Il Regno Hascemita di Giordania è uno Stato del Vicino Oriente che confina a nord con la Siria, a nord-est con l'Iraq, a sud-est e a sud con l'Arabia Saudita, a sud-ovest è bagnata dal Mar Rosso, a ovest con Israele, il territorio palestinese della Cisgiordania e il mar Morto. A dirla brevemente, si trova nel bel mezzo di uma terra martoriata da numerose guerre di tutti i colori, à una terra con etnie e religioni diverse e molte volte in lotta tra di loro. È indipendente dal 1946 e la sua forma di governo è la monarchia costituzionale.
Situata nella regione della Mezzaluna fertile, la Giordania è in gran parte costituita da deserti e ampi altopiani. Si può dividere in tre zone principali: la Valle del Giordano, l'altopiano della Transgiordania e il deserto. L'altopiano corrisponde alla zona dove sono situati i principali centri urbani, come Amman e Kerak, ed à il luogo di maggior interesse turistico vista la presenza dei più importanti siti archeologici come Jerash, Kerak e Petra. La regione desertica occupa circa i due terzi del Paese; in questa zona, si trova il Wadi Rum, dove trascorreremo l'ultimo dell'anno e il primo giorno del 2000. Il più alto monte della Giordania è il Jebel Umm al-Dami, di circa 1830 m., al confine con l'Arabia Saudita, ma il più famoso è il Monte Nebo che domina la foce del Giordano e il Mar Morto e dalla cui sommità Mosè vide la terra promessa e il luogo dove morì.
L'unico fiume è il Giordano, da tempo conteso con Israele, che sfocia nel Mar Morto. Lo sbocco meridionale sul mar Rosso ha come porto principale Aqaba.
La popolazione della Giordania è composta da arabi giordani (55% circa), da arabi palestines" (circa il 40%), arrivati
in conseguenza delle guerre arabo-israeliane del 1948 e del 1967. Il restante 5% della popolazione è composto da circassi, armeni, ceceni, curdi e libanesi arrivati durante e dopo la guerra del 2006. La lingua ufficiale è l'arabo, ma l'uso dell'inglese è molto diffuso. Entrambe le lingue sono obbligatorie nelle scuole pubbliche e private. Il francese è insegnato in alcune scuole ma non è obbligatorio. L'armeno e le lingue caucasiche sono diffuse tra i membri delle ricordate minoranze. La maggioranza assoluta della popolazione è composta da musulmani sunniti ma sono presenti greco-ortodossi, cattolici, ortodossi-siriani, copti, armeni apostolici e protestanti con una piccola minoranza drusa nella città di Zarqa.
Amman è la capitale e la più popolosa città della Giordania; il sito è posto ad un'altitudine fra 1.029 m sul livello del mare e 773 metri. La città è stata costruita sui sette colli, ma oggi si estende su una superficie di diciannove colline che prendono il nome di Jabal, ben visibili dalla Cittadella. Il sito è molto antico e risale al Neolitico, intorno al 6500 a.C. Nel XIII secolo a.C. Amman fu dominata dagli Ammoniti, successivamente dagli Assiri, dai Persiani e poi dai Greci, durante la dominazione dei quali fu chiamata Philadelphia da Tolomeo II. Successivamente divenne una città del regno di Nabatea. Conquistata dai Romani divenne una delle dieci città della Decapoli.
A causa di numerosi terremoti e disastri naturali, Amman rimase niente più di un piccolo villaggio fino all'anno 1887, quando arrivarono al governo i Circassi, i quali decisero di costruire una linea ferroviaria tra Damasco e La Medina, passante per Amman, in modo da facilitare il pellegrinaggio annuale verso La Mecca.
Nel 1921 Amman fu scelta come sede del governo per la creazione degli Emirati di Transgiordania e successivamente come capitale del regno hashemita del Giordano. Rimase una piccola città fino al 1948, quando ebbe inizio un afflusso di rifugiati palestinesi causato dalla creazione dello Stato di Israele in una parte della Palestina storica. Il governo giordano partecipò in quella occasione alla prima guerra arabo-israeliana. Nel 1967 si registrò una seconda ondata di profughi in corrispondenza dell'occupazione da parte di Israele dei rimanenti territori palestinesi, dopo la Guerra dei Sei Giorni di nuovo persa dalla Giordania.
