Lugano

3 dicembre 2023
Foto di Livio G. Rossetti

Gita organizzata da Tricky tour di Novara: la fabbrica di cioccolato Alprose di Caslano e la vicina città di Lugano.
L'azienda è nota fin dal 1957 per la produzione di prodotti di cioccolato di qualità utilizzando le tradizionali tecniche svizzere di lavorazione del cioccolato, con particolare attenzione agli ingredienti naturali e ai metodi di produzione sostenibili. Offre una gamma di prodotti al cioccolato, tra cui cioccolato fondente, al latte, bianco e varie creme spalmabili, realizzati con cura per garantire il miglior gusto e la migliore qualità possibile. Ha una produzione giornaliera di cioccolata pari a 5 tonnellate. Il museo del cioccolato di Alprose, rinnovato nel 2018, espone tavole esplicative, alcuni pezzi da collezione di stampi e stoviglie per la lavorazione della cioccolata e vecchi distributori automatici di snack a base di cioccolato.
Dopo la fabbrica del cioccolato si giunge a Lugano, importante centro del Canton Ticino che si trova nella parte settentrionale dell'omonimo lago denominato anche Ceresio. Questo lago è ubicato in gran parte in territorio svizzero, nel Canton Ticino, ma le estremità nord-est e sud-ovest appartengono all'Italia, rispettivamente alle province di Como e Varese.

Lugano è un comune svizzero di 67.082 abitanti del Cantone Ticino; è la nona città svizzera per popolazione, principale centro urbano cantonale della Svizzera italiana con oltre 150 mila abitanti nel suo hinterland, grazie all'unione con altri piccoli comuni limitrofi, decisa nel dicembre 2002 in votazione dalla popolazione con il progetto della Nuova Lugano; le aggregazioni sono operative dal 14 aprile 2013. Si estende dalle pendici del San Salvatore al Monte Brè fino all'alta Val Colla, su circa 76 km² di superficie ad un'altezza che varia dai 272 m. s.l.m., sulla riva del lago, ai 2.116 metri della cima del Gazzirola. Località turistica molto frequentata, si è affermata come piazza bancaria internazionale, al terzo posto in Svizzera per volume d'affari dopo Zurigo e Ginevra. È la più popolosa città italofona al di fuori dell'Italia.
Sull'origine del toponimo Lugano vi sono diverse teorie: dal nome del dio celtico Lugus, protettore delle acque, dal latino lucus, bosco sacro, selva, dall'acronimo della Legio V Gaunica Auxiliares, una legione ausiliaria dell'impero romano, da cui sarebbe derivato poi anche lo stemma della città, dal latino medioevale Lakvannus, ovvero abitanti sul lago. Le sponde del lago sono state abitate sin dall'età della pietra ed entro i confini della città moderna sono state rinvenute numerose macine, reperti dell'età del rame e dell'età del ferro, alcuni monumenti etruschi (dal V al II secolo a.C.), tombe con gioielli e oggetti per la casa insieme a denaro celtico
La regione intorno al lago fu colonizzata dai Romani nel I secolo a.C. che fondarono una città a nord di Lugano, e furono rinvenute diverse iscrizioni, tombe e monete che indicano che alcuni romani vivevano in quella che sarebbe diventata Lugano. In epoca romana Lugano, il cui nome romano era Luganum, era il terminale della via Varesina, che metteva in comunicazione Milano con Lugano e Bellinzona passando da Varese e la val Ganna, da cui il nome della strada. Già nel 724 il borgo veniva nominato nella donazione che il re longobardo Liutprando fece alla Basilica di San Carpoforo di Como. I primi documenti che citano la città sono datati all'875, e un atto del 984 indica Lugano come città di mercato.

