La Sicilia Sud Orientale

Foto di Livio G. Rossetti e Anna Maria Bojeri

Ispica

Ispica è situata su una collina (colle Calandra) ad un'altitudine di 170 m s.l.m. e a 7 km dalla costa. Include il Parco archeologico della Forza, con scavi e reperti fin il 1692, e Cava Ispica, riserva naturale prossima a far parte del Parco nazionale degli iblei. La sua costa si estende fra il comune di Pozzallo e quello di Pachino per 13 km di lunghezza, prima con tratti bassi e sabbiosi e poi alti e rocciosi.

Una catacomba paleocristiana in località San Marco e una necropoli in contrada Vignale San Giovanni testimoniano che la zona era abitata in epoca tardo romana. Secondo la tradizione, sant'Ilarione di Gaza avrebbe soggiornato nella regione, in una grotta di Cava Ispica tra il III e il IV secolo, frequentando la chiesetta di Santa Maria della Cava. L'antichità della chiesa è sottolineata nella scritta presente in uno scudo dipinto sul portico: "Antiquam terra fieret ego sum" ("Prima che il paese fosse io sono"). La città ha avuto il nome di Hyspicaefundus in epoca romana, successivamente cambiato in Spaccaforno fino al 1934.
Nel territorio si succedettero le dominazioni sicula, greca, romana e bizantina. Lo storico palermitano Antonio Mongitore, riferisce che l'apostolo Paolo avendo soggiornato a Spaccaforno fece scaturire una fonte al contatto della cui acqua i serpenti intorpidivano e morivano. La località di Porto Ulisse sulla costa fu usata come porto naturale fino a quest'epoca, come conferma il ritrovamento nel tratto di mare antistante di un relitto datato al VI secolo. I musulmani arabi e berberi dominarono la regione dal IX all'XI secolo. È in questo periodo che nasce la leggenda di una magha saracina a cui si attribuisce la costruzione di un centro abitato: secondo tale leggenda la maga fu seppellita a Ispica. Ad ogni modo la dominazione saracena prese fine quando tutta la Sicilia sud-orientale fu liberata da Normanni guidati da Ruggero il Normanno. Il primo documento che menziona l'abitato con il nome di Isbacha è del 1093.

L'11 gennaio 1693 Ispica fu colpita da un violento terremoto il quale rappresenta l'evento catastrofico di maggiori dimensioni che abbia colpito la Sicilia. Con un'intensità pari a 7,4 della scala Richter è stato in assoluto il terremoto più intenso mai registrato nel territorio italiano. Il terremoto rase al suolo l'intera cittadina che prima si estendeva per gran parte all'interno della Cava Ispica. La città venne quindi trasferita nella zona pianeggiante al di fuori della cava, sebbene l'antico insediamento non fosse mai del tutto abbandonato. Alcuni quartieri furono ricostruiti intorno alle chiese rimaste in piedi (seppur danneggiate) di S.Antonio e del Carmine, mentre gli altri furono costruite ex novo seguendo una struttura a scacchiera con strade larghe e dritte, secondo il tracciato di due ingegneri venuti da Palermo al seguito di don Blasco Maria Statella. La nuova Spaccaforno portò la nascita delle barocche chiese di Santa Maria Maggiore, di San Bartolomeo e la S.S. Annunziata.

La basilica settecentesca di Santa Maria Maggiore venne progettata dall'architetto Vincenzo Sinatra e vi è aggiunto un porticato con 23 passaggi che delimita la piazza. L'interno a tre navate conserva una decorazione in stucco e affreschi del 1765 di Olivio Sozzi. Ospita una statua del Cristo flagellato alla colonna che venne qui trasferita dopo essersi salvata dal terremoto e che è oggetto di particolare venerazione durante i riti della Settimana Santa.
La chiesa dell'Annunziata venne costruita dopo il terremoto a partire dal 1704, in sostituzione dell'omonimo edificio distrutto nell'antica Spaccaforno. All'interno conserva la decorazione a stucco in stile rococò e ospita alcune opere salvatesi dalle distruzioni del sisma.
La chiesa madre di San Bartolomeo venne ricostruita dopo il terremoto a partire dal 1750 e completata nel corso di un secolo e mezzo. Esternamente è preceduta da una doppia scalinata che la eleva rispetto alla piazza antistante. L'interno è suddiviso in tre navate e conserva un Crocifisso ligneo dipinto su croce lignea (sec. XV). Nelle estremità dei bracci della croce sono rappre­sentati Maria (a sinistra), Giovanni (a destra) e il pellicano in alto.
Nel 1934 il Podestà, sulla scia della politica fascista del cambio dei nomi delle città, chiese al governo il cambiamento del nome di Spaccaforno in Ispica.







S. Bartolomeo







chiesa dell'Annunziata

















Santa Maria Maggiore
















Scicli di notte,
Agrigento, la Valle dei Templi,
il ritorno,
Arrivo e villaggio,
Marzamemi, Portopalo di Capo Passero,