La città di Palermo, Monreale e Cefalù

Foto di Livio G. Rossetti

Fine anno a Palermo: viaggio organizzato dall'Associazione "I viaggi di San Martino". Partenza alle ore piccole di giovedì, 31 dicembre 2009 e rientro nella serata del 3 gennaio 2010. Partenza e arrivo a Malpensa 2 mentre per Palermo lo scalo è all'aeroporto di Punta Ràisi intitolato a Falcone e Borsellino. Giunti a Palermo, all'Hotel Cristal Palace, dopo alcune ore libere e il pranzo, incontriamo la sig.ra Anna che ci farà da guida per i primi tre giorni. Dopo un rapido giro in bus per avere il primo approccio con la città, iniziamo il percorso a piedi del centro città, iniziando dall'area denominata "Càssaro", vero centro cittadino nelle epoche passate. Breve tratto delle mura della cittadella poi, davanti a noi la Porta Nuova, vero arco di trionfo costruito per ricordare l'ingresso dell'imperatore Carlo V dopola vittoria sulle terre nordafricane: le grandi statue dei prigionieri sono poste ai due lati. Si giunge quindi al Palazzo dei Normanni che conserva alcune parti antiche, come la Torre Pisana e la Cappella Palatina, mentre la parte rinascimentale ospita l'Assemblea Regionale Siciliana.

Il palazzo dei re normanni sorge nel nucleo più antico della città, nello stesso sito dei primi insediamenti punici, le cui tracce sono ancora oggi visibili nei sotterranei. Posto nel sito più elevato dell'area, tra le depressioni dei fiumi Kemonia e Papireto, fu fortificato dagli arabi nel IX secolo che costruirono un grande "Qasr" o "Castello", da cui ha preso il nome la via del Càssaro, l'odierno corso Vittorio Emanuele. Tuttavia, furono i Normanni a trasformare questo luogo in un centro politico e culturale, simbolo del potere monarchico. Il palazzo era costituito da edifici a torre collegati da portici e giardini, da opifici tessili e laboratori di oreficeria che formavano un complesso unitario. Nel 1132 Ruggero II fece costruire la Cappella Palatina, quasi al centro dei vari corpi che formavano il palazzo.


Palermo,
la nostra meta

partenza
da Malpensa2




toccata terra

siamo a P. Ràisi


ritirato il bagaglio

gli intrepidi
avanzano

si parte
per Palermo

nel pomeriggio
inizia la visita

il Càssaro


Porta Nuova

i vinti
da Carlo V

Palazzo dei
Normanni

la Torre Pisana

sezione più
antica

parte normanna





il quadriportico



entrata alla
Cappella Palatina

il maestoso
interno

La Cappella Palatina è a schema basilicale a tre navate, divise da archi ad ogive con una bellissima cupola. Le navate sono suddivise da colonne in granito e marmo dette di spoglio perchè recuperate da altre costruzioni. Cupola, transetto ed absidi sono interamente rivestiti nella parte superiore da splendidi mosaici bizantini, che raffigurano al centro il Cristo Pantocratore benedicente, gli evangelisti e scene bibliche varie. I più antichi sono quelli della cupola, che risalgono al 1143. Il soffitto ligneo della navata mediana e la travatura delle altre sono intagliati e dipinti in stile arabo. Nelle stelle lignee in ogni spicchio ci sono animali, danzatori e scene di vita cortigiana.

La Cappella Palatina fu consacrata 28 aprile 1140 e dedicata ai santi Pietro e Paolo da Ruggero II di Sicilia. La Cappella è stata definita un vero miracolo d'armonia spaziale e decorativa, quest'ultima frutto di una felice fusione tra impianto centrale bizantino (presbiterio) e schema basilicale latino (navata). La decorazione a mosaico fu ispirata nei temi da Ruggero II e in essa convivono esperienze culturali differenti comprese quelle in stile islamico, quali il soffitto ligneo o la serie di vivaci dipinti raffiguranti i piaceri della vita di corte e gli svaghi del principe che costituiscono il più vasto ciclo pittorico islamico pervenutoci. È un universo profano e gioioso che convive con le immagini sacre e dottrinali che contengono la storia del vecchio e del nuovo testamento.


