Itinerari turistici nella città di Novara

da a: www.hotelitaliani.it/.../Hotel-Novara.htm

Città e capoluogo di provincia del Piemonte orientale, situata nella Pianura Padana sulla direttrice Torino-Milano, a circa 11 km dal fiume Ticino, che segna il confine con la Lombardia.

L'odierna città, la cui parte ottocentesca mantiene un'impronta neoclassica, conserva notevoli monumenti nel centro storico, dov'è ancora intuibile l'impianto stradale ortogonale risalente alla centuriazione romana.

Ricordiamo il Battistero paleocristiano, costruito dal V al X secolo; il Broletto, ampia corte cinta da edifici medievali, che raduna i palazzi del Podestà (XIV-XV secolo), del Comune, o Arengo, duecentesco, e dei Paratici (XIII-XV secolo), dov'è ospitato il Museo civico, con raccolte archeologiche, d'arte e la Galleria d'arte moderna; la basilica di San Gaudenzio (XVI-XVII secolo), con campanile barocco, cupola a guglia (1888) di Alessandro Antonelli, alta 21 m, e tele di Gaudenzio Ferrari e Tanzio da Varallo; il Duomo, sempre dell'Antonelli, in tardo stile neoclassico (1869), con affreschi del XII-XIII secolo nella parte più antica.

Per la prima parte seguiremo l'itinerario che tocca il centro della città con i principali monumenti. Poi esamineremo altri punti interessanti della città, anche in zone periferiche.

Partendo dalla piazza Cavour e seguendo il primo tratto del corso omonimo, entreremo nel centro storico della Città. Alla destra, là dove ha inizio il Baluardo Quintino Sella, vi sono le parti recuperate delle antiche mura della città.

CORSO CAVOUR

Questa importante strada, che percorre il centro della città seguendo il tracciato del cardo massimo romano, prende il nome dal monumento al conte Camillo Cavour, opera marmorea del novarese Giuseppe Dini (1863) che dal 1869 domina il largo posto al termine della via.

Anticamente si chiamava corso di Porta Sempione: nel 1857 Alessandro Antonelli ne propose l’allargamento con l’aggiunta di portici, che dalla Croce Bianca (angolo delle Ore) dovevano correre sul lato orientale fino alla piazza e alla stazione. Vi si affacciano, fra eleganti negozi e case d'abitazione, alcune belle costruzioni dalle classiche linee settecentesche e la chiesa del Monserrato, con interni barocchi.

Risalendo, a destra, la via Gaudenzio Ferrari, giungeremo alla Basilica di San Gaudenzio.

http://www.comune.novara.it/citta/monumenti.htm
http://www.novaraweb.net/monumenti.html
http://www.paesionline.it/novara/itinerari_escursioni_novara.asp

Basilica di San Gaudenzio


Il progetto della basilica novarese fu affidato all’architetto Pellegrino Pellegrini, detto il Tibaldi; i lavori ebbero inizio nel 1577, e furono completati nel 1659.

All’interno, nello scurolo di Francesco Castelli, è custodito il corpo di S. Gaudenzio, patrono della città, mentre nella cappella della Natività è conservato un famoso polittico di Gaudenzio Ferrari (1516 ca.). All’esterno sorgono il campanile settecentesco di Benedetto Alfieri e la cupola di Alessandro Antonelli (1844 - 88), alta circa 121 metri, su cui svetta dal 1878 la statua del Salvatore, opera dello scultore Pietro Zucchi.

Uscendo dalla chiesa, pochi metri in avanti, potremo vedere le parti esterne di casa Bossi, mentre, attraverso la via San Gaudenzio, giungeremo al Palazzo Bellini, sede storica della BPN e teatro della rinuncia al trono di Carlo Alberto.

Casa Bossi-Desanti

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Nel 1857 Luigi Desanti acquistò una casa settecentesca con giardino per costruirvi la sua nuova residenza. Il nuovo proprietario, poco dopo l'acquisto, iniziò lavori di ampliamento e modifica affidandoli a Alessandro Antonelli e, nel 1859, la casa assunse la nuova fisionomia secondo un progetto di straordinaria innovazione. Esiste un documento notarile, redatto nel 1864, che descrive in modo dettagliato l'edificio dopo gli interventi dell'architetto novarese.

Nel 1865 vennero intrapresi nuovi lavori: furono definitivamente abbattuti i vecchi corpi di fabbrica e fu ultimato il prolungamento sulla via aperta per l'accesso diretto sul recente baluardo di epoca spagnola. Da quel momento furono iniziati i lavori necessari per la rifinitura della facciata laterale, prospettante direttamente sulla nuova strada. Alla morte di Luigi Desanti, la casa passò agli eredi e, nel 1880, da questi ultimi al cav. Carlo Bossi, dal quale la ereditò il figlio Ettore, collezionista e mecenate novarese.

Divenuta proprietà del Civico Istituto Dominioni alla morte di Ettore Bossi nel 1851, la casa attualmente appartiene al Comune di Novara.

Casa Bossi - Desanti, si mostra nella vasta produzione di Antonelli tra le realizzazioni più significative; essa appare come la sintesi di tutti gli indirizzi tecnici e formali sperimentati dall'architetto.

Singolare è la sua tipologia e il suo rapporto con le preesistenze: Alessandro Antonelli, riutilizzando solo in parte il costruito già esistente, rinnovò con quest'opera il tema della casa signorile fondendo le tipologie del palazzo urbano e della villa di campagna, così come suggerito dalla posizione stessa del fabbricato, situato sui baluardi all'epoca aperti sulla campagna novarese.

La parte centrale della facciata è differenziata dal resto della superficie da un pronao, suddiviso in cinque parti da sei colonne, e terminante con un grande timpano triangolare. Il piano terra è intervallato da lesene che rompono la monotonia della facciata, e dalle porte affiancate da paraste. É separato dal primo piano per mezzo di una grossa fascia decorata da metope, fregi e triglifi e da un cornicione.

