Mercoledì mattina, 15 maggio, ore 7,00 mi ritrovo con molti novaresi partecipanti ai corsi dell'Università della terza età per una breve visita giornaliera alla città di Parma.
Antica capitale del ducato di Parma e Piacenza (1545-1859), la città di Parma è sede universitaria dall'XI secolo. È inoltre sede dal 2002 dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA); dal 1956 del Magistrato per il Po, oggi Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPO); dal 1990 dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (AdbPo); e dal 1994 di un Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) dei Carabinieri, con competenza sull'Italia settentrionale. Nel dicembre 2015 Parma ha ricevuto il riconoscimento di "Città creativa UNESCO per la Gastronomia".
Situata nella parte occidentale dell'Emilia, tra gli Appennini e la Pianura Padana, la città è divisa in due dal torrente Parma, affluente del Po che, appena prima di entrare nel cuore del centro storico, riceve le acque dell'affluente Baganza.
Nubi minacciose rovineranno in parte questa giornata e a Parma pioverà sino al primo pomeriggio. Molte sono le cose da vedere e osservare con attenzione, ma quando si è in molti non sempre tutto fila liscio. All'arrivo a Parma alcuni piccoli inconvenienti fanno perdere tempo prezioso. Finalmente, risolto il problema di auricolari e congegni vari chiamati audioguide, che io non uso mai, si entra finalmente nel complesso monumentale denominato Pilotta, un vasto insieme di edifici che comprendono il Museo archeologico, la Galleria Nazionale, il Teatro Farnese e altri enti vari.
Attraverso uno scalone monumentale entriamo nella Galleria nazionale che espone, tra le altre, opere di Beato Angelico, Canaletto, Guercino, Leonardo da Vinci, Parmigianino (Schiava turca), Tintoretto e soprattutto di Correggio (Incoronazione della Vergine, Madonna della Scala, Compianto sul Cristo morto, Annunciazione, Madonna di San Girolamo, Madonna della Scodella). Negli anni settanta è incominciata la ristrutturazione del Teatro Farnese, costruito nel 1618 e parzialmente distrutto durante la seconda guerra mondiale.
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Il Museo archeologico nazionale di Parma fu fondato nel 1760 in concomitanza con l'avvio delle esplorazioni del sito archeologico di Velleia e ha accolto alcuni reperti provenienti dal medesimo sito come la tavola bronzea della Tabula alimentaria traianea, i frammenti della Lex Rubria de Gallia Cisalpina, bronzi figurati e iscrizioni su bronzo, suppellettili e monete, le sculture del Palatino, già nelle collezioni dei Farnese di Roma, e altre sculture provenienti dalla stessa città.
Al termine della visita ci siamo meritato un gustoso assaggio della cucina parmense.
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Il pomeriggio è stato dedicato alla visita di tre monumenti religiosi: la basilica di Santa Maria della Steccata, considerata uno degli esempi più significativi in Italia di chiese a pianta centrale della prima metà del XVI secolo, il Battistero dell'Antelami, consacrato nel 1270, il Duomo, consacrato nel 1106, considerato fra le maggiori opere dell'architettura romanica in Italia.
La basilica magistrale di Santa Maria della Steccata, dal 1718 sede dell'Ordine costantiniano di San Giorgio, è un santuario mariano realizzato a Parma tra il 1521 ed il 1539. Sul sito dell'attuale chiesa esisteva sin dal 1392 un oratorio eretto per ospitare una venerata immagine di san Giovanni Battista. L'edificio divenne poi sede di una Confraternita intitolata alla Vergine Annunciata. Verso la fine del XIV secolo sulla facciata dell'oratorio venne realizzato il dipinto di una Madonna allattante, che divenne presto oggetto di particolare devozione da parte dei parmigiani; dal fatto che l'area dell'edificio era protetta da una staccionata realizzata per regolare l'afflusso dei numerosi pellegrini, quella Vergine iniziò ad essere invocata col titolo di Madonna della Steccata. Per meglio custodire la preziosa immagine, nel 1521 si decise di far erigere un grandioso santuario.
L'edificio è impostato su una pianta a croce greca, con bracci posti sugli assi cardinali e chiusi da quattro grandi absidi simmetriche, e tra i bracci sorgono quattro cappelle quadrangolari da sempre destinate al culto. Vasari, nelle Vite, afferma che fu fatta con disegno ed ordine di Bramante. La cupola centrale è del Sangallo. L'interno è ornato da affreschi di scuola parmense del XVII secolo: l'intera decorazione pittorica venne inizialmente affidata al Parmigianino, che però riuscì a realizzare solo gli affreschi del sottarco orientale con tre vergini savie e tre vergini stolte; i lavori vennero proseguiti da Michelangelo Anselmi, che realizzò gli affreschi con l'Incoronazione della Vergine nel catino absidale orientale e da Bernardino Gatti, che dipinse l'Assunzione di Maria nella cupola.