il Cristo
Pantocratore


la cupola








il re in trono


la Madonna e
Giovanni Battista


Cristo e
San Pietro





la creazione
di Eva

Eva esce
dalla costola
di Adamo

aula della
Assemblea regionale

altre stanze
del palazzo





la stanza di
re Ruggero

l'aquila sveva
di Federico II

entriamo
nel centro città

Durante il regno dei Borbone furono create le sale di rappresentanza e fu ristrutturata la Sala d'Ercole, con gli affreschi raffiguranti le fatiche dell'eroe mitologico che dal 1947 ospita l'Assemblea Regionale Siciliana. La Stanza di re Ruggero II, unico esempio in Sicilia di mosaici non raffiguranti soggetti sacri, è ricca di preziosi mosaici del XII secolo, con l'esclusione della volta dell'epoca di Federico II con la rappresentazione dell'aquila sveva, con motivi ornamentali raffiguranti animali ed intrecci floreali, presenta una scena di caccia, una lotta fra centauri ed animali tra alberi e palmizi, con leopardi, pavoni, cervi, cigni che si stagliano sul fondo dorato.

Lasciato il Palazzo dei Normanni, attraversiamo il Giardino di Villa Bonanno, e raggiungiamo la Cattedrale, dedicata alla Vergine Maria Santissima Assunta in cielo, un grandioso complesso architettonico composto in diversi stili, dovuti alle varie fasi di costruzione. Venne eretta nel 1185 sull'area della prima basilica che i Saraceni avevano trasformato in moschea; ha subito nel corso dei secoli vari rimaneggiamenti, l'ultimo dei quali è della fine del Settecento, quando, in occasione del consolidamento strutturale, si rifece radicalmente l'interno con stravolgimento dell'antica struttura. Il fianco destro della costruzione, con le caratteristiche torrette avanzate e l'ampio portico in stile gotico-catalano, eretto intorno al 1465, si affaccia sulla piazza. L'interno è a croce latina, a tre navate e diviso da pilastri. Nelle prime due cappelle della navata di destra ci sono il sarcofago di Federico II e dietro si intravede il sarcofago di Ruggero II. Nel sarcofago posto sul muro di destra vi sono le spoglie di Costanza, sorella del re d'Aragona e moglie di Federico II. A destra del presbiterio si trova la cappella di Santa Rosalia, patrona di Palermo, con le reliquie e l'urna d'argento.













l'interno

l'urna di
Santa Rosalia




i Quattro Canti




la Fontana Pretoria
a destra il Municipio




I Quattro Canti, o Ottagono del Sole, o Teatro del Sole, è il nome di una piazza ottagonale all'incrocio fra i due principali assi viari di Palermo: la via Maqueda e il Càssaro, oggi Corso Vittorio Emanuele, la più antica strada di Palermo che collega il Palazzo dei Normanni al mare. Il nome esatto della piazza è Piazza Vigliena ma le fonti antiche lo ricordano come Ottangolo o Teatro del Sole perché durante le ore del giorno almeno una delle quinte architettoniche è illuminata dal sole. I Quattro Canti sono i quattro prospetti architettonici barocchi realizzati tra il 1609 e il 1620 e costituiti da quattro ordini, sormontati dagli stemmi reali, senatorio e viceregio, decorati nel piano inferiore dalle fontane, che rappresentano i quattro fiumi della città antica (Oreto, Kemonia, Pannaria, Papireto), poi dalle stagioni (rappresentate da Eolo, Venere, Cerere e Bacco), dalle statue di Carlo V, Filippo II, Filippo III e Filippo IV ed infine dalle quattro sante palermitane, Agata, Ninfa, Oliva e Cristina, patrone della città prima dell'avvento di Santa Rosalia (1624).