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Con il nome Castelli del Deserto sono conosciuti tre castelli della Giordania, due dei quali costruiti nell'VIII secolo dagli Omayyadi nei pressi dell'attuale confine con l'Iraq. I tre castelli erano più palazzi che fortezze vere e proprie, poichè gli Omayyadi erano stati in origine mercanti beduini e volevano apparire come "principi del deserto" agli occhi dei beduini, loro preziosi alleati. Tuttavia gli Omayyadi costruirono solo due di questi tre castelli, come detto, poichè il terzo fu costruito verso il I secolo a.C., quando i Romani conquistarono la Giordania guidati da Pompeo; il castello fu successivamente abbandonato e intorno all'VIII secolo ricostruito dagli Omayyadi.
Qasr al-Azraq ("Castello blu"), o Castello del Walid, è una grande fortezza ubicata nelle vicinanze della città di Azraq, circa a 100 km. da Amman. Il suo valore strategico derivava dalla vicina oasi, unica fonte d'acqua in una vasta regione desertica. Gli antichi Romani furono i primi a fare un uso militare di questo sito. Esso assunse la forma attuale dopo una vasta ristrutturazione realizzata dagli Ayyubidi nel XIII secolo, utilizzando la pietra di una locale cava di basalto che rende il castello più scuro rispetto alla maggior parte degli altri edifici della zona.
Più tardi, è stato utilizzato dalle forze armate dell'Impero ottomano durante il periodo in cui esso governò quell'area (XVII-XX secolo). Durante la Rivolta Araba, T.E. Lawrence basò la sua attività qui nel 1917-18. Il castello ha una forma pressochè quadrata, con circa 80 metri di lato. Le mura perimetrali racchiudono un ampio cortile al centro del quale è situata una piccola moschea che risale ai tempi degli Omayyadi. Ad ogni angolo del muro esterno vi è una torre. L'ingresso principale è composto da un unico massiccio battente in lastra di granito, che porta ad un vestibolo. Anche se molto pesante, questa porta di pietra può facilmente essere spostata, grazie ai cardini lubrificati da olio di palma.
Qasr al-Kharana è una costruzione fortificata, sita nel deserto, a circa 60 km a SE di Amman. Fa parte di un gruppo di costruzioni, edificati forse per il controllo del territorio e dei punti d'acqua ma che funzionarono anche come residenza estiva di vari califfi omayyadi. Il Qasr al-Kharana ha pianta quadrata, è rivolto verso sud e ha una corte interna. La costruzione non sembra fosse finalizzata a prioritari compiti militari, ma sembra che funzionasse più che altro come residenza di caccia.
Il Castello di Amra (Qusayr Amra) è il più famoso dei tre, pur essendo il più piccolo. Del castello non rimane molto, poichè nella zona si creano continuamente piccole trombe d'aria, le quali hanno seppellito gran parte del monumento. Gli scavi hanno permesso di riportare alla luce il pozzo, profondo oltre quaranta metri, e alcune stanze contenenti gli affreschi più vari e provocatori per la cultura islamica, che vieta di raffigurare esseri umani o animali. Nel bagno sono presenti donne nude intente a lavarsi sotto la protezione di un angelo, che scaccia un guardone.
Nella stanza principale del palazzo si trova l'affresco più importante a detta degli studiosi: suonatori di flauto si alternano a danzatrici vestite di abiti sontuosi. Poco sappiamo della storia del castello: fu costruito nell'VIII secolo dagli Omayyadi, come il Castello di Haraneh, e molto probabilmente fu abbandonato dai sovrani nel 750, poi usato come riparo per i beduini, che con i loro fuochi hanno danneggiato i mosaici, ed infine riscoperto nel corso del Novecento.
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Jerash, Gerasa nell'antichità, si trova a 48 chilometri a nord di Amman verso la Siria. I primi abitanti arabi-semitici che abitavano nella zona durante il periodo pre-classico del primo millennio a.C., nominarono il loro villaggio Garshu. I Romani successivamente hanno trasformato Garshu in Gerasa. Più tardi, il nome si trasformò nel Jerash arabo.