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Il battistero di Parma si trova accanto al duomo ed è considerato come il punto di incontro tra l'architettura romanica e quella gotica. Il battistero fu commissionato a Benedetto Antelami che ne iniziò la decorazione nel 1196. Nel 1216 l'alzato giungeva solo al secondo ordine delle logge, dove era stata collocata una copertura piana provvisoria. Il prezioso marmo rosso di Verona cessò di arrivare a Parma per i contrasti con il ghibellino Ezzelino da Romano e solo nel 1249 fu possibile completare la costruzione dei registri superiori del battistero. La conclusione avvenne entro il 1270, quando l'edificio venne consacrato. L'esterno è ottagonale e l'ottagono è simbolo di eternità. La superficie esterna è decorata da un complesso schema, con pieni e vuoti che ritmano effetti chiaroscurali. Al pian terreno su tre facciate si aprono portali con archi a tutto sesto, mentre sugli altri lati si trovano degli archi ciechi con al centro delle colonnine. I portali sono decorati da vari rilievi, tra i quali spiccano le lunette probabilmente di mano dell'Antelami stesso. Al livello inferiore troviamo lo Zooforo, una serie formelle scolpite a bassorilievo dall'Antelami e dalla sua bottega. Le lunette dei tre portali all'esterno raffigurano l'Adorazione dei Magi (Portale della Madonna), il Giudizio universale (Portale del Giudizio); la Leggenda di Barlaam (Portale della Vita).
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L'interno è costituito da 16 arcate che compongono delle nicchie, ciascuna delle quali contiene una scena dipinta. Tutti questi dipinti risalgono al XIII e XIV secolo. Con il passare del tempo i dipinti hanno subìto un progressivo degrado e cominciarono presto a staccarsi e a cadere dalla loro sede. Per questo il battistero dovette essere restaurato e consolidato.La cupola è suddivisa a ombrello. Sedici costoloni si dipartono a raggiera dal centro della cupola, ognuno dei quali va a finire su una colonna, a sua volta sovrapposta su altre fino al suolo. Le raffigurazioni della cupola sono divise in sei fasce orizzontali concentriche. La prima fascia rappresenta il cielo rosso dell'eterno amore. La seconda fascia ha un fondo azzurro (l'Empireo) con dei rombi, ognuno dei quali contiene una stella. È la rappresentazione del cielo stellato su Gerusalemme. La terza fascia contiene i dodici apostoli e i quattro evangelisti. La quarta fascia, nello spicchio sopra l'altare, presenta Cristo in trono, con a sinistra la Madonna e a destra san Giovanni Battista. Negli altri tredici spazi ci sono altrettanti profeti. La quinta fascia contiene dodici episodi della vita di san Giovanni Battista, e quattro santi. Nella sesta fascia (gli archi) sono raffigurati episodi della vita di Abramo, i quattro elementi naturali (acqua, aria, terra, fuoco), le quattro stagioni e le Vergini. Le sedici grandi nicchie (tredici affrescate e tre occupate dai portoni) conferiscono al battistero l'immagine simbolica del fiore ed hanno come compito quello di alleggerire le pareti.
All'interno del battistero sono collocate le sculture ad altorilievo, appartenenti a un ciclo pressoché completo raffigurante i mesi e le stagioni. Pur non potendosi escludere gli interventi della bottega, è riconosciuto come il capolavoro di Antelami, il lavoro nel quale profuse una sintesi della sua concezione della rappresentazione dell'uomo e nel quale raggiunse l'apice della sua raffinata esecuzione. Vi sono raffigurati uomini occupati in lavori agricoli stagionali dove si dà un significato nobilitante e salvifico al lavoro, secondo la nuova dottrina teologica che non lo vede più come maledizione divina. In queste rappresentazioni, Antelami e la sua bottega trasferirono una straordinaria cura nei particolari, con un'attenta descrizione degli utensili, dei lavori, delle piante, dei frutti, tutti scolpiti secondo un realistico naturalismo.