Diuetro la piazza della Fontana Pretoria, si trovano due gioielli dell'arte antica: la Martorana e San Cataldo. La Chiesa della Martorana si trova sulla Piazza Bellini e fu fondata nel 1143 per volere di Giorgio d'Antiochia, ammiraglio siriaco al servizio del re Ruggero, nei pressi del monastero benedettino fondato da Eloisa Martorana nel 1194, motivo per il quale diventò nota come "Santa Maria dell'Ammiraglio" o della "Martorana". La chiesa possiede una pianta a croce greca, prolungata con il nartece e l'atrio. La parte superiore delle pareti e la cupola sono interamente rivestite di decorazioni di periodo bizantino, le più antiche di tutta la Sicilia. I mosaici della cupola rappresentano al centro il Cristo, poi scendendo si vedono i 4 arcangeli e i patriarchi, mentre nelle nicchie sono ospitati i quattro evangelisti e infine, nelle volte, i rimanenti apostoli. L'abside, distrutta sul finire del Seicento, venne sostituita con l'attuale cappella barocca.



la Martorana











Cristo incorona
il re




San Cataldo








San Cataldo fu fondato da Maione di Bari, negli anni in cui era grande ammiraglio di Guglielmo I, e cioè fra il 1154 e il 1160, e venne successivamente affidato ai Benedettini di Monreale, che lo custodirono fino al 1787. Ci è pervenuto nella sua architettura originaria normanna con un compatto muro in arenaria addolcito da intagli di arcate cieche e ghiere traforate arcate cieche, una merlatura e tre cupole rosse poste in contrasto cromatico con la severa monocromia delle pareti, in stile arabo. All'interno la chiesa presenta una pianta a tre navate e pareti nude, che mai furono adornate da mosaici. Le colonne che reggono le arcate mostrano capitelli che provengono da edifici più antichi. La chiesa è sede dell’ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Successivamente visitiamo l'Oratorio di San Lorenzo e la vicina chiesa di San Francesco. L'Oratorio di San Lorenzo fu costruito alla fine del Cinquecento e venne dato in concessione ai frati del vicino convento di san Francesco. Alcuni anni dopo l’oratorio fu affidato ad alcuni confratelli che avevano il compito di seppellire i poveri della Kalsa con l’impegno di diffondere il culto di san Lorenzo e di san Francesco.Nel 1609 il Caravaggio dipinse la pala d’altare raffigurante la Natività con i santi Francesco e Lorenzo, che fu trafugata nel 1969, poi sostituita dall'attuale copia. Del 1699 è la decorazione a stucchi di Giacomo Serpotta, con le statue raffiguranti le Virtù, e gli otto rilievi sulle pareti che raccontano le storie dei due santi.

La storia di San Francesco è segnata da continue trasformazioni e rifacimenti. Dalle fasi costruttive più antiche risalenti al XIII secolo si passa al Trecento e al Quattrocento, quando vennero eretti i portali e numerose cappelle in stile gotico o rinascimentale. In età barocca l’edificio venne ricoperto da stucchi ed affreschi e nel Settecento Giacomo Serpotta adornò i pilastri con le statue delle Virtù. Dopo il terremoto del 1823, fu restaurata secondo lo stile neoclassico, mentre nel Novecento fu riportato alla luce l’aspetto originario della facciata con la ricostruzione in stile del rosone perduto. L’interno, col vano basilicale scandito da archi acuti su pilastri, è impreziosito da sedici cappelle che custodiscono opere d’arte d’inestimabile valore. Nella cappella di San Giuseppe si trova un altorilievo con San Giorgio che uccide il drago del Gagini. Nella cappella dell’Immacolata risplendono i colori dei marmi policromi seicenteschi. La basilica ricopre un ruolo importante nella cultura religiosa palermitana poichè è custodito il simulacro dell'Immacolata Concezione, a cui il sindaco, durante la festa dell'8 dicembre, compie la tradizionale offerta di trenta scudi d’argento, legge il giuramento di fedeltà e la supplica con la quale chiede la protezione della Beata Vergine per l’intera città. Il simulacro viene poi portato in processione fino alla Cattedrale.