La città è situata sulle rive del Wadi Jerash, che fa parte del bacino idrografico del Giordano, e prospera grazie al fertile terreno agricolo circostante. Il primo insediamento di una certa importanza avvenne ad opera dei Greci dopo la conquista operata da Alessandro Magno; tuttavia Gerasa divenne veramente importante solo con l'avvento dei Romani. Gerasa fece parte di un sodalizio commerciale e militare assieme ad altre nove città denominato Decapolis, che la fecero espandere. Nel corso dei due secoli successivi, Gerasa strinse rapporti commerciali coi Nabatei e grazie ai profitti del commercio e alle ricchezze dell'agricoltura, la città divenne ricca e fiorente. Nel I secolo d.C., la città venne ridisegnata e assunse il classico aspetto del modello romano: una strada colonnata principale in direzione nord-sud (cardo massimo) intersecata da due strade orientate in direzione est-ovest (decumani).
Dopo che l'imperatore Traiano, nel 106, aveva annesso il regno nabateo, a Gerasa affluirono molte ricchezze e molti edifici furono abbattuti per essere sostituiti da altri ancora più imponenti. L'opera continuò anche durante il governo di Adriano che, nel 129, visitò la città, ed in suo onore a sud della città venne edificato un Arco di trionfo. Dopo la distruzione di Palmira, nel 273, iniziò una lenta decadenza che continuò sino alla metà del V secolo. Nei primi anni dell'era cristiana, si ebbe un nuovo periodo di splendore, con la costruzione di edifici religiosi. E ancora sotto l'imperatore Giustiniano (527-565) furono erette sette chiese, anche se si fece uso in buona parte delle pietre provenienti dai templi e santuari romani.
La conquista araba del 636 accentuò la decadenza e poi, il devastante terremoto del 747, determinò il declino definitivo di Gerasa, la cui popolazione si ridusse ad un quarto di quella originaria. Nei secoli successivi, ad eccezione dell'occupazione da parte dei Crociati, nel corso del XII secolo, la città fu completamente abbandonata.
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Ajlun è una cittadina situata nei pressi di una valle molto fertile e ricca di vigneti e di foreste. La costruzione principale della città è il celebre castello, uno dei maggiori esempi di architettura militare araba. Esso sorge a 3 km da Ajlun, su una montagna alta 1.250 m, dalla quale è possibile vedere la valle del fiume Giordano e i monti della Galilea.
La storia del castello s'interseca con quella della città: nel 1184 l'emiro Izz al-Din Usama volle far costruire un baluardo per porre sotto il proprio controllo l'itinerario stradale che univa Damasco all'Egitto. Inoltre l'emiro voleva anche che qualcuno vigilasse sui vicini giacimenti di ferro, temendo che i crociati potessero impadronirsene. Nel 1214 Izz al-Din Usama morì e il castello fu ampliato con l'aggiunta di una quinta torre e di una porta d'ingresso più possente. La fortezza fu in gran parte distrutta durante l'incursione mongola del 1260, per poi essere ricostruita dal sultano mamelucco Baybars. Fu poi abbandonata all'inizio del XVII secolo e riscoperta nel 1812, ma fu restaurata solo negli anni sessanta del secolo scorso. Il castello è circondato da un ampio fossato e aveva un ponte levatoio oggi sostituito da una passerella, che conduce all'ingresso.
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Dirigendosi verso nord in direzione del confine siriano, si incontra Irbid anticamente conosciuta come Arabella, sede di due musei archeologici ed è un punto di partenza per escursioni nella parte alta della Valle del Giordano e per visitare i numerosi siti della zona.