Il primo piano è caratterizzato da quattro balconcini protetti da una balaustra di snelle colonnine, ripetuta nel parapetto del pronao. Internamente gli ambienti sono suddivisi da due tipi di scale: una principale, ampia e maestosa, per i transiti di gente importante, e una più piccola di servizio, non visibile dall’esterno e collegata alla cantina e al sottotetto. Particolare è anche la tecnica costruttiva che non prevede solo muri portanti, all’interno della casa, ma anche pilastri e colonne disposte su di un reticolo a schemi geometrici costanti; la struttura è completata dalle coperture ad archi e volte.

La decorazione esterna di Casa Bossi è ottenuta mediante la variazione dello spessore del materiale che costituisce una tecnica a chiaroscuro, fatta di luci e ombre che danno tonalità e nobiltà all’edificio. La decorazione interna è invece realizzata con dipinti di vari colori, a soggetti naturalistici come cieli azzurri, reticoli o griglie di giunchi e fiori di vario genere.

Non si hanno molte notizie storiche riguardanti la settecentesca Casa Bossi: il primo documento risale al marzo del 1848 e vi è allegato anche un disegno dell’edificio, in cui è presente un giardino a forma di "L". Il secondo documento rivela invece il passaggio della proprietà della casa dalla famiglia Desanti, cui originariamente apparteneva, alla famiglia Bossi. La casa fu progettata dall’Antonelli, attento a inserirla perfettamente nel quadro urbanistico di Novara, attraverso il giardino e l’imponente facciata ovest che si presenta come una "quinta teatrale" a chiusura della via Pier Lombardo.


PALAZZO BELLINI

L'edificio si erge in via Negroni n. 12. Anticamente apparteneva alla famiglia Tornielli, poi passò ai Bagliotti che lo fecero restaurare nel 1680 e successivamente divenne proprietà della famiglia Bellini. Dotato all'interno di un nobile quadriportico e di ricca decorazione con stucchi e pitture, nel 1900 venne acquistato dalla Banca Popolare, fondata a Novara nel 1871. Dopo il completamento della facciata ad opera dell'architetto Luigi Broggi di Milano, a partire dal 1905 divenne la sede centrale della stessa banca.

Gli antichi e sontuosi ambienti, decorati dal pittore settecentesco Antonio Pianca, furono destinati a funzioni di rappresentanza.

E' un palazzo storico: nel 1800 ospitò Napoleone Bonaparte; la notte del 23 marzo 1849, dopo la battaglia di Novara, Carlo Alberto firmò la sua abdicazione al trono prima dell'esilio e nel 1859 l'imperatore Napoleone III vi soggiornò con il suo stato maggiore in attesa della battaglia di Magenta.


Poco più avanti vi è la Chiesa di San Marco, una volta collegata al Collegio dei Padri Barnabiti.

La Chiesa di San Marco (1607–1614)
L’edificio fu costruito su progetto di Lorenzo Binaghi per i Padri Barnabiti nel luogo dove già sorgeva la chiesetta di San Marco. Fu il Vescovo Bascapè a porre la prima pietra nel 1607. La Chiesa è costituita da un’unica navata sulla quale si aprono sei cappelle laterali, con cupola a base rettangolare. All’interno numerose opere dei secoli XVII e XVIII. Degni di particolare attenzione, per la raffinatezza d’intaglio e per la complessità compositiva, sono i confessionali ed il pulpito. La prima pietra di questa chiesa fu posata dal vescovo Carlo Bascapè, discepolo di san Carlo Borromeo, nel 1607. L'edificio era destinato all'officiatura dei Padri Barnabiti.


Il Broletto e il Museo Civico Novarese

Dai portici di piazza della Repubblica, si accede a un'ampia corte cinta da edifici medievali, che formano il complesso del Broletto, costituito da quattro edifici sorti in epoche diverse con materiali ed elementi decorativi non coerenti tra loro e disposti a quadrilatero attorno al cortile centrale.
Il palazzo del Comune, con un portico al piano terra sovrastato da un ampio salone per le assemblee pubbliche, o Arengo, decorato sulla facciata da un fregio pittorico con scene cavalleresche, risale al XII-XIII secolo. Dello stesso periodo è il palazzo dei Paratici (XIII-XV secolo), al quale nel corso del Settecento fu addossata una loggetta dalle linee semplici ed essenziali. Il palazzo del Podestà e il palazzo dei Referendari, con decorazioni in cotto alle finestre, datano invece tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo.

Nel 1356 le truppe del marchese di Monferrato occuparono la città. Gli abitanti del contado, forse convinti di eliminare in quel modo tasse e balzelli, si impadronirono dei banchi dei notai e degli archivi del Comune e distrussero tutti i documenti buttandoli nel pozzo del cortile del Broletto. Sorto su un'area pubblica, prima delimitata da siepi poi da edifici, il Broletto, cuore pulsante della città, fu anche sede delle carceri poi delle corporazioni artigiane e ospita oggi i Musei Civici.

I MUSEI CIVICI

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Il Museo Civico, situato nel Palazzo del Broletto, raccoglie affreschi sacri provenienti dalla provincia, tele del’500 e del’600 e armi rinascimentali, per le quali è stata allestita un’intera sala. Si possono ricordare i dipinti di Gaudenzio Ferrari, del Tanzio da Varallo, del Moncalvo, del Cerano, del Nuvolone e del Pianca.


La sezione archeologica ospita reperti del periodo preistorico, romano, celtico e longobardo, che riconducono ai primi albori della vita nel novarese. Tale sezione, infatti, contiene suppellettili e diverso materiale ritrovato a Novara e nelle zone limitrofe. Numerosi sono anche gli oggetti e gli ornamenti dell’epoca romana.



Uscendo dal Broletto, in Piazza della Repubblica, ci troviamo davanti il Duomo di Novara, a sinistra, lungo il portico del Duomo, si apre una stretta via dalla quale si accede al chiosco della Canonica; a sinistra, seguendo i portici, si giunge in Piazza delle Erbe.

