Ravenna, Mausoleo di Galla Placidia, San Vitale

Foto di Livio G. Rossetti
8 aprile 2018

Mausoleo di Galla Placidia

Il mausoleo di Galla Placidia risalente alla prima metà del V secolo, dopo il 425, si trova poco distante dalla basilica di San Vitale. Secondo la tradizione Galla Placidia, figlia di Teodosio, reggente dell'Impero romano d'Occidente per il figlio Valentiniano III, avrebbe fatto costruire questo mausoleo per sè, il marito Costanzo III e il fratello Onorio. Quasi certamente non fu comunque utilizzato come mausoleo di Galla Placidia, poichè le fonti riportano come essa morì e fu sepolta a Roma nel 450 dove ancora oggi riposano le sue spoglie. La pianta del piccolo edificio presenta una forma irregolare e a croce latina, poichè il braccio longitudinale dell'ingresso è leggermente più lungo degli altri. Anche qui la subsidenza ha abbassato la struttura originaria di 1,5 metri.
L'interno è decorato da un ciclo di mosaici, fra i più antichi della città essendo datati al secondo quarto del V secolo. La cupola è dominata dalla Croce in una volta di stelle di grandezza decrescente verso l'alto, su sfondo blu, secondo un modello che durerà per tutto il Medioevo. La rappresentazione del cielo notturno continua senza soluzione di continuità verso i quattro pennacchi dove viene rappresentato il tetramorfo: i simboli sono nel testo di Ezechiele e nell'Apocalisse, non ancora però simboli degli evangelisti, un'assimilazione iconografica che avverrà solo nel VI secolo.
Le lunette della cupola presentano coppie di Apostoli, con le braccia alzate in adorazione verso il centro ideale dell'edificio, la Croce. Tra gli Apostoli si distinguono san Pietro con la chiave sulla sinistra e san Paolo. Le colombe, sul prato tra gli Apostoli, simboleggiano le anime di fronte alla fonte della grazia divina. Al centro si aprono le finestre, coperte con lastre translucide di alabastro. Le volte a botte e gli archi dei bracci sono riccamente decorati con festoni di fiori e frutta e intrecci geometrici.
Nella lunetta sopra l'ingresso si trova una raffigurazione del Buon Pastore, imberbe seduto su una roccia e circondato da pecore che si rivolgono tutte verso di lui in un prato di tessere verdi. Si tratta di una delle prime testimonianze di questo soggetto iconografico in sede monumentale, influenzato dalla tradizione classica del mito di Orfeo. Particolare però è che qui il Pastore vesta tunica e mantello, cioè abiti di tipo imperiale. La volta sovrastante è ricoperta da fiori stilizzati che si ritrovano in altre parti delle volte.
Nella lunetta opposta San Lorenzo sulla graticola entra correndo dalla destra, recando una larga Croce sulla spalla, mentre con l'altra mano regge un libro aperto su cui è espressa la scrittura ebraica. Egli si rivolge alla graticola sul pavimento e a un armadietto che contiene i Vangeli i quali sono simboli della Fede. Il santo è rappresentato mentre si avvicina al martirio. Nelle lunette laterali