Situata ai piedi della valle del Giordano, Pella (Tabaqat Fahl) meno spettacolare di mete sicuramente più note come Jerash, è molto più importante dal punto di vista archeologico per la copiosità dei ritrovamenti. Nei pressi di questo antico insediamento, sono state rinvenute tracce degli accampamenti più antichi del mondo e di villaggi semipermanenti che risalgono a 10000-18000 anni fa. Pella offre anche rovine del periodo greco-romano, tra cui un teatro ed un ninfeo. Venne chiamata Pella nel periodo ellenistico, quando i soldati di Alessandro Magno diedero all'insediamento il nome del luogo di nascita del loro comandante che nacque a Pella, nella regione della Macedonia il 20 luglio del 356 a.C.
Al confine con la pianura desertica, dominata dal basalto, Umm Al-Jimal è conosciuta come "la città nera": la più orientale delle principali città settentrionali. La scarsità di legname nella regione ha comportato un uso quasi esclusivo delle dure pietre di basalto come materiali edili.
Si parte per le regioni meridionali: Mar Morto, Petra e deserto del Wadi Rum. Una prima fermata viene fatta per vedere un mosaico "geografico" della Terra Santa nella chiesa di San Giorgio a Madaba, città sorta sull'antico sito biblico di Medba o Medeba, da cui ha poi preso il nome. Si trova a circa 35 km a sud-ovest di Amman. La città sorge sulla Via Regia, una strada costruita cinquemila anni fa, a quasi 730 m s.l.m.
Il più celebre mosaico bizantino di Medeba fu scoperto verso il 1890 durante la costruzione della Chiesa di San Giorgio, sui resti di una preesistente chiesa bizantina, da parte di un gruppo di monaci greco-ortodossi. Questo mosaico è stato chiamato Mappa di Terrasanta, poichè raffigura l'itinerario per raggiungere Gerusalemme attraverso oltre centocinquanta località. Il mosaico è corredato di 157 didascalie in greco, che segnano i principali siti biblici del medio Oriente, dall'Egitto alla Palestina. In origine il mosaico era molto grande, lungo dai 15 ai 25 metri, ma a noi è rimasto solo un terzo di quelle dimensioni. La presenza di alcuni edifici, come il Santo Sepolcro, costruito nel 543, hanno permesso di ipotizzare una datazione risalente al 560.
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Il Monte Nebo (Jabal Nibu) è una cresta montuosa alta circa 817 metri s.l.m.. La vista dalla sua sommità permette di osservare parte della valle del Giordano e parte del Mar Morto, la zona della città di Gerico, sulla sponda opposta della valle tettonica nella quale scorre il Giordano che sfocia nel Mar Morto.
Secondo la Bibbia, il Monte Nebo è quello sul quale Mosè, tremiladuecento anni fa, vide la Terra Promessa che Dio aveva destinato al Suo Popolo. Secondo la nostra tradizione Mosè rimase in questo luogo fino alla morte e lì fu sepolto. Per i credenti mussulmani, la vera tomba di Mosè si trova invece nei pressi di Gerico, in un "convento" islamico.
L'esistenza di una chiesa del IV secolo in questo luogo fu menzionata per la prima volta dalla pellegrina romana Egeria che si era recata in Terra Santa nel 393. Nel V secolo fu aggiunta una navata, la cappella del Battistero, ornata di mosaici, e la basilica principale, portata a termine nel 597. Nel medesimo periodo fu costruito un monastero bizantino. Già a quel tempo monte Nebo era una meta di pellegrinaggio. La chiesa fu abbandonata nel XVI secolo. Nel 1932 i Francescani acquistarono il sito e avviarono i lavori di scavo che portarono alla scoperta delle rovine. Resti di un'abside della Basilica di Mosè sono ancora visibili con alcuni mosaici, mentre è ancora intatto il mosaico del battistero, raffigurante scene di caccia e di pascolo e un assortimento di animali africani.
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Dopo la visita del Monte Nebo scendiamo verso le sponde giordane del Mar Morto. Il Mar Morto (letteralmente "mare del sale") è più propriamente un lago, situato nella regione storico-geografica palestinese. Chiamato anticamente Asfaltide, il mar Morto si trova in una grande fossa tettonica tra i Monti del Libano e dell'Antilibano, nella depressione più profonda della Terra, generatasi nei millenni per effetto dell'evaporazione delle sue acque non compensate da quelle degli immissari, che è anche causa della sua nota forte salinità.