S. Francesco




il San Giorgio

cappella
dell’Immacolata



la statua
dell'Immacolata

è l'ultimo
dell'anno






Nelle ore libere andiamo alla scoperta di altri luoghi di interesse, iniziando dal settore tra Via Cavour e la Cala del Porto. Lasciato il Politeama, ci troviamo davanti al palazzo della Prefettura dove visse gli ultimi giorni il gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso il 3 settembre 1982. Presso il porto l'antica Chiesa di San Giorgio dei Genovesi, edificata tra il 1575 ed il 1596 a poca distanza dalle mura civiche, oggi scomparse, diretta conseguenza dell'importanza economica raggiunta alla fine del XVI secolo dai genovesi i quali avevano superato i pisani nel settore bancario del Regno delle Due Sicilie. A breve distanza la chiesa di Santa Zita he possiede un elegante arco marmorea di Antonello Gagini (nel presbiterio) e la bella cappella del rosario (a destra del presbiterio) in cui tarsie policrome si sposano a delicati stucchi. A pochi passi la chiesa dei Cavalieri di Malta, chiamata Santa Maria di Valverde, con un addobbo marmoreo di Mariano Smiriglio del 1633, e stucchi con animali, fiori, piante uomini, donne, putti, angeli. La chiesa era annessa ad un monastero carmelitano che non esiste più.






la Prefettura

S. Giorgio
dei Genovesi





Santa Zita






Santa Maria
di Valverde








Oratorio
del Rosario




piazza
San Domenico



Una breve visita all'Oratorio del Rosario, edificato dalla Compagnia della Madonna del Rosario a partire dalla seconda metà del XVI secolo, accoglie nella semplice e spaziosa aula uno dei più famosi apparati decorativi a stucco di Giacomo Serpotta e una splendida pinacoteca. Si giunge poi in piazza San Domenico con la colonna dell'Immacolata e con l'omonima chiesa che dal 1853 divenne il patheon dei siciliani illustri che iniziarono a farsi seppellire al suo interno. Poi si ritorna in Via Roma.

All'esterno della città sono conservati due importanti costruzioni di epoca normanna: la Zisa e la Cuba. Il palazzo della Zisa (dall’arabo al-'Aziza, ovvero "la splendida") sorgeva fuori le mura della città di Palermo, all’interno del parco reale normanno, il Genoardo (ovvero "giardino o paradiso della terra"), che si estendeva con splendidi padiglioni, rigogliosi giardini e bacini d’acqua da Altofonte fino alle mura del palazzo reale. Fu edificato tra il 1165, sotto il regno di Guglielmo I, e terminò nel 1175 sotto Guglielmo II. l palazzo della Zisa, concepito come dimora estiva dei re, nasce da un progetto realizzato da un architetto di cultura islamica consapevole dei sistemi per rendere confortevole la costruzione durante i mesi più caldi dell’anno. Infatti l'edificio è rivolto a nord-est, verso il mare, per godere delle brezze temperate, specialmente notturne, che entravano nel palazzo attraverso le tre grandi aperture della facciata e la grande finestra del piano alto. Questi venti, inoltre, venivano inumiditi dal passaggio sopra la grande vasca d'acqua sita davanti al palazzo e la presenza di acqua corrente all’interno della Sala della Fontana dava una grande sensazione di frescura. H4>

La Cuba Sottana, Castello della Cuba, o più semplicemente Cuba, è un padiglione di delizie dei re normanni. Il suo nome deriva dall'arabo Qubba, "cupola" e fu costruita nel 1180 per il re Guglielmo II, al centro di un ampio parco che si chiamava "il Giardino, o Paradiso, in terra". Il Genoardo comprendeva anche la Cuba Soprana e la Cubula, e faceva parte di un circuito di splendidi palazzi della corte normanna situati intorno a Palermo, ossia di un luogo in cui il Re e la sua Corte potevano trascorrere ore piacevoli al fresco delle fontane e dei giardini di agrumi, riposandosi nelle ore diurne o assistendo a feste e cerimonie alla sera.



la Zisa






la Cuba


Altra passeggiata nei quartiri orientali che da Via Roma vanno verso il mare, regione chiamata la Kalsa. Tra palazzi ristrutturati e case fatiscenti, faremo tappa a Santa Maria della Pietà, al Palazzo Abatellis, a La Gancia, a Palazzo Chiaramonte, al Giardino Garibaldi con i suoi splendidi alberi, raggiungeremo Casa Professa, poi andremo verso la Cala visitando S. Maria della Catena e S. Maria di Porto Salvo, quindi, attraverso Porta S. Agata, andremo almercato di Ballarò.

