I giochi di una volta


Ruba bandiera

Una volta andava di moda un gioco chiamato "ruba-bandiera". Un gioco che abbiamo giocato tutti quando eravamo bambini. Bisognava prendere la "bandiera", portarla a casa senza farsi toccare dall'avversario. Si giocava in un campo, delimitato, diviso in due parti da una linea, un labile segno sulla terra tracciato con un semplice legnetto, o con un coccio o un gesso se il campo veniva tracciato su un fondo di asfalto o cemento. I giocatori erano divisi in due squadre di pari numero e si allineavano su due linee poste alla stessa distanza dalla linea centrale. Il portabandiera, con in una mano un fazzoletto, bianco o di colore, rimaneva fermo ad un capo della linea di centro campo. Ogni giocatore, e il suo dirimpettaio, era individuato da un numero.
Quando un numero veniva chiamato, i due giocatori corrispondenti a quel numero di corsa raggiungevano la bandiera, senza superare la linea che divide il campo (pena l'eliminazione), cercando di prenderla, ritornando alla propria base, senza farsi toccare dall'avversario.
L'astuzia consisteva, o nell'essere rapidi, cogliendo di sorpresa l'altro, oppure aspettare la mossa dell'altro, stando con una mano vicino al fazzoletto-bandiera e con l'altra dietro la spalla dell'avversario, senza toccarlo. A volte si rimaneva in quella posizione a lungo, e nessuno dei due si azzardava a rubare la bandiera aspettando l'errore dell'altro.


Bolle di sapone

Vedendo Marta produrre bolle di sapone con uno strumento più sofisticato della mia cannuccia di paglia di 50 anni fa, mi sono chiesto se non fosse utile un gioco così antico per porsi domande nel modo giusto per non avere risposte stupide.
Spesso le cose sono diverse da come le immaginiamo. La bolla di sapone l'avevo tirata in ballo nel pezzo riguardante l'universo. Quanto sapevo di una bolla di sapone? A volte si tratta di collegare le cose che si sanno per capirne altre ma non sempre questo funziona, se non si procede a una verifica non si può neppure sapere se i ragionamenti erano corretti. Ho cercato di mettere assieme le cose che avevo notato: anche l'acqua delle cascate forma bolle che scoppiano subito, so della tensione dell'acqua sulla quale pattinano i Gerridi, sempre la tensione dell'acqua consente di riempire un bicchiere oltre l'orlo o sostiene uno spillo adagiato delicatamente. Il ragionamento sbagliato che viene naturale fare è che il sapone rende più efficace questa tensione e poi non si parla di tensioattivi? Invece no!
Il sapone indebolisce la tensione, la sottile pellicola d'acqua è racchiusa tra due strati di molecole di sapone che svolgono una doppia azione, rallentano l'evaporazione dell'acqua e impediscono che scoppi per troppa forza, l'acqua pura scoppia subito perchè la sua tensione è eccessiva. Anche qui, se utilizziamo un motore di ricerca e digitiamo bolle di sapone troviamo spiegazioni e disegni.
Se digitiamo tensioattivi troviamo altre informazioni utili, con specchi curvi riusciamo a capire come mai si vede una doppia immagine della casa che si riflette con un effetto supergrandangolare sia al diritto che al rovescio, i colori poi sono un insieme di riflessione e di rifrazione, l'iridescenza che compare prima di scoppiare credo sia prodotta dal fatto che per gravità parte del liquido finisce sul fondo assottigliando in modo non uniforme le parti superiori, la parte più alta diventa più sottile, sono sicuro che in modo naturale scoppia in alto ma devo verificare.
Questo fatto credo provochi l'interferenza ottica responsabile dell'iridescenza, il fenomeno, che siega il comparire di macchie colorate dopo la pioggia sull'asfalto sporcato da perdite oleose dovrebbe essere ugualmente responsabile dei colori dell'iride che compaiono per l'ineguale spessore della pellicola saponata. E poi da verificare, vola perchè il fiato che la riempie è più caldo e leggero dell'atmosfera circostante, ma allora d'inverno l'effetto momgolfiera è più efficace o dipende di più dalle correnti ascensionali? Oreste

Il tiro alla fune

Il tiro alla fune è uno gioco di origine assai antica e nasce da cerimonie rituali e religiose presenti in paesi molto lontani tra di loro e certamente legato al mondo contadino che vede contrapposte due squadre che si sfidano in una gara di forza. Secondo alcune interpretazioni simboleggia il dualismo ma anche il complemento universale; il bene e il male, o la morte e la vita, la luce e il buio, cioè le forze contrastanti ma anche uomo e donna, cielo e terra, ecc. Come gioco simbolico era presente durante le cerimonie per propiziarsi le divinità e prevedere un buon raccolto, condizioni di tempo favorevole ma anche il futuro nell'oltretomba, tanto che fu rappresentato in una tomba egizia di Sakkara.

Circa 2500 anni fa il tiro alla fune era un gioco inserito negli antichi giochi olimpici e nei secoli successivi molti popoli lo praticarono come prova di forza ma con modalità diverse e con vari tentativi di codificare le regole, fissando la lunghezza e le caratteristiche della fune o il numero e l'età o il peso dei giocatori. Come gioco-sport orgamizzato nasce in Europa e diviene, tra il 1870 e il 1920 uno sport olimpico nelle moderne Olimpiadi. Oggi si organizzano ancora vere sfide a livello di Clubs, federazioni nazionali e campionati nazionali ed internazionali, ma rimane pur sempre un gioco popolare, ripreso anche durante il nostro Palio.

Rompere le pignatte

Per molto tempo, durante la festa del paese, la rottura delle pignatte, più che un gioco, era un rito, una tradizione antica, che tentava la fortuna, quella di trovare e rompere la pignatta con i regali più belli o più appetiti che una volta erano dolci e qualche soldino.
Ad una corda, sospesa tra due alberi o pali conficcati nel terreno, si appendevano delle pignatte piene di coriandoli, dolci, regalini, soldi o segatura o acqua. I concorrenti a turno venivano bendati, poi fatti girare come trottole per far perdere loro il senso della direzione. Una volta liberati, i concorrenti dovevano vibrare colpi con un bastone per colpire le pignatte.
La gente, attorno, stando attenta ad evitare i colpi andati a vuoto, dava indicazioni al concorrente, molte volte confondendolo o guidandolo a seconda se gli spettatori erano "avversari" o "amici" del bendato.