Il Duomo Neoclassico e la Cappella di San Siro

L'attuale cattedrale neoclassica di Novara risale alla seconda matà dell'Ottocento e fu costituita dell'Antonelli, che, secondo un costume consolidato all'epoca, abbattè l'antico duomo romanico a partire dal 1854. Della precedente cattedrale a tre navate, consacrata nel 1132, resta il pregevole pavimanto in mosaico (XII sec.) del presbiterio oltre ad alcuni arredi e pitture.

Decora la navata centrale una serie di nove arazzi fiamminghi intessuti intorno al 1565 che narrano gli episodi della vita di Salomone.

Attigua alla sacrestia si trova la Cappella di San Siro, edificata nella seconda metà del XII sec. come oratorio privato del vescovo. Sulle tre pareti dell’aula sono raffigurate scene della vita di S. Siro e sulla volta il Cristo in Maestà, entrambi del XII sec.; sulla parete ad est si trova una Crocifissione dei primi del XIV sec.

Nella sagrestia inferiore, vi sono affreschi staccati del Lanino e del Giovenone; attigua alla sagrestia, la Cappella di San Siro, resto dell'antica costruzione con affreschi romanici e gotici (sec. XII-XIII). Il tesoro comprende il cosiddetto dittico dei Vescovi di Novara (sec. XIII). Di rilievo lo Sposalizio di Santa Caterina di Gaudenzio Ferrari e dipinti di Bernardino Lanino e Callisto Piazza, mentre arazzi fiamminghi del 1565-75 decorano la navata centrale.


La Canonica

Il chiostro della Canonica raccoglie una ricca collezione di reperti di grande interesse archeologico voluta nel 1813 dall'abate Carlo Francesco Frasconi con l'appoggio del Podestà del Comune, Onorato Gautieri, che collocò sotto le arcate dei portici antichi monumenti epigrafici del territorio novarese.



Museo lapidario
della canonica

Il rilievo che
rappresenta
la nave

Bassorilievo
ritrov. via
Solaroli

Sarcofago

Lastra scritta

Reperto
romano


Le lapidi provengono sia dalla città, sia dai dintorni e sono state murate nelle arcate del portico della canonica. si possono osservare lastre semplicemente scritte, are, cioè altari per il sacrificio e le offerte agli dei, sarcofagi, monumenti funebri, iscrizioni di carattere pubblico, cippi votivi, testi documentanti l'economia della città. Da segnalare una stele del I secolo in lingua celtica proveniente da S.Bernardino di Briona, un'iscrizione celtica del II secolo a.C. e il famoso rilievo della nave, bassorilievo in marmo che ricorda i primordi della Chiesa novarese. Attualmente sono esposti all'esterno i calchi mentre gli originali sono conservati al primo piano del lato nord del chiostro nel nuovo Museo Lapidario.

Il quadriportico in epoca medioevale è stato anche sede di tribunale. Sotto un olmo esistente nello spiazzo, erano affrontate cause giudiziarie.

Durante il periodo della Repubblica Cisalpina e in quello successivo del Regno Italico, la Canonica fu adibita a mercato nei giorni di lunedì, giovedì e sabato. Prima dell'arrivo in città delle truppe repubblicane francesi, le due estremità del vicolo che dà accesso alla Canonica erano chiuse di notte da due portoni. Le autorità transalpine durante la loro permanenza a Novara fecero togliere queste porte in modo che il passaggio rimanesse libero e illuminarono con dei fanali il vicolo.


Il Battistero

L’edificio paleocristiano, che sorge di fronte al Duomo, risale al IV-V sec. d.C. ed è il monumento più antico della città. All’interno del battistero, a base ottagonale, si alternano cappelle rettangolari e semicircolari; sono visibili antichi affreschi che illustrano scene dell’Apocalisse (sec. XI) e del Giudizio Universale.

Nel sottostante Battistero, edificio paleocristiano del V secolo, i restauri hanno riscoperto preziosi affreschi con scene dell'Apocalisse, probabilmente della fine del X secolo. Il Battistero è il monumento più antico di Novara, sorge di fronte al Duomo, risale al IV-V secolo d.C. e vi si accede dall'ingresso situato sotto i portici di Piazza della Repubblica.

E' un interessante edificio paleocristiano di grande valore archeologico, a base ottagonale, all'interno del quale si alternano cappelle rettangolari e semicircolari. La facciata ha tre ingressi. All’interno, protetti da cristallo, sono conservati i residui della primitiva piscina ottagonale battesimale, il pozzo cilindrico, profondo circa 9 metri e ora secco, e il canaletto di scarico.

La pavimentazione dell’interno, di cui sono rimasti resti marginali, era a formelle quadrate, esagonali o triangolari di marmi bianchi e grigio-scuri. La decorazione delle pareti interne era tutta in mosaico a soggetto floreale. Molte tesserine sono state reperite sparse tra il calcestruzzo del pavimento.

Grazie ai restauri iniziati nel 1959 sono stati scoperti preziosi affreschi che illustrano scene dell'Apocalisse, probabilmente della fine del X secolo, e del Giudizio Universale.

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Il Battistero del Duomo di Novara rappresenta un insigne monumento paleocristiano di grande valore archeologico. Non si hanno notizie precise circa la data di costruzione, ma si è ormai certi che la parte inferiore risale al V secolo. I restauri del Battistero iniziarono nel 1959 e si conclusero nel 1967, consentendo di ammirare tale monumento in tutta la sua bellezza. La pianta presenta la tipica tipologia battisteriale paleocristiana, con l’aula ottagonale ad absidi alternatamente rettangolari e curvilinee. La facciata ha tre ingressi. All’interno, protetti da cristallo, sono conservati i residui della primitiva piscina ottagonale battesimale, il pozzo cilindrico, profondo circa 9 metri e ora secco, da cui si ricavava l’acqua per il sacramento e il canaletto di scarico.