La Chiesa del Gesù o Chiesa di Santa Maria di Gesù nota anche come Casa Professa, è una delle più importanti chiese barocche di Palermo e dell'intera Sicilia. I Gesuiti che giunsero a Palermo nel 1549, iniziarono nel tardo Cinquecento la costruzione della chiesa annessa alla casa madre (Casa Professa). La grande costruzione venne ideata dall’architetto gesuita Giovanni Tristano e si presentava ad unica navata con ampio transetto e ampie cappelle laterali. Agli inizi del Seicento, per adeguarla alle esigenze di grandiosità tipiche dell’architettura gesuita, vennero abbattuti i muri divisori delle cappelle, ottenendo così tre navate. La consacrazione della grande chiesa avvenne nel 1636. All'interno le pareti sono coperte da marmi, da tarsie, da statue e da arabeschi senza fine, costituisce un importante esempio di fusione tra architettura, pittura e decorazione plastica. Particolarmente vivace è la decorazione a mischio, cioè a tarsie marmoree pregiate, composte a motivi floreali o figurati.









Santa Maria
della Pietà




Palazzo
Abatellis





La Gancia



Giardino Garibaldi

Palazzo
Chiaramonte




Croce dei
Vespri

S.Giuseppe





Casa Professa








S. Maria della
Catena







S. Maria di
Porto Salvo




Porta S. Agata

Ballarò, che viene così chiamato da Bahlara, villaggio presso Monreale da dove provenivano i mercanti che lo frequentavano, è un noto mercato di Palermo insieme ad altri denominati Il Capo e La Vucciria. Si estende da piazza Casa Professa ai bastioni di corso Tuköry verso Porta Sant'Agata. È uno dei più pittoreschi della città, il cosiddetto mercato di grascia, cioè d'alimentari. Ancora oggi è famoso per la vendita delle primizie che provengono dalle campagne del palermitano. Ballarò è il più antico tra i mercati della città, frequentato giornalmente da centinaia di persone di tutte le razze, animato dalle cosiddette abbanniate cioè i chiassosi richiami dei venditori che, con il loro caratteristico e colorito accento locale, cercano di attirare l'interesse dei passanti. Nel bel mezzo del piano del Carmine si trova la chiesa del Carmine Maggiore ed il suo convento e, poco oltre, S. Nicolò dell'Albergheria.

Dietro la chiesa di S. Antonio, lungo Via Roma, si estendeva il mercato della Vucciria, oggi in forte crisi. La vicinanza al porto favorì l'insediamento di mercanti e commercianti genovesi, pisani, veneziani sin dal XII secolo. La presenza di numerosi artigiani è ancora leggibile dai nomi di alcune strade. Il termine Bucceria deriva dal francese boucherie che significa macelleria. Il mercato era infatti inizialmente destinato al macello ed alla vendita delle carni. Successivamente divenne un mercato per la vendita del pesce, della frutta e della verdura.














chiesa del
Carmine







S. Nicolò




S. Antonio





strade della
Vucciria


S. Maria
La Nuova









Il Capo è l'altro noto quartiere e mercato di Palermo, è un animatissimo mercato alimentare, aperto anche la sera. I colori e l'animazione delle bancarelle caratterizzano la vivacità delle vie lungo le quali si articola il mercato rendendolo attivo tutti i giorni, dando la possibilità di acquistare sia generi alimentari sia altre mercanzie. Si estende lungo le via Carini e Beati Paoli, la via di Sant'Agostino e la via Cappuccinelle. Furono gli Agostiniani a popolare questa zona, poiché avevano la loro sede nel convento attiguo alla trecentesca chiesa di Sant'Agostino. Uno degli ingressi principali al mercato è quello di Porta Carini, nei cui pressi è il Palazzo di Giustizia.