Attualmente il livello dell'acqua del bacino superiore è a circa 415 m sotto il livello del mare ed il divario continua ad aumentare, dato che il livello continua inevitabilmente a scendere, ponendo anche il problema della sua possibile scomparsa anche a causa dei prelievi umani. Il Mar Morto ha come immissari il fiume Giordano e il Wadi Mujib, senza avere alcun emissario, essendo perciò un bacino endoreico, suddiviso in due bacini, quello superiore di profondità elevate, mentre quello inferiore che non ha mai superato i 2 metri di profondità massima e oggi è quasi prosciugato.
La sua salinità aumenta con la profondità. La superficie è la parte meno salata, diluita dalle acque del Giordano che trovano difficoltà a scendere negli strati più bassi e più densi: scendendo a 40 m, la salinità diventa di 300 g per ogni chilogrammo di acqua, circa 8 volte quella degli oceani. L'acqua del Mar Morto, a causa dell'elevata salinità, permette a chiunque di galleggiare senza alcuno sforzo, mentre rende molto difficile qualsiasi movimento.
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Dal Mar Morto ci dirigiamo verso Petra per riposare al Petra Plaza e prepararci per il viaggio notturno nel Wadi Rum. Trascorreremo la notte del 31 dicembre 1999 e il passaggio al 2000 in un accampamento preparato per la prima volta in occasione del nuovo Millenio. Lo scenario notturno è magnifico, al buio, lontano dai centri abitati e dalle luci artificiali, ci appare un cielo stellato mai visto a casa nostra. Il sogno di poter festeggiare il nuovo anno sotto le stelle del deserto è diventato realtà nel deserto del Wadi Rum. Suggestivo cenone servito sotto le tende, e noi seduti o sdraiati sulle selle dei cammelli e si festeggia l'arrivo del nuovo anno con una banda di beduini che a mezzanotte suonano le cornamuse mentre in cielo vi è uno spettacolo di fuochi artificiali!
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Nottataccia e, al primo dell'anno, ci aspetta la visita a piedi di Petra. Strada facendo per un attimo il pullman si è fermato per scattare qualche foto e vedere da lontano i resti della vecchia gloria dei crociati, il castello di Shawbak, una volta chiamato "Mont Real".
Intera giornata per visitare Petra. Si inizia la giornata del primo gennaio al freddo, con la giaccavento, ci sono 700 metri fino all'ingresso della stretto e spettacolare Siq, la gola profonda che porta al magico momento in cui si intravede il Palazzo del Tesoro (El Khasneh). Viene alla mente il film di "Indiana Jones e l'ultima crociata", quando Harrison Ford si trova davanti a questo stupendo monumento: è un vero spettacolo, pur conosciuto, ti lascia a bocca aperta! Anna è radiosa e commossa, mentre scatta le foto. Poi si prosegue sino alla valle che si apre e mostra le Tombe Reali, il Cardo, i templi, le chiese, i musei, gli scavi e i vari tesori della città perduta per molto tempo. A Questo punto, poco prima di mezzogiorno, fa così caldo che compriamo ad una bancarella due magliette con tanti piccoli cammelli e ci cambiamo subito.
Petra (che significa roccia in greco) è un sito archeologico posto a circa 250 km a sud di Amman, in un bacino tra le montagne ad Est del Wadi Araba, la grande valle che si estende dal Mar Morto fino al Golfo di Aqaba. Il suo nome semitico era Reqem o Raqmu ("la Variopinta"), attestato anche nei manoscritti di Qumran. Fu nell'antichità una città edomita e poi divenne capitale dei Nabatei. Verso l'VIII secolo fu abbandonata in seguito alla decadenza dei commerci e a catastrofi naturali e, benchè le antiche cavità abbiano ospitato famiglie beduine fino ad anni recenti, fu in un certo senso dimenticata fino all'epoca moderna. Il complesso archeologico fu rivelato dall'esploratore svizzero J.L. Burckhardt nel 1812. Le numerose facciate intagliate nella roccia, riferibili per la massima parte a sepolcri, ne fanno un monumento unico dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
La posizione e la disponibilità di acqua, incanalata anche lungo le pareti della gola, ne fecero un luogo propizio allo sviluppo e alla prosperità di una città. Il luogo è accessibile da est attraverso un canyon lungo circa 1,5 km e profondo fino a 200 metri, il Sìq, che ospita la principale strada di accesso.