Tra i reperti antichi, portati alla luce durante i restauri, si può ammirare il monumento funebre romano dedicato dalla liberta Dossa alla matrona Umbrena Polla, databile al II secolo. Si trova in una nicchia laterale, ed era usato come deposito dell’acqua battesimale. La pavimentazione dell’interno, di cui sono rimasti resti marginali, era a formelle quadrate, esagonali o triangolari di marmi bianchi e grigio-scuri. L’originale decorazione delle pareti interne del Battistero era tutta in mosaico a soggetto floreale. Molte tesserine sono state reperite sparse tra il calcestruzzo del pavimento. Famoso ? il ciclo pittorico dell’Apocalisse giovanneo. Tale complesso è dominato da otto quadri rappresentanti i sette squilli di tromba annuncianti catastrofici flagelli che si abbattono sull’umanità atterrita.

Tra tali riquadri si può ricordare quello che raffigura l’episodio delle acque tramutate in assenzio. Nell’Apocalisse si legge che "molti tra gli uomini morirono per quelle acque". La drammaticità di tale profezia è veristicamente raffigurata negli uomini sfiniti che, in atteggiamento di estrema speranza, tentano di scampare alla morte provocata dalle amare acque del fiume. Nel ciclo pittorico, grandiosa è anche la rappresentazione di uno degli angeli, alto circa due metri, che maestosamente suona lo squillo di tromba, ad ali spiegate e a passo ritmico. Uno degli otto riquadri, posto sulla parete del tiburio, fu ricoperto, nel XV secolo da un altro grandioso affresco di ignota mano lombarda, raffigurante il Giudizio universale.

In esso alcune figure di ecclesiastici e laici dell’epoca, poste tra i beati del Paradiso, meriterebbero di essere studiate per ricavare notizie della storia locale dell’epoca. Tale ciclo pittorico è opera di un insigne maestro non individuato, forse vissuto nella seconda metà del decimo secolo. Potrebbe essere lombardo per le spiccate influenze bizantine presenti nella sua opera e per la cultura squisitamente raffinata e delicata. La potenza pittorica dell’intero ciclo rende appieno la maestosa e incantata staticità della visione apocalittica, sia la terrificante tragedia dei flagelli divini contro l’umanità, sia la liricità della sofferenza dell’anonimo artista, vivicata nell’angelo, nei diversi personaggi e nei mostri.


Piazza delle Erbe

E' denominata ufficialmente Piazza Cesare Battisti ma per i novaresi rimane piazza delle Erbe. Venne preceduta nei secoli dai nomi di piazza delle Beccherie Maggiori, piazza Nuova, piazzetta, piazza di S. Rocco, piazza della Verdura.

Cinta da case porticate, si presenta come uno spazio triangolare, il cui vertice occidentale conduce alla Piazza del Duomo. In epoca medievale lo spazio era conosciuto come "Piazza delle Beccherie Maggiori": qui erano allestiti i banchi dei beccari (cioè i macellai), dei calzolai e dei mercanti che fecero di quest’area destinata al commercio il centro della vita cittadina.

Nel 1506 la piazza fu ristrutturata, le colonne in legno e cotto sostituite con altrettante in serizzo, sino ad ottenere un assetto non dissimile da quello odierno, con file regolari di portici ad arcate a tutto sesto, retti da colonne, in parte sormontate da capitello lavorato, in parte da capitello tuscanico.

Attorno al 1230 fu acquistata dalla corporazione dei calzolai con l'intenzione di chiuderla e costruirvi alcune botteghe, ma la cittadinanza si oppose.

Fino al 1900 in piazza delle Erbe era esposto, in un'edicola di legno a due ante, un quadro di grandi dimensioni di autore sconosciuto raffigurante il novarese S. Lorenzo, prete e martire. L'edicola veniva aperta al mattino e chiusa alla sera.

Il dipinto era particolarmente venerato da erbivendoli e fruttivendoli cittadini, coloro che diedero il nome con cui ancora oggi è ricordata la piazza.

Secondo la tradizione le colonne in pietra dei portici della medioevale piazza, al lato nord, sono provenienti da Biandrate come preda di guerra, quando l'allora potente borgo, rimasto fedele al Barbarossa, fu distrutto dai novaresi schierati con la Lega lombarda.

Certo è che, secondo un documento del 1223, il portico sud della piazza fu edificato dopo la distruzione di Milano del 1162 ad opera di Federico Barbarossa.

A parere dei seguaci della geomanzia, Piazza delle Erbe sarebbe uno dei luoghi esoterici più importanti di Novara. Ampio spazio viene dato al triangolo "geodetico", il centro convenzionale della città, ovvero il punto dal quale vengono misurate le distanze chilometriche tra Novara e tutti gli altri centri urbani.

Il "cuore" cittadino, collocato nella pavimentazione in porfido della piazza, è rappresentato da una pietra di granito, di forma triangolare. All'inizio del mese di gennaio del 1992, la pietra fu rubata da mani misteriose. Il 18 gennaio ricomparve, grazie ad un prete che disse di averla ritrovata in un confessionale. La pietra venne ricollocata nel selciato ma con un orientamento diverso dal precedente.


PALAZZO BERTELLI O CASA DEL CORPO DI GUARDIA

L'edificio, eretto su progetto dell'architetto Abramo Aresi, fu inaugurato il 4 novembre 1837, giorno dell'onomastico di Carlo Alberto di Savoia.

Esso costituisce l'elegante definizione della zona ovest della piazza del Duomo, su cui prospetta la facciata dai volumi compatti e fortemente chiaroscurati dal porticato del piano terra e su cui si innesta la fuga di portici del Duomo. La gronda molto sporgente inquadra le linee sobrie delle tre aperture che si appoggiano alla fascia marcapiano, sotto la quale corre un fregio continuo decorato da trigli e metope.

Altri trofei decorano lo spazio libero fra le arcate ed accentuano le variazioni chiaroscurali. Superiormente, sotto la gronda, vi è il rilievo realizzato da Gerolamo Rusca, che raffigura la pacificazione fra le fazioni guelfe e ghibelline della città avvenuta nel 1310, voluta dall'imperatore Enrico VII. La statua superiore, scolpita da Giuseppe Argenti raffigura la città di Novara.