Nel medioevo, e per secoli, Lugano, come le terre dell'attuale Cantone, seguirono le vicende delle lotte, tra guelfi e ghibellini, dei vicini Comuni lombardi di Como e Milano, i cui conflitti ebbero spesso come campo di battaglia proprio la regione che costituisce ora la Svizzera italiana, cadendo dal XIII al XIV secolo sotto la dominazione comasca della famiglia Rusca. Tali contese si chiusero con l'avvento del predominio di Milano, sotto la signoria dei Visconti nel 1335. Nel 1499 ci fu l'invasione francese e la città fu occupata dalla Confederazione elvetica nel 1512, strappandola ai francesi. Dunque, dopo più di cento anni di dominio da parte delle potenti città lombarde, in concomitanza con la perdita dell'indipendenza del Ducato di Milano e con le invasioni straniere in Italia, s'instaurò il quasi trisecolare governo dei Confederati.
Per un lungo periodo la città fu sottoposta all'autorità dei 13 Cantoni dell'allora Confederazione elvetica che ebbe fine con l'invasione napoleonica, e l'entrata di Napoleone Bonaparte in Lombardia nel maggio del 1796 con la creazione della Repubblica Cisalpina. Nel febbraio del 1798, i Cisalpini sbarcarono a Lugano, ma incontrarono la resistenza dei Volontari del Borgo, e i Cisalpini furono respinti. La borghesia luganese approfittò degli eventi per realizzare l'indipendenza della città al motto di liberi e svizzeri. A determinare la svolta verso l'adesione alla Repubblica Elvetica contribuirono sia l'affrancamento dall'autorità dei Cantoni decretata dal Canton Basilea, rapidamente imitato da altri Cantoni, sia la nuova costituzione della Repubblica Elvetica.
. Quest'ultima, costituendo i due Cantoni di Lugano e Bellinzona, troncò le resistenze degli altri Cantoni confederati. Il periodo della Repubblica Elvetica fu per Lugano un'epoca di continui cambiamenti e sommosse popolari, causati dal malcontento delle popolazioni rurali per la politica del nuovo Stato unitario. Lo stesso Napoleone con l'Atto di Mediazione del 1803 sancì la nascita del Cantone Ticino, unendo il Cantone di Lugano con quello di Bellinzona per fondare una Repubblica formalmente sovrana. Con la caduta di Napoleone nel 1815, il Congresso di Vienna confermò l'indipendenza dei nuovi Cantoni e nacque la Svizzera dei 22 Cantoni. Per il Cantone Ticino la nuova Costituzione risolse la questione della capitale cantonale con l'alternanza ogni sei anni delle città di Bellinzona, Locarno e Lugano.

La città nel tempo recente si è impegnata in grandi progetti che ne stanno cambiando radicalmente il volto. Tra questi la creazione del polo culturale della Svizzera italiana, Lugano Arte e Cultura con teatro, sala concerti e museo sul lungolago della città che ha aperto nel settembre 2015; il collegamento ferroviario Lugano-Mendrisio-Varese-Gallarate-Malpensa (2017-18); la nuova Stazione ferroviaria, principale fermata per i treni a lunga percorrenza che dal 2016 sfruttano la nuova linea transalpina e la galleria ferroviaria più lunga del mondo (progetto Alptransit). Con la sua costruzione, Zurigo e Lugano distano appena un'ora e cinquanta minuti e con l'apertura della galleria del Monte Ceneri del 2020, anche i collegamenti interni al Cantone si sono accorciati: tra Bellinzona e Lugano a 12 minuti, tra Locarno e Lugano a 20 minuti.

Il Mercatino di Natale ha come centro piazza della Riforma con il tradizionale albero di Natale, poi con oltre 60 stand in legno ubicati nella Piazza e nelle vie adiacenti, Piazza Manzoni, Via Nassa, Piazzetta Maraini, Piazza San Carlo e Piazza Dante, espongono prodotti di artigianato locale, decorazioni natalizie e specialità gastronomiche di stagione.

La cattedrale di San Lorenzo è situata nei pressi della stazione, in posizione elevata rispetto al centro. Di origine altomedievale, fu costruita nel luogo dove si trovava un'antica sepoltura, e viene citata nell'anno 818, quando l'edificio era costruito in stile romanico ed era orientato in senso opposto rispetto all'edificio attuale; è stata ricostruita nel corso del XV secolo e l'attuale facciata risale al 1517; nel 1888, con la bolla pontificia di Papa Leone XIII, viene costituita la diocesi e la collegiata diviene la cattedrale. Nel corso del XX secolo l'edificio è stato radicalmente ristrutturato, con l'eliminazione di due cappelle laterali e l'esecuzione di alcuni affreschi. La pianta dell'edificio è a tre navate e il campanile ha una base romanica cui sono stati aggiunti due piani in stile barocco ed una lanterna ottagonale.
la Cappella dei Santi Crispino e Crispiniano, già appartenuta alla corporazione dei calzolai, è un ambiente arricchito con figure allegoriche; la Cappella della Madonna delle Grazie, fu eretta nel 1494 come voto e ringraziamento per la fine della peste del 1473, e fu restaurata nelle forme attuali nel 1746 dopo l'epidemia scoppiata nel 1629. L'Altare Maggiore è dedicato a San Lorenzo ed è il risultato di vari interventi e aggiunte come le statue di San Lorenzo e di Santo Stefano del 1705.

