Matera

Foto di Livio G. Rossetti e Anna Maria Bojeri

Matera conta circa 60 mila abitanti. La città è nota in tutto il mondo per gli storici rioni detti "Sassi", riconosciuti nel 1993 Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Il torrente Gravina di Matera, affluente di sinistra del Bradano, scorre nella profonda fossa naturale che delimita i due antichi rioni della città: Sasso Barisano e Sasso Caveoso. Sull'altra sponda c'è la Murgia. Gli antichi rioni, assieme con le cisterne ed i sistemi di raccolta delle acque, sono la caratteristica peculiare di Matera. Si tratta di originali ed antichi aggregati di case scavate nella calcarenite, a ridosso di un profondo burrone, la Gravina. Con le Età dei metalli nacque il primo nucleo urbano, quello dell'attuale Civita, sulla sponda destra della Gravina. Sorta su un preistorico villaggio trincerato, la città che si sviluppò successivamente, ha probabili origini greche.

Scavati e costruiti a ridosso della Gravina di Matera, i Sassi di Matera si distendono in due vallette, che guardano ad est, separate tra loro dallo sperone roccioso della Civita. Questa posizione ha reso la città invisibile agli occhi dei suoi nemici per millenni. Il Sasso Barisano, girato a nord-ovest sull'orlo della rupe, se si prende come riferimento la Civita, è il più ricco di portali scolpiti e fregi. Il Sasso Caveoso, che guarda invece a sud, è disposto come un anfiteatro romano, con le case-grotte che scendono a gradoni. Al centro la Civita, sperone roccioso che separa i due Sassi, sulla cui sommità si trovano la Cattedrale ed i palazzi nobiliari.

I Sassi di Matera sono un insediamento urbano derivante dalle varie forme di civilizzazione succedutesi nel tempo. Da quelle preistoriche dei villaggi trincerati del periodo neolitico, all'habitat della civiltà rupestre di matrice orientale (IX-XI secolo), che costituisce la base urbanistica dei Sassi, con i suoi camminamenti, canalizzazioni, cisterne; dalla civitas di matrice occidentale normanno-sveva (XI-XIII secolo), con le sue fortificazioni, alle successive espansioni rinascimentali (XV-XVI secolo) e sistemazioni urbane barocche (XVII-XVIII secolo). Il degrado decretò poi l'abbandono dei Sassi fino all'attuale recupero iniziato a partire dalla legge del 1986.
La scelta di questo sito, sebbene abbia garantito una sicurezza all'abitato, ha comportato ai suoi abitanti enormi difficoltà nell'approvvigionamento delle acque. Sin dai primi giorni, quindi, i suoi abitanti concentrarono le loro energie non tanto sulla costruzione delle case, quanto sullo scavo di cisterne e dei relativi sistemi di canalizzazione delle acque.

Dopo aver visitato una parte dei Sassi, siamo entrati nella "casa grotta di Vico Solitario", dove sono visibili oggetti e strumenti quotidiani in uso nei tempi passati, e la chiesa di S. Lucia alle Malve, una delle numerose chiese scavate nella roccia. Essa faceva parte di un insediamento monastico, utilizzato sino al 1283 dalle monache di clausura dell'Ordine benedettino; l'interno è a tre navate separate da semplici pilastri. Gran pregio ha assunto questa chiesa rupestre per il corredo pittorico. Molto importanti sono le ricche pitture murali e gli affreschi, nella navata di sinistra una serie di affreschi bizantineggianti,la Madonna del Latte, l’Arcangelo Michele, S. Gregorio, databili al XIII secolo, contrapposti ad affreschi di XIV secolo di matrice benedettina, S. Benedetto, S. Scolastica, S. Giovanni Battista,la Crocifissione e l’Incoronazione della Vergine nella navata di destra. Con gli ultimi lavori di restauro sono stati portati alla luce una S. Scolastica e un S. Leonardo databile al XIV secolo. Sempre in questo periodo si realizza il nuovo ingresso sul quale è riportato il simbolo iconografico di S. Lucia, calice con gli occhi.