Il Teatro Coccia

Il teatro sorge nella zona dove già esisteva un teatro più antico, ma non ritenuto idoneo in relazione alle mutate esigenze della città. La facciata principale presenta aperture e paraste, ed i lati est, sud e ovest sviluppano un ampio portico architravato retto da colonne in granito. Internamente la sala è a ferro di cavallo, a quattro ordini che si concludono con la galleria. I palchi sono sorretti da colonnine in ghisa e sono decorati da cigni dorati.

Questo monumento testimonia la grande tradizione musicale, vanto della città di Novara. Nato sulle spoglie del vecchio teatro morelliano, eretto nella seconda metà del XVIII l'attuale Teatro Coccia di Novara venne inaugurato il 22 dicembre 1888.

L'antico progetto dell'architetto pontificio Cosimo Morelli presentava affreschi interni, il corredo fisso di scenografie, il sipario rappresentante Ercole (mitico fondatore della città) realizzati dai fratelli Galliari, in quegli anni scenografi ufficiali dei teatri e della corte torinese.

L'erezione del primo teatro della città di Novara, fu promossa dalla neo società dei palchettisti, costituitasi per questo scopo nel 1775-76. La società si auto finanziò con la vendita dei palchetti ai suoi stessi membri, mentre una parte dei fondi necessari fu prestata dal Conte Luigi Maria Torinelli da Vergano.

Esso venne inaugurato nella primavera del 1779 con il dramma in musica "Medonte re d'Edipo" e con due balli del coreografo Onorato Viganò.

Nel 1830 l'edifico fu ristruttutato dall'architetto Luigi Canonica, già autore del progetto del Teatro Carcano e del restauro del Teatro alla Scala del Piermarini e nel 1832 riaperto con l'opera "La Straniera" di Vincenzo Bellini. Negli anni 1853-1855 nelle sue vicinanze venne costruito un secondo teatro cittadino, il Teatro Sociale, con il quale si accese presto una animata competizione.

Nel 1880 il consiglio comunale acquistò i due edifici, il Teatro Sociale e il Morelli (che dal 1873 aveva assunto la nuova denominazione di Teatro Coccia) nell'intento di sostituirli con una nuova costruzione dell'architetto Giuseppe Oliverio. Il nuovo teatro sostituì, nell'immaginario dei novaresi, il precedente edificio settecentesco che venne demolito. Non deve stupire quindi che l'attuale teatro Coccia sia testimonianza dell'attenzione plurisecolare verso la musica e la cultura teatrale dei novaresi e che la sua storia non possa limitarsi ad iniziare con il 1888.

Il Teatro Coccia è il simbolo di un passato molto più antico, è la più significativa dell'evoluzione di una città che ha saputo conservare i suoi ricordi. Fra i personaggi illustri che hanno calcato le scene del Coccia, ricordiamo il grande direttore d'orchestra Arturo Toscanini e il compianto Guido Cantelli.





PIAZZA MARTIRI

L’ottocentesca Piazza Martiri della Libertà si presenta con un contorno regolare su cui si affacciano il Castello Sforzesco Visconteo a Sud, il Teatro Coccia ad Est, il Palazzo del Mercato (Palazzo Orelli) a Nord e da Ovest Palazzo Venezia che racchiudono la zona adibita a parcheggio. Al centro della piazza si erge il monumento equestre dedicato a Vittorio Emanuele II°.

La piazza è sempre stata un punto di ritrovo da dove intraprendere, a piedi o in bicicletta, l’itinerario dei portici lungo il centro città ed anche luogo ideale dove allestire fiere e mercati stagionali. L’impianto neoclassico conferisce alla piazza un grande equilibrio formale in cui spazi “vuoti” e spazi “pieni” si alternano in maniera armoniosa.

PALAZZO ORELLI

L'edificio, di semplice architettura, denominato anche Palazzo del Mercato perchè era sede del foro frumentario per la contrattazione dei grani, fu progettato dall'ingegnere Luigi Orelli nel 1816 ma venne terminato solo nel 1842.

Il palazzo è organizzato a due piani, con loggiato inferiore che corre lungo tutti e quattro i lati. La fronte principale, quella rivolta verso corso Italia, è introdotta da due rampe di scale ed è conclusa superiormente da un frontone decorato da un altorilievo in arenaria e marmo opera di Gerolamo Rusca che raffigura Il Trionfo di Cerere e Bacco.

Altre statue, scolpite da Giuseppe Argenti, dietro suggerimento di F. A. Bianchini famoso avvocato e storico novarese, decorano il vertice e gli acroteri laterali del timpano e rappresentano l'Acqua, la Terra, l'Amor Patrio.

Nella sala commerciale furono collocate le effigi di famosi economisti: Bandini, Genovesi, Pietro Verri, Melchiorre Gioia, Romagnosi. All'interno sulla parete a destra, sopra la prima rampa delle scale, è collocato il famedio delle glorie letterarie novaresi, costituito prevalentemente da lapidi iscritte.

IL CASTELLO

da http://web.tiscali.it/teses/places/no/novara.html

Il castello di Novara pare essere stato costruito su un castelliere gallico della tribù dei Vertacomocori. Ci troviamo esattamente a metà strada tra il Ticino e la Sesia, luogo di presidio delle vie Gallie. Furono i romani a fortificare questo castrum, dal quale poi sorse la città.

Si sa che molti tentativi di costruzione di castelli, sia da parte del vescovo Onorato (489), del conte Engalardo (X secolo), Francesco della Torre (1272), Matteo Visconti (1297) furono ostacolati dai novaresi stessi che poco apprezzavano l'idea di farsi dominare. Le traccie più antiche giunte fino a noi sono di un'altro Visconti, Giovanni vescovo di Novara, che mise le basi di quello che, forse, sarebbe stato il castello che oggi vediamo ancora, anche se pesantemente rimaneggiato.