Il Parco Ciani, che si trova a sud-est del centro storico della città, costeggia il lago, dalla Rivetta Tell fino alla riva destra del Cassarate, di cui ne comprende la foce; è il più grande parco, una vera oasi verde nel centro città, e viene considerato tra i parchi più belli della Svizzera per la sua posizione privilegiata in riva al lago, gli alberi imponenti, la grande area giochi e i percorsi pedonali che si diramano tra statue, fontane e aiuole fiorite nella bella stagione, con una ricca flora subtropicale e vegetazione di tipo mediterraneo, palme, arbusti esotici, rose, azalee, magnolie e camelie, e si estende su una superficie di oltre 63.000 m². Fu una dimora costruita tra il 1840 e il 1843 per volere dei fratelli Ciani, membri di una famiglia di origine milanese. Nel 1912 fu rilevata dal Comune che adibì il parco a pubblico passeggio e la villa a museo. Dal 2018 è presente un Giardino dei Giusti, in cui degli ulivi e delle targhe rendono omaggio a sei ticinesi che con le loro azioni hanno contribuito a salvare molte persone perseguitate per motivi politici, razziali o religiosi. Nelle vicinanze del luogo in cui oggi sorge la villa esisteva, in epoca medievale, un antico castello costruito nel 1498 da Ludovico Sforza detto il Moro e distrutto dagli Svizzeri dopo la sanguinosa conquista di Lugano del 1517.

La chiesa di Santa Maria degli Angioli è un edificio religioso tardoromanico, costruito a partire dal febbraio 1499, in prossimità dell'accesso meridionale dell'allora borgo di Lugano. La tipologia dell'edificio corrisponde a quella delle chiese conventuali lombarde della riforma bernardiniana, divisa da un tramezzo in uno spazio per i fedeli, l'aula con quattro cappelle laterali comunicanti fra loro, sul lato nord, e uno spazio per i monaci, a pianta quadrata. La chiesa non era intesa come luogo in cui i fedeli potessero partecipare alla celebrazione eucaristica (per quella vi era l'allora collegiata di San Lorenzo), ma come aula per la predicazione e la catechesi. Il predicatore parlava da un pulpito ed utilizzava il grande affresco come supporto visivo alla sua catechesi. La chiesa sorse per iniziativa dei cittadini del borgo, in ringraziamento di due importanti avvenimenti: celebrare la rinnovata concordia tra i cittadini dopo le lotte tra guelfi e ghibellini del 1496; ringraziare i francescani Osservanti per la loro opera di carità durante la peste del 1498. La chiesa era un tempo inglobata nel convento dei Padri minori osservanti di San Francesco, passato poi dal 1602 ai Padri riformati della provincia di Milano. L'originario convento di Santa Maria degli Angioli, chiamato allora di San Gottardo, era estremamente povero e disagiato. In ringraziamento ai frati per la predicazione pacificatrice, e per la loro opera di carità durante la peste, il duca di Milano, Lodovico il Moro, accondiscese ai desideri della popolazione del Borgo, e consentì la fondazione della chiesa e del Convento, la cui prima pietra fu posta il 17 febbraio 1499. Il convento fu costruito dopo la chiesa, ed i frati ne presero possesso nel 1525. Il convento fu soppresso nel 1848, per le leggi anticlericali ma anche per la crisi irreversibile in cui versava la comunità francescana, e venne riconvertito in un albergo, l'Hotel du Parc: la costruzione dell'hotel richiese la muratura di tre finestre della parete sinistra della chiesa, e la realizzazione del rosone che si trova nella facciata.
La chiesa custodisce sul tramezzo che separa l'aula dall'altare, un capolavoro, il più famoso e noto affresco rinascimentale della Svizzera, del 1529, si tratta di una raffigurazione della Passione e della Crocifissione, opera dell'italiano Bernardino Luini che fu discepolo di Leonardo da Vinci. Il grande affresco è caratterizzato dalla vivacità della scena che presenta un insieme di personaggi: oltre 150, con un alternarsi di cavalli e un movimento di figure e che richiama anche Santa Maria delle Grazie a Varallo Sesia, con il celebre tramezzo di Gaudenzio Ferrari. L'aula dei fedeli è divisa in quattro campate da tre archi trasversali a sesto acuto decorati con il caratteristico orifiamma di S. Bernardino da Siena (il nome di Gesù scritto senza vocali, come il nome di Dio dell'Antico Testamento, ad esprimere la fede nella divinità di Cristo), che è utilizzato come motivo decorativo in molti luoghi della chiesa e dell'annesso convento.
Appena varcata la soglia, sulla vasta parete appaiono in primo piano le croci di Cristo e dei due ladroni. Ai piedi della Croce, S. Giovanni e la Maddalena inginocchiata; a sinistra il gruppo delle pie donne che sostengono la Vergine; sul lato opposto, i soldati che giocano a dadi il mantello di Gesù; e intorno soldati a cavallo e un fitto gruppo di personaggi. In secondo piano sono dipinte due logge su colonne in cui si svolgono gli episodi dell'Incontro con Tommaso, a destra, e della Derisione dei soldati, a sinistra; fra questi, il Cristo che porta la croce e il Cristo deposto dalla croce e pianto dalle donne. Nel piano di fondo: a sinistra, Preghiera nell'orto degli ulivi; al centro, una veduta paesaggistica, a destra, l'Ascensione. Il grande affresco si caratterizza per la vivacità della scena, che non si limita alla rappresentazione dei tre crocefissi, ma viene completata da una moltitudine di personaggi, molti dei quali simbolici. Contiene nel complesso 153 figure di personaggi, cavalli, cani, angeli e putti in movimento. Nella parte inferiore, sulle spalle degli archi sono ritratti S. Rocco e S. Sebastiano. Sopra le tre arcate si trovano figure di profeti dell'Antico Testamento, accompagnati da citazioni delle loro profezie che indicano dettagli delle scene sovrastanti. La scelta di raffigurare i profeti in grisaglia (bianco e nero) indica che l'Antico Testamento è solo ombra ed immagine rispetto ai fatti del Nuovo Testamento.
Rispetto ad opere simili, come quella del Ferrari nella chiesa di Varallo Sesia, il Luini rinuncia a narrare la storia della passione per mezzo di riquadri successivi tra loro isolati, ma fonde la narrazione in un'unica grande composizione, nella quale i diversi episodi della passione sono raffigurati come momenti di una sacra rappresentazione.

