Santiago de Compostela

Foto di Livio G. Rossetti e Anna Bojeri

Santiago de Compostela, in italiano è conosciuta come San Giacomo di Compostella, deve la sua notorietà al fatto che da oltre un millennio custodisce, secondo la tradizione cristiana, le spoglie mortali di Giacomo il Maggiore, apostolo di Gesù. Santiago de Compostela, e il famoso cammino del pellegrinaggio, è dal 1985 patrimonio dell'umanità. Le reliquie dell'apostolo sono conservate da secoli nella maestosa cattedrale costruita lungo diversi secoli, tappa finale del "cammino di Santiago di Compostela". Nel 1987 il Consiglio d'Europa ha riconosciuto l'importanza dei percorsi religiosi che attraversano l'Europa per giungere a Santiago di Compostela, dichiarandoli "itinerari di devozione europei" verso "el camino de Santiago". La Credenziale è il vero documento del Cammino. È un cartoncino piegato a fisarmonica su cui apporre quotidianamente due o tre timbri che attestino che si sta compiendo il pellegrinaggio ad limina Sancti Jacobi.

Il nome della città viene fatto derivare dall'apostolo Giacomo il Maggiore, morto e sepolto a Gerusalemme e le cui spoglie, secondo la leggenda, sarebbero giunte miracolosamente via mare in Spagna, e dal termine Compostela (in latino campus stellae); la città viene citata anche come "San Giacomo del campo della stella". Era considerata, prima del viaggio di Colombo, nel 1492, il limite occidentale della terra. In realtà è meta fin dal Medioevo di pellegrinaggi di fedeli, che la ritengono un punto centrale della cristianità. La tradizione vuole che nell'anno 813 un eremita di nome Pelayo venisse attirato da alcune strane luci a forma di stella sul monte Libredòn dove esistevano antiche fortificazioni probabilmente di origine celtica. Il vescovo Teodomiro, interessato dallo strano fenomeno, scoprì in quel luogo una tomba che conteneva tre corpi, uno dei tre aveva la testa mozzata ed una scritta: "Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomé". Alfonso II, re delle Asturie e della Galizia, ordinò la costruzione sul posto di un tempio, ove i monaci benedettini nell'893 fissarono la loro residenza. Iniziarono così i primi pellegrinaggi alla tomba dell'apostolo, dapprima dalle Asturie e dalla Galizia poi da tutta l'Europa. Venne così fondato il Santuario di Santiago di Compostela, divenuto in seguito Cattedrale e poi Basilica minore.

Diventato patrono dei cristiani iberici, San Giacomo, definito col fratello Giovanni, nel Vangelo di Marco, "figli del tuono" e "fratello di Gesù", fu creduto da parte di molti devoti di attiva partecipazione a cruenti fatti d'arme contro i musulmani e che avesse ucciso di sua mano non pochi "infedeli". Da qui il soprannome di Santiago Matamoros. Santiago fu distrutta nel 997 dall'esercito musulmano e poi ricostruita. Fu il vescovo Diego Xelmírez ad iniziare la trasformazione della città in luogo di culto e pellegrinaggio, facendo terminare la costruzione della Cattedrale iniziata nel 1075. Nel XVI secolo fu inaugurata l'Università che diede grande impulso intellettuale e che attirò, e attira tutt'oggi, molti studenti da tutta Europa e non solo.

Nella cattedrale di Santiago, martedì 4 giugno, abbiamo assistito alla "messa del pellegrino", al termine della quale abbiamo vissuto il rito del "Botafumeiro". Il botafumeiro è un grande turibolo presente nella Cattedrale di San Giacomo a Santiago de Compostela risalente al XIX secolo e utilizzato in rare occasioni. Pur essendo presente fin dagli albori del pellegrinaggio a Santiago, il botafumeiro di cui si ha notizia certa fu una gran pignatta di argento del secolo XVI, dono del re di Francia che venne in seguito rubato dalle truppe napoleoniche. L'attuale è stato fuso nel 1851, utilizzando ottone poi ricoperto d'argento. Solo recentemente il botafumeiro ha assunto la funzione che gli è propria: infatti in passato veniva utilizzato prevalentemente per coprire il forte odore emanato dai pellegrini che affollavano la cattedrale e nella quale spesso trovavano ricovero per la notte. Il botafumeiro viene fatto oscillare da personale addetto (i "tiraboleiros"): essi lo issano fino a 22 metri d'altezza nella croce della navata centrale e quindi, con un sistema di corde e carrucole, gli imprimono un moto pendolare, fino a fargli sfiorare il soffitto delle navate ad una velocità di circa 70 km/h.















































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