Le costruzioni funerarie sono ricavate nell'arenaria policroma di età paleozoica, una roccia sedimentaria prodotta dalla sedimentazione e dall'accumulo di piccoli granelli di sabbia. Una caratteristica di queste arenarie è la variazione del colore, con sfumature dal giallo ocra al rosso fuoco al bianco, dovute alla diversa concentrazione degli ossidi durante il lungo processo di formazione.
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Il giorno successivo, dopo la prima colazione in albergo, si parte per Piccola Petra, considerata la principale stazione per le carovane nel regno nabateo. In circa 15 minuti a piedi si raggiunge il villaggio neolitico del 7.200 a.C. Poi pranziamo nello stesso accampamento di capodanno (ma siamo solo noi senza il trambusto dei numerosi presenti di notte). Dopo pranzo ci aspetta la gita in Jeep 4x4, 2 ore di all'interno del deserto più grande e affascinante della Giordania, il Wadi Rum (Valle della Luna), per vedere le dune e le rocce, i paesaggi incredibili creati dalla natura, un dedalo di formazioni rocciose monolitiche che si innalza in un territorio desertico fino ad altezze di oltre 1700 metri. Naturalmente è tutto programmato per i turisti: incontro con un gruppo di beduini con cammelli per una breve galoppata, offerta di tè sotto la tenda, piccolo rinfresco, ecc.
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L'ultima visita prima della partenza da Amman per tornare in Italia è al castello crociato di Al Kerak. L'antica roccaforte si trova a 900 m sopra il livello del mare, all'interno delle mura della vecchia città. Il Castello di Kerak è un dedalo di sale con volte in pietra e numerosi passaggi, la maggior parte dei quali sotterranei. Più imponente che bello, il castello è un esempio architettonico-militare del periodo delle Crociate. A Kerak si trova anche il sepolcro della figura biblica di Noè. La parte settentrionale dell'area fortificata presenta due sale con tetto a volta restaurate per ospitare il Museo archeologico con oggetti che risalgono al 3000 a.C. e oggetti dei periodi successivi.
La costruzione del Castello di Kerak ebbe inizio negli anni quaranta del XII secolo e fu nota col nome di Petra Deserti. I Crociati lo chiamarono Crac dei Moabiti o Kerak di Moab. Grazie alla sua posizione a est del Giordano, Kerak aveva il controllo dei pastori beduini e delle rotte commerciali che da Damasco finivano in Egitto e alla Mecca. La più significativa traccia di architettura crociata è rappresentata dal muro settentrionale all'interno del quale sono costruite immense sale ad archi su due livelli.
Nel 1176 il dominio di Kerak cadde nelle mani di Rinaldo di Chatillon. Da Kerak, Rinaldo perpetrò numerose aggressioni ai danni delle carovane commerciali. Questo atteggiamento ostile finì col compromettere la pace che i musulmani avevano siglato col Regno di Gerusalemme e nel 1183 il sultano Saladino mise sotto assedio il castello a capo di un esercito di circa 22.000 uomini, con l'intenzione di punire l'arroganza di Rinaldo. Baldovino IV, il re lebbroso, marciò immediatamente con un esercito di soccorso, accompagnato dal suo reggente Raimondo III di Tripoli, dal patriarca di Gerusalemme e dalla Santa Croce. Malgrado le sue gravi condizioni di salute, il sovrano era convinto di dover intervenire di persona per frenare l'aggressione di Saladino ed evitare che la pace venisse compromessa. All'arrivo dell'armata del re, Saladino diede l'ordine di togliere l'assedio. Dopo la caduta di Gerusalemme nel 1187 la fortezza rimase ancora a lungo sotto il controllo cristiano.
Saladino tornò alla carica contro al-Kerak, lasciando la guida delle operazioni al fratello al-Malik al-'Adil, detto Safedino. La fortezza capitolò nel 1189.
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