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La cattedrale di Santa Maria Assunta è la chiesa madre della diocesi. Sorge in piazza Duomo, accanto al Battistero e al Palazzo vescovile. Esternamente è in stile romanico, con la facciata a capanna. Internamente l'impianto romanico è rimasto, anche se gran parte degli interni sono dovuti a successivi interventi rinascimentali. Alcune delle cappelle laterali sono state successivamente affrescate in stile gotico. Una basilica paleocristiana posta nell'attuale piazza Duomo faceva parte del complesso episcopale che comprendeva un battistero e la dimora del vescovo. In seguito ad un incendio che distrusse l'antica basilica, nel IX secolo vennero avviati i lavori di ricostruzione in un sito poco distante da quello precedente. Nell'890 la cattedrale, dedicata a Maria Vergine madre di Dio, venne chiamata Domus. Anche questa cattedrale venne distrutta da un incendio nel 1055. La ricostruzione iniziò ad opera del vescovo Cadalo e terminò nel 1074. La cattedrale fu consacrata nel 1106 da Pasquale II. Nel 1178 fu completata l'ampia facciata a capanna, e l'intero edificio a tre navate fu rivisto e completato da Benedetto Antelami. A partire dal XV secolo vennero aggiunte le cappelle laterali.
La facciata è a capanna. La parte inferiore è liscia, priva di decorazioni; qui si aprono i tre portali: i due laterali più piccoli, quello centrale più grande, ciascuno dei quali è sormontato da una lunetta chiusa a vetrate. Il portale centrale è preceduto da un protiro con arco a tutto sesto, poggiante su due colonne corinzie ognuna delle quali a sua volta sorretta da un leone. I battenti del portale centrale sono finemente scolpiti a rilievo. Unico elemento di decorazione della parte inferiore della facciata è la lastra tombale del matematico Biagio Pelacani, scolpita nel 1416 e situata alla destra del portale centrale.
Nella parte superiore della facciata si aprono due logge disposte su livelli differenti. Al centro, sopra il protiro, si apre una grande monofora che dà luce all'interno. La terza loggia segue l'andamento dei due spioventi del tetto ed è costituita da monofore sorrette da colonnine. Alla destra della facciata, su piazza Duomo, si eleva la torre campanaria, alta 63 metri. Essa fu costruita in stile gotico tra il 1284 e il 1294 in sostituzione di una torre più antica. Alla sommità del campanile, corre una balaustra in marmo e, ai lati, vi sono delle guglie; la copertura è costituita da una cuspide a forma piramidale, con base ottagonale. Sopra di essa vi è una statua dorata di un angelo con in mano la croce, copia dell'originale del XV secolo, attualmente nel museo diocesano.
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L'interno della cattedrale è a croce latina, con tre navate di sette campate ciascuna, un transetto costituito da due bracci gemelli con absidi e profondo coro, con campata quadrangolare e abside semicircolare. La struttura è ancora quella romanica dell'XI secolo, con aggiunte successive. La navata centrale è larga il doppio delle due laterali ed è, come queste ultime, coperta con volta a crociera; lo schema di ciascuna delle due pareti laterali di ogni campata è il seguente: dal basso, l'arco a tutto sesto di comunicazione con la navata laterale; sopra di questo, la trifora con archetti sorretti da colonnine, che dà sul matroneo; in alto, una monofora che dà sull'esterno. Le pareti della navata centrale sono ornate dal ciclo di affreschi con episodi dall'Antico Testamento e dal Nuovo Testamento; nelle lunette figure allegoriche. Sulla controfacciata, vi è un grande affresco raffigurante l'Ascensione di Cristo. Gli affreschi della volta sono opera di Girolamo Bedoli-Mazzola, che li dipinse tra il 1555 e il 1557.
La crociera è coperta dalla cupola ottagonale. La superficie interna della cupola è stata interamente affrescata con l'Assunzione della Vergine da Antonio Allegri detto il Correggio tra il 1524 e il 1530 circa. Il grande affresco, che ha una superficie di circa 650 m², venne iniziato solo dopo i lavori di consolidamento della cupola. Nella parte del tamburo, dipinto come fosse una balaustra, vi sono figure di angeli e di Apostoli. Al di sopra di esso, vi è una fitta spirale di nubi che terminano in un fitto groviglio di angeli, santi e patriarchi, disposti su più cerchi concentrici. In mezzo a questi, è riconoscibile la Madonna affiancata da Adamo ed Eva e da san Giuseppe. Al centro dell'affresco, è raffigurata una grande luce gialla, simbolo della presenza di Dio. Anche gli affreschi dei pennacchi sono opera del Correggio. Vi sono raffigurati i santi patroni della città: San Giovanni Battista, Sant'Ilario di Poitiers, San Giuseppe e San Bernardo degli Uberti.
Sotto il capocroce, si sviluppa la cripta romanica, più volte rimaneggiata. Essa è coperta con volte a crociera sorrette da colonne in marmo con capitelli scolpiti. Le navate hanno un numero variabile: in corrispondenza del soprastante transetto, sono undici, mentre sotto il coro e l'abside centrale si riducono a tre.