella sancti Maioli” situata nel luogo in cui sorge l'attuale cascina San Maiolo (nella quale la famiglia Tromellini, attuale proprietaria del fabbricato, continua il culto dell'abate cluniacense in una piccola cappella moderna), nel territorio del Torrion Quartana, all'altezza di un antico guado sul torrente Agogna. Si tratta, per quanto si conosce, della più antica dedicazione a san Maiolo dopo quella del monastero di Pavia a lui intitolato.
Nel Novarese la diffusione del culto di san Maiolo è legato alla presenza dei conti di Pombia (e poi di Biandrate), un gruppo familiare originario della Provenza, giunto nel territorio di Novara ai tempi di re Ugo di Provenza (926-946), e divenuti conti nel 991, dopo che l'imperatrice Adelaide aveva assunto la reggenza dell'impero. Proprio nelle località un tempo comprese nei loro possessi si ritrova il ricordo dell'abate Maiolo, un santo provenzale come provenzali erano i capostipiti dei conti di Pombia, e al quale l'imperatrice Adelaide era stata particolarmente devota.


Priorato di Souvigny.


Priorato di Souvigny

Priorato di Souvigny

Facciata dela chiesa

interno

armadio delle reliquie

tomba di Maiolo e Odilone

particolare

Ubicazione di Souvigny

Il culto di Maiolo è testimoniato almeno fino a tutto il sec. XVI a Caltignaga e a Sologno (sede originaria dei conti di Pombia), a Carpignano Sesia, a Cureggio, in Valsesia a Rassa (dove nella chiesa di Santa Croce esiste ancor oggi una cappella dedicata all'abate di Cluny), a Nibbia (un altare nella chiesa parrocchiale di S. Lorenzo), a Soriso, Gargallo, Luzzogno, Germano e Villadossola. Una chiesa di S. Maiolo esisteva all'interno delle mura di Novara, fra l'attuale b.do Partigiani e la chiesa di Ognissanti. Alla fine del Cinquecento l'edificio fu incorporato nell'attiguo monastero di S. Agostino, divenuto all'inizio dell'Ottocento sede di una istituzione scolastica. Una chiesa dedicata a S. Maiolo è documentata nel sec. XII a Gambolò, allora appartenente alla diocesi di Novara. Fino a tutto il Seicento si andava in pellegrinaggio l'11 maggio da Soriso all'oratorio di S. Quirico del Monte Fenera (presso Borgosesia) all'interno del quale, nella navata destra, esisteva la cappella di S. Maiolo, con un dipinto che rappresentava l'effigie del santo.
Benché non appartenenti alla diocesi di Novara, vanno ricordati anche due altri oratori dedicati al santo di Cluny, posti sulla vicina sponda lombarda del Ticino e sui quali sembra non esservi documentazione anteriore ai secc. XVI/XVII: l'oratorio di San Maiolo di Robecco sul Naviglio e quello di Cuggiono. La memoria di san Maiolo è rimasta a lungo anche nella liturgia della Chiesa novarese. I canti processionali delle Rogazioni che facevano fin dal Trecento memoria di Maiolo accompagnarono le litanie per quasi tre secoli, fino a quando alla fine del Cinquecento il vescovo Carlo Bascapé (1593-1615) riorganizzò le processioni per tutta la diocesi. Tuttavia il ricordo di Maiolo fu mantenuto, e l'invocazione “San Maiolo prega per noi” fu ripetuta nelle litanie della Chiesa novarese fino agli anni Cinquanta del Novecento.

Dorino Tuniz

Veveresi nelle terre di San Maiolo