La chiesa parrocchiale, la cui facciata appare incompiuta, sorge su un'altura che domina il paese, sui resti dell'antico edificio pievano risalente al IX secolo e già dedicato a San Giuliano Martire.
Documenti che riportano a quest'importante sede pievana sono già rintracciabili in un "diploma" di Berengario del 17 novembre 919 al vescovo di Novara, ove si consente di tenere un mercato settimanale e una fiera annuale nella data del 24 ottobre, giorno della "traslatio" di San Giuliano.
Originariamente la chiesa era a tre navate con abside orientata: ora dopo la ricostruzione avvenuta tra il XVIII ed il XIX secolo, si presenta a navata unica con abside semicircolare e cappelle laterali voltate a botte.
Dell'antico edificio rimangono soltanto alcuni frammenti di capitelli del IX e X secolo, murati nella nuova costruzione: uno presso l'ingresso e l'altro adiacente lo spigolo della sagrestia.
Il maestoso campanile, risalente all'XI secolo, è collocato nella parte più elevata del colle, tanto da sembrare ancora più slanciato; è scandito da sei specchiature decorate da archetti pensili a gruppi di tre separati al centro da lesene.
Le aperture di mezzo hanno l'archivolto contornato da una ghiera, sono monofore nella parte inferiore e bifore in quella superiore.
All'interno di particolare pregio sono gli affreschi che decorano la cappella della Madonna del Rosario, opera di Lorenzo Peracino, che raffigurano i 15 Misteri del Rosario ed i santi Domenico e Caterina e un antico affresco sulla controfacciata d'ingresso sinistra.
Sotto il presbiterio trova posto un settecentesco scurolo ove, in un'urna d'argento e cristallo, sono conservate le spoglie di San Giuliano.
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