Nel pomeriggio del primo dell'anno si visita Monreale, con il suo prezioso Duomo e altrettanto famoso chiostro. Le nubi rendono grigio il paesaggio e presto arriverà la pioggia. Prima visitiamo il chiostro dell’antico convento benedettino, eseguito sul finire del XII secolo ed esempio stupendo di architettura bizantina. Si tratta di una costruzione medievale a pianta quadrata di 47 metri di lato, con portico ad archi ogivali. Gli archi, d’ispirazione araba, sono sostenuti da 228 colonnine gemine, ognuna delle quali presenta decori differenti, sono sormontate da elaboratissimi capitelli istoriati con scene bibliche. Nell’angolo meridionale è il recinto quadrato con la fontana con alto stelo, che evoca la forma del tronco di una palma, e rimanda alle magiche atmosfere delle dimore orientali.







il Duomo




il chiostro





















la fontana







interno del
Duomo






















La costruzione più rappresentativa di Monreale è il Duomo edificato per volontà di Guglielmo II, fra il 1172 e il 1176. Lo stile di questo monumento è composito, poiché si uniscono gusti differenti che rimandano all’architettura dell’Europa del nord e all’arte araba. Le due torri massicce fiancheggianti il portico d'ingresso costruito nel sec. XVIII e non conservano la forma originale, poiché in seguito ad un fulmine una è rimasta mutilata.

Il vastissimo interno basilicale a tre navate, lungo 90 metri, è ricoperto dai magnifici mosaici rilucenti d’oro che creano l’illusione di trovarsi in un luogo paradisiaco, è a croce latina, con le navate divise da colonne sormontate da una sequenza ritmica d’archi ogivali. L’intero edificio è rivestito da mosaici risalenti al tempo di Guglielmo II il Buono e forse di Tancredi (1194). La narrazione, che s’estende per ben 7584 m², racconta l’intera storia del cristianesimo nei momenti dell’attesa di Cristo, della sua vicenda terrena e di ciò che è avvenuto dopo la sua morte e risurrezione. Pur rimandando alla cultura bizantina, questi mosaici risentono del linguaggio romanico di quelli di San Marco a Venezia. Uno dei momenti più alti è costituito dall’immagine del Cristo Pantocratore che sembra dominare l’intera cattedrale.

Da ultimo visitiamo il Duomo di Cefalù e il piccolo borgo. Tra Palermo e Cefalù sfila, lungo l'autostrada il centro di Termini Imerese, con le sue industrie automobilistiche, oggi in crisi, e la sua poderosa centrale elettrica nella quale ha lavorato lungamente anche mio padre Lamberto. Cefalù fu colonizzata dai Greci, dai Romani, dagli Arabi e dai Normanni. Nel 1063 fu conquistata infatti da Ruggero I e, nel 1131, grazie a Ruggero II, fu rioccupato l'antico abitato sulla costa, rispettando la struttura urbana preesistente. A questo periodo risalgono parecchi dei monumenti cittadini, quali la chiesa di San Giorgio, il lavatoio, il chiostro del duomo e il Duomo stesso che è iniziato nel 1131 ma che non fu mai completato definitivamente, soprattutto nella decorazione. Secondo la leggenda, il duomo sarebbe sorto in seguito al voto fatto al Salvatore da Ruggero II, scampato ad una tempesta e approdato sulle spiagge della cittadina. La vera motivazione sembra piuttosto di natura politico-militare, dato il suo carattere di fortezza.










il Duomo




Cristo
Pantocratore




l'antico
lavatoio





S.Maria
della Catena o
dell'Addoloratella



Ultimo giorno, prima della partenza, pranzo all'Antica focacceria di S. Francesco con il caratteristico "cibo da strada". Questo è uno dei più famosi e antichi locali di Palermo e il pranzo è costituito dalle arancine, dalla caponata, dalle panelle, dallo sfincione e dall'immancabile cannolo con un buon caffè.

Al termine si parte per Punta Ràisi e, dopo un immancabile ritardo, via col volo verso la fredda Malpensa.


















si nota la
tristezza per la
partenza


e la disperazione
per il ritardo