Sulla grande parete vi sono le croci di Cristo e dei due ladroni in primo piano e all'attenzione dei fedeli; alla sinistra del Cristo il cattivo ladrone con il diavolo che rapisce la sua anima, alla destra di Gesù, il buon ladrone e l'angelo che porta la sua anima in paradiso. L'anima del cattivo è rossa, mentre quella del buono è bianca. Ai piedi della croce, vi sono S. Giovanni, la Maddalena inginocchiata e una figura allegorica di un giovinetto che, indicando la croce e guardandolo, invita lo spettatore a prender posizione rispetto al fatto rappresentato. Più in alto, a sinistra della croce, un bellissimo giovane biondo che distoglie lo sguardo dalla croce; è l'allegoria del demonio: il capo è ornato di tre piume di airone, simbolo della superbia, e reca uno scudo con l'immagine dello scorpione il cui pungiglione della morte è allegoria del peccato. Sotto la croce vi è il teschio di Adamo con il sangue di Cristo che gocciola sopra. A sinistra, il gruppo delle pie donne che sostengono la Madonna; sull'estrema sinistra il gruppo allegorico delle tre virtù teologali: la fede, a capo velato, e la speranza, che volge il suo sguardo al Crocefisso e la figura allegorica della carità, mostra una donna sorridente che conduce i due bambini verso il Crocefisso. Ai suoi piedi il cane triste, simbolo della fedeltà. A destra i soldati che si giocano a dadi il mantello di Gesù, con un cane scodinzolante, simbolo dell'istintività. Intorno vi sono soldati a cavallo e un gruppo di personaggi, tra cui i sacerdoti, intenti a guardare lo spettacolo della Passione, con la figura del Sommo Sacerdote, seduto su un mulo, simbolo della testardaggine.
In secondo piano, due logge su colonne, a partire dalle quali si svolgono gli episodi precedenti e seguenti la crocefissione: a sinistra, l'agonia, l'incoronazione di spine, la via crucis; a destra la deposizione, la sepoltura, l'incontro con Tommaso, l'ascensione. Manca la risurrezione, non narrata nei Vangeli. Molti identificano l'autoritratto del Luini nel soldato a cavallo che guarda, da destra, lo spettatore. Nel piano di fondo a sinistra una veduta paesaggistica, che rappresenta il Tempio di Gerusalemme. Sotto l'arcata centrale del tramezzo, vi sono due lunette con vedute di Gerusalemme e del Colle degli Ulivi, della prima metà del XVI sec.; la città santa è raffigurata con molti particolari. Recuperato l'affresco della Madonna con i san Carlo Borromeo e san Francesco di Paola del 1611. Si trova anche un ciclo di affreschi del 1524-25 con quattro episodi dell'infanzia di Gesù̀, tra cui la Fuga in Egitto. Al Luini si deve anche l'affresco che, sulla parete di sinistra, raffigura l'Ultima cena, opera proveniente dal refettorio del vecchio monastero.

Ultima occhiata al lago e ai suoi abitanti e, con il bus della SUN, si fa ritorno a casa.