Fu un castello lasciato decadere già nel 1452 quando, in seguito a attacchi ed assedi (tra cui quello di Facino Cane agl'inizi del 1400), presentava cedimenti nelle mura e nelle fortificazioni. A partire dal 1472 il castello, vera e propria piazzaforte strategica della città, caratterizzato dalla Rocchetta e dai torrioni angolari, fu interamente ristrutturato e assunse l'aspetto austero e massiccio che ancora oggi conserva. I lavori si dimostrarono efficaci ed infatti il castello resistette all'assedio dei Francesi del 1495. Durante la dominazione spagnola divenne carcere e lo fu ancora sotto la dominazione francese ma anche più recentemente, fino a circa il 1970.

Intorno al castello si distende il grande parco dell'Allea, vero e proprio polmone verde della città, oggi attrezzato secondo criteri attuali, ma che nel disegno e nella struttura, anche delle piantumazioni, riporta alla tradizione dei grandi giardini del passato. La leggenda più celebre riguardante il Castello è quella dell'esistenza di un cavallo d'oro massiccio. Si dice che il cavallo disegnato da Leonardo da Vinci sia stato fabbricato in miniatura fondendo oro per ordine di Ludovico il Moro, che fu catturato proprio nell'edificio. La statua sarebbe stata nascosta nei sotterranei per essere poi trasportata, ma nessuno ne seppe più nulla. Tra le tante leggende sul sottosuolo cittadino vi è quella di una misteriosa galleria sotto le attuali vie Cacciapiatti, Tadini e Perazzi e di una volta in mattoni sotto corso Torino.

http://www.torriste.it./86074.php

CASTELLO DI NOVARA CRONOLOGIA

Vengono organizzate quindicinalmente visite guidate ai sotterranei del Castello di Novara, con assistenza da parte di esperti speleologi del Gruppo Grotte Novara. Le visite avvengono di norma al sabato pomeriggio alle ore 14 e alle ore 15.30, con una durata di un’ora e 15. Per parteciparvi occorre prenotarsi telefonando al N° 338-7638102 chiedendo di Sonia. Il tempo di attesa previsto è di sei mesi, i partecipanti verranno chiamati telefonicamente alcuni giorni prima della visita. Il percorso nei sotterranei non è illuminato e non sempre agevole. L’organizzazione mette a disposizione casco con illuminazione elettrica, tuta, accompagnatori e guide qualificate. I partecipanti sono coperti da assicurazione. Munirsi di vestiario e calzature adeguate. Viene richiesto un parziale rimborso spese.


Alla fine del Corso Italia si trova la Barriera Albertina, ultima porta della città rimasta intatta e costituita da due costruzioni simmetriche, ad un solo piano, che si fronteggiano.

Presentano un corpo quadrangolare e sono arricchite da un pronao esastilo di ordine gotico coronato da un timpano. I prospetti sono decorati con statue allegoriche raffiguranti virtù o attività civiche. Progettati da Antonio Antonelli, dedicati a Carlo Alberto di Savoia e inaugurati nel 1837, i due edifici gemelli della Barriera erano destinati originariamente a sedi della Guardia e del dazio al termine della strada regia proveniente da Vercelli, ora viale XX Settembre.

Lungo questo viale alberato sono da segnalare casa Bottacchi, decorata con il cotto dell'omonima fornace ottocentesca novarese, e casa Fiorentini, all'angolo con viale Dante, in elegante stile liberty.


Altri monumenti e luoghi da visitare

La chiesa di Sant'Eufemia, in via Magnani Ricotti 15, venne ricostruita a partire dal 1666, su commissione della Confraternita omonima, secondo le Instructiones di Carlo Borromeo e completata nel 1698.Rappresenta uno degli edifici sacri esemplari della Controriforma. La chiesa, con annessa la confraternita di San Defendente, poi aggregata alla SS. Trinità dei Pellegrini di Roma, possiede un'elegante facciata concava, costruita tra il 1694 e il 1698.

Partita in fasce orizzontali da cornici aggettanti, ha al centro un protiro sostenuto da snelle colonne e sormontato da una grandiosa finestra, sopra la quale si erge un timpano ad arco ribassato. E' organizzata con transetto e coro ad una sola navata e contiene opere pittoriche di buon livello e ottimi intagli lignei. Fra i dipinti sono da segnalare: la tela di G. Pianca Martirio di un Santo datata 1745, quella firmata da Sant'Agostino e datata 1677 raffigurante l'Assunta fra Santi, il dipinto seicentesco di Bartolomeo Vandoni raffigurante Sant'Omobono e l'affresco quattrocentesco collocato nel coro.

Gli intagli arricchiscono il pulpito di forme barocche, eseguito fra il 1682 e il 1683 dal novarese A. F. Vallo e il coro, dagli accenti rococò, scolpito da G. Olivarez da Corbetta e da P. Barengo di Magenta e messo in opera nel 1775. L'arredo della chiesa è completato da monumenti funebri marmorei: quello del conte Giuseppe Tornielli Brusati, scolpito nel 1843 da Antonio Bisetti, quello del cardinale Giovanni Cacciapiatti e quello del vescovo galliatese Giacomo Scotti.


Piramide Ossario della Bicocca

Costruita in memoria dei caduti dell'esercito piemontese nella battaglia del 23 marzo 1849 contro le forze austriache. Il sobborgo della Bicocca, alla periferia sud di Novara, fu teatro, il 23 marzo 1849, di una decisiva battaglia tra gli eserciti piemontese e austriaco culminata con la sconfitta dell'armata sabauda e con l'abdicazione di re Carlo Alberto a favore di Vittorio Emanuele II: l'evento costituì un punto di svolta nel Risorgimento italiano.

La battaglia è ricordata da un singolare edificio inaugurato nel marzo 1879, la Piramide Ossaria (in corso XXIII Marzo), che conserva la memoria dei caduti sul campo. Nel 1910 fu collocato nell'interno il trittico scolpito da Carlo Cantoni con le effigi in bronzo di Carlo Alberto e dei generali Perrone e Passalacqua. Nella zona è in costruzione il Parco della Battaglia.

