Il Terdoppio novarese nasce dai rilievi collinari tra Divignano, Agrate e Conturbia, tocca Suno, Vaprio, Castelletto di Momo, Dulzago, Veveri, Novara, scende pressochè parallelamente all'Agogna e, ad ovest di Trecate, è stato deviato per scopi irrigui in epoca medioevale verso il centro di Cerano, immettendosi nella Roggia Cerana. Ha una portata media di 3,7 m³/s.
Il torrente Terdoppio all'altezza del ponte della statale 32
Località Pontisella del Terdoppio
Qui le sue acque si ripartiscono in due piccoli canali: il primo va ad irrigare le campagne di Cerano, disperdendosi in una fitta rete capillare di cavi irrigatori, con un modesto scaricatore nella vallata del Ticino; l'altro si immette nel sistema idrografico terminale della Roggia Mora, ed irriga i campi del territorio di Vigevano.
Nel territorio di Sozzago, da vari fontanili (Senella, Refreddo e altri) si riforma un torrente, prima chiamato Refreddo, poi Terdoppio (lomellino), che, alla fine, sfocia nel Po. Il tratto terminale è molto interessante dal punto di vista naturalistico ed è caratterizzato da numerosi meandri con fondali sabbiosi. Alcune opere idrauliche limitano gli spostamenti dei pesci e impediscono la risalita degli stessi dal Po.
Il torrente scavalca il canale Cavour a nord di Veveri
a sinistra la "pontisella" del Terdoppio
Il Terdoppio presso il ponte della SP 2 per Cameri
Le portate massime di piena del Terdoppio, all'altezza di Novara, sono state misurate in circa 130 m³/s (durante la piena del 1951 fu misurata una portata di 150 m³/s). In tempi di piena le acque del Terdoppio novarese riempiono i modesti alvei delle Rogge Cerana e Mora, nonchè dei vari cavi da esse derivati, allagando, con notevole frequenza, campagne, abitati e strade dei comuni di Cerano, Cassolnovo e Vigevano.
I fontanili o fontane
Per completare il quadro dell'idrografia naturale nel nostro territorio, tratteremo dell'idrografia freatica che in questi terreni alluvionali dà luogo ad una estesa rete di risorgenza delle acque che segna anche un limite fisico tra l'alta e la bassa pianura, attorno ad un livello variabile da 150 m a 300 m s.l.m. Alla zona di alta pianura, asciutta ed incolta, segue la zona di bassa, fertile ed irrigata, inclinata verso il percorso del Po con maggior pendenza che altrove. Nel territorio di Veveri sono presenti numerose risorgenze ma le più conosciute sono: la Roggia di Veveri, la fontana Bini e la fontana Sciocca ( vedi anche: Le cascine veveresi).
Dalle differenze geologiche che distinguono i due tipi di pianura, ne risulta un particolare andamento di idrografia freatica, infatti le acque dei corsi d'acqua alpini e quelle delle precipitazioni nella parte di alta pianura vengono assorbite dalla cimosa alluvionale e formano una falda di acque freatiche che torna ad emergere sul limite esterno di queste alluvioni, all'incontro con il terreno impermeabile della bassa, costituendo sull'unghia del conoide, la zona di risorgenza. Le falde freatiche, che scorrono a varia profondità, sono più di una, ma è solo la superiore quella che dà origine ai fontanili.
Il livello di queste acque, nelle zone di risultiva, si trova a due o tre metri sotto le rispettive quote del piano di campagna, ma dopo le estese irrigazioni, le acque di alcune zone freatiche si sono innalzate tanto da raggiungere, al tempo dell'irrigazione, quasi il livello del suolo.
Questa zona di risorgenza, la più estesa di tutta la Pianura Padana, oltre la Sesia ha per limite superiore l'unghia del conoide dell'Agogna, tra Carpignano, Briona, Proh, Agnellengo di Momo, Cavaglietto, Cavaglio, Fontaneto, Cressa, quella del Terdoppio tra Suno, Vaprio, Castelletto di Momo e la cascina di Codemonte, mentre poi scende lungo il lato destro del conoide del Ticino il quale, però, sopraelevato com'è, si estende asciutto lungo la linea parallela al suo corso in pianura e dalla cascina di Codemonte prosegue fino a nord di Cerano, toccando Galliate, Pernate, Trecate, quindi la linea superiore attraversa il Ticino per unirsi, ad Abbiategrasso, a quella della pianura lombarda.
Nel mezzo di questa depressione non si eleva, asciutta, che una isola del Diluvium antico: quella intorno a Novara, al cui centro stà la città stessa e che si estende a sud sino alla cascina Dossi presso Vespolate e a Monticello.
Testa della fontana Bini
Depressione iniziale della fontana Bini
Percorso iniziale della fontana Bini
Quello che rimane della Roggia di Veveri
Roggia di Veveri
La Fontana Sciocca
La ricchezza delle acque freatiche ha portato fin dai tempi più antichi alla utilizzazione di questa per l'irrigazione. Il fontanile è formato dalla testa, che è una depressione di piccola profondità incisa nella porzione superiore della falda freatica, dall'asta, che è la parte che riceve lo scolo, e dal canale, che è il prolungamento dell'asta e incanala le acque per l'irrigazione.
Per le proprietà delle acque freatiche di essere relativamente fresche d'estate e tiepide d'inverno (costantemente attorno ai 10°C), anche tra i rigori invernali è possibile la vegetazione nella bassa. Queste acque infatti sono state a lungo utilizzate nelle marcite dove si manteneva sulle erbe un velo di acqua corrente che mai gela; tale pratica sembra essere stata introdotta nei secoli XII e XIII dalle comunità monastiche.
É stato calcolato dall'Est Sesia che le acque risorgive, insieme alle colature, assommano a quasi il 30% delle acque utilizzate nell'irrigazione della bassa durante la stagione estiva e il 40% nella stagione invernale.