Collegato alla Battaglia della Bicocca è l'incontro tra il nuovo Re Vittorio Emanuele II e il comandante austriaco in un cascinale di Vignale e la firma dell'armistizio.



Chiesa di Ognissanti

http://www.provincia.novara.it/cultura1/cultura/pubblicazioni/pievi/novara.htm

L'antica chiesa di Ognissanti sorge sull'angolo di vicolo Ognissanti e via Silvio Pellico, nel centro storico della città. Le sue origini sono remote, è già ricordata nel 1124, al tempo di Litifredo, fra le chiese cittadine il cui clero è dispensato di recarsi presso la cattedrale per le preghiere del mattino durante le feste principali. Viene poi citata nel 1132 fra i beni confermati al vescovo da Innocenzo II. Si presenta a tre navate, di quattro campate ciascuna, con abside semicircolare, dotata di un elegante tiburio ottagonale illuminato da monofore e bifore.

All'interno sono visibili alcuni affreschi, fra i quali una Madonna del Latte attribuita, dalla critica, a Giovanni de Campo, risalente alla metà del XV secolo. Esternamente la muratura dell'edificio è in mattoni disposti in corsi regolari, eleganti archetti pensili che poggiano su mensoline variamente decorate in cotto, decorano la parte sottostante della grondaia. Nel corso degli anni cinquanta, l'antico edificio religioso ha subito un'importante restauro strutturale tanto da modificare gli adattamenti avvenuti nel XVIII secolo e ricondurlo all'aspetto originale romanico.

La Chiesa D’Ognissanti venne forse edificata nella prima metà del XII secolo, e si trova tra il vicolo Ognissanti e la via Silvio Pellico, nei pressi del collegio Carlo Alberto.

La pianta è a tre navate, formate ciascuna da quattro campate, e presenta un transetto che non sporge, la cupola e l’abside semicircolare. I restauri, compiuti negli anni cinquanta hanno messo in luce le forme romaniche della chiesa, eliminando ogni traccia dei precedenti adattamenti barocchi. All’interno la decorazione è costituita da affreschi di cui oggi restano solo pochi frammenti, tra i quali è significativo ricordare quello raffigurante la Madonna del Latte, risalente al XV secolo.

Esternamente la chiesa è ornata da archetti pensili che scorrono sotto la gronda del tetto, poggianti su piccole mensole in cotto di diversa sagomatura. La muratura è formata da mattoni disposti in modo regolare. L’elemento architettonico di maggior rilievo è rappresentato dalla cupola, collocata su un alto tiburio ottagonale che riceve luce da monofore, a volte appaiate.


Il Collegio Gallarini che attualmente ospita il conservatorio Guido Cantelli, è ubicato fra le vie Dominioni, Gallarini, Solaroli e largo Bellini. L'edificio si deve alla generosità di Antonio Maria Gallarini che destinò parte dei suoi beni alla costruzione di un collegio per giovani studenti.

Si utilizzò un edificio settecentesco detto "ospedale degli spagnoli" sistemato e ampliato in più riprese fra il 1841 e il 1844 su progetto dell'ingegnere Stefano Ignazio Melchioni.

Il collegio è costituito da un corpo centrale quadrangolare con cortile interno, suddiviso da una bassa manica longitudinale e da un corpo che si protende verso ovest con facciata timpanata.

L'aspetto attuale venne impresso dagli interventi decorativi del sacerdote galliatese Ercole Marietti, architetto dilettante, rettore del Collegio dal 1854 al 1905. L'architettura risulta particolarmente interessante grazie all'uso di decorazioni in cotto, che sono inserite nelle facciate unitamente a materiali di recupero e delle tegole colorate che ravvivano la copertura del tetto.


PALAZZO CACCIAPIATTI - FOSSATI

L'edificio, costruito tra il 1670 ed il 1674 per iniziativa del cavaliere Luigi Cacciapiatti, presenta una struttura a "U". É la sede principale del Tribunale di Novara, in Via Pietro Azario n. 5. La casata costituisce una delle antiche discendenze della famiglia Caccia risalente al sec. XIII, ciascuna delle quali ha assunto titolo aggiuntivo dai feudi di cui era investita dai vari principi, o da qualche carica d'onore ricoperta da un suo appartenente per virtù o prerogativa: Giovanni Pietro Caccia, denominato del Piatto fu il primo che lasciò nel 1441 a Giovanni Bartolomeo uno dei suoi figli il cognome Cacciapiatti.

Lo stemma di questa famiglia consiste in uno scudo fasciato di rosso e di argento e sopra il cimiero porta un cane levriero che innalza una spada sulla cui punta è infilzata una lingua in rosso con il motto Sic lingua fallaci.

L'architettura dell'edificio rivela preziosità negli stucchi che decorano le aperture e negli affreschi interni, settecenteschi, attribuiti al Legnani.

La dimensione ed il numero degli ambienti testimoniano le possibilità economiche ed il rango sociale del proprietario. Un portico a colonne di granito circonda il cortile; dove sono attualmente due ali di fabbricato, aggiunte in epoca recente, vi era un giardino.

All'interno sono presenti alcuni affreschi del Degiorgi. In questo palazzo si fermò nel 1789 Vittorio Amedeo II per le nozze del figlio Vittorio Emanuele duca d'Aosta con l'arciduchessa d'Austria Maria Teresa.

Nel 1799 vi prese alloggio il principe Suvorow, generalissimo dell'esercito russo, nel tempo della campagna in Italia contro l'esercito francese al comando delle truppe della II^ coalizione contro Bonaparte. Nel 1800 nel palazzo fu stabilito il quartier generale dell'esercito francese comandato dal maggior generale Berthier. Nel settembre del 1828 vi furono ospitati i sovrani sabaudi.


PALAZZO NATTA

Il Palazzo Natta Isola, attuale sede della Prefettura, risale al secolo XVI ma venne ripreso nel secolo XVIII, alla fine del XIX e nel XX, quando venne alzato di un piano e decorato dal Degiorgi.

Presenta i motivi di maggior suggestione nell'alta torre dalla struttura in mattoni e nel cortile interno, dai caratteri cinquecenteschi, arricchito da un portico architravato con fregio continuo, con colonne doriche e finestre timpanate.

Secondo una curiosa ipotesi formulata dallo storico Amleto Rizzi, la torre ha l'aspetto caratteristico di un deschetto da ciabattino. La scelta architettonica sarebbe non casuale ma voluta, per celebrare una delle corporazioni storiche novaresi. Novara, fino ai primi decenni del Novecento, era detta "Città dei Sciavatin" onorandosi di avere tra le sue più antiche istituzioni l'Università dei Calzolai, vecchia di secoli, che nel corso della storia giocò un ruolo importante nella vita politica, economica ed assistenziale cittadina.

Nel 1870 il Comune decise di trasportare sulla torre l'orologio posizionato sul campanile della chiesa di S. Carlo, che sorgeva di fronte al Municipio. Il campanile basso non permetteva che i quadranti dell'orologio fossero visibili da tutte le zone cittadine.

Vennero inoltre collocate anche due grosse campane, entrambe distrutte nel 1941. A partire dal 1873, gli orologi cittadini erano regolati, ogni mezzogiorno, su quello della Torre di Palazzo Natta.



CASA DELLA PORTA

Un esempio di palazzo di civile abitazione, della fine del XV secolo e dei primi anni del XVI, è Casa della Porta, situata in via Canobio, e attualmente proprietà della Banca San Paolo di Torino. Venne ampiamente restaurata negli anni 1920-30 dall’architetto Carlo Nigra, e i restauri hanno fatto luce anche sulla storia di questo palazzo. Il nucleo primitivo è costituito interamente da materiale frammentario romano, usato nelle costruzioni risalenti al 1000. Un esempio sono i cilindretti di terracotta usati per rialzare i pavimenti delle stanze da scaldare. La casa assunse il suo aspetto attuale nel XIV secolo e, all’inizio del XV, il cardinale Arcidino della Porta acquistò l’edificio per farne sua residenza, e da allora è rimasta la denominazione di Casa della Porta. Il costruttore potrebbe essere il novarese Bartolino di Maestro Giovanni da Novara, ma non si ha alcuna certezza data la mancanza dei documenti storici relativi all’edificio.

Il tetto della casa è a falde, in legno come quello originario. Sotto il tetto si possono ancora vedere i buchi delle mensole di legno, utilizzate per sorreggere la gronda. Al primo piano spiccano tre grandi finestre ad arco acuto incorniciate dalle decorazioni in laterizio cotto stampato, applicate su una muratura di mattoni a vista. Sono interessanti gli stemmi incastonati nella ricca decorazione laterizia che inquadra tali finestre: in quelle a destra vi è lo stemma della famiglia Della Porta, sormontato da un cappello cardinalizio e dalle iniziali gotiche C.P. (Corrado della Porta). Nella finestra centrale domina, invece, lo stemma raffigurante il biscione visconteo, del casato della moglie di Ardicino e di chi governava Novara nello stesso periodo.


LA STAZIONE FERROVIARIA

La stazione ferroviaria di Novara, eretta nel 1854, mantiene ancora oggi le sue forme rigorose, scandite in tre corpi rilegati dalla sequenza delle arcate del piano terra. Grazie alle aperture dalla cadenza uniforme, l'edificio presenta ritmi verticali regolari, mentre le rilegature orizzontali sono affidate alle fasce marcapiano e alle ampie gronde sporgenti. Sotto le indicazioni dell'architetto Paolo Rivolta, per la festa dell'inaugurazione, venne realizzata un'arena posticcia, dipinta da Pietro Bazzi e da Giovanni Zanolo, arricchita da statue e immersa in un vasto finto giardino. L'area verde divenne reale nella sistemazione odierna: lo spazio antistante la facciata della stazione è trattato a giardino e arricchito dalla statua bronzea di Giuseppe Garibaldi e dal monumento alla mondina di Edmondo Poletti.


L'ABBAZIA DI SAN NAZZARO

Su una collinetta alla periferia sud-est della città, presso il Colle della Vittoria in Viale Curtatone, accanto al cimitero, vi è la chiesa con annesso convento di San Nazzaro della Costa.

La chiesa, costruita fra il 1441 e il 1470, venne in parte ristrutturata in epoca successiva con consistenti lavori di ampliamento e di rifacimento di un antico oratorio delle Clarisse, documentato fin dal secolo XII.

Il nucleo originario venne ingrandito verso est con il maestoso spazio del presbiterio, con la nuova abside rettangolare e, verso nord, con le tre cappelle. Successivamente si aggiunsero le cappelle di destra e si aprirono le grandi finestre decorate dalle cornici in cotto.

All'interno della chiesa, con struttura ad aula unica scandita da grandi archi trasversali e cappelle laterali, un'interessante Crocifissione è affrescata nella zona absidale.

Di notevole rilievo l'Annunciazione, della fine del XV secolo e attribuita al giovane pittore lombardo Bernardino Zenale, che un recente restauro ha riportato alla luce sull'arco della seconda cappella a destra.

Altri musei

Novara possiede la più bella e preziosa raccolta zoologica del Piemonte nel Museo Faraggiana. Tale collezione comprende circa 300 esemplari di mammiferi, 640 di uccelli e 130 fra rettili, anfibi e pesci di tutto il mondo. Si possono ammirare anche pelli, corna e trofei di mammiferi nostrani ed esotici, come le teste e le corna di rinoceronte nero. Si aggiungano poi alcuni reperti fossili e mineralogici, oltre a un erbario di recente donazione.

Infine è significativa la collezione Etnografica del Museo Ferrandi che comprende più di un migliaio di oggetti, raccolti da Ugo Ferrandi durante i suoi viaggi in Eritrea e Somalia, risalenti al periodo tra il 1886 e il 1920. I cittadini novaresi hanno poi arricchito la collezione donando oggetti provenienti da altre regioni africane, americane e dell’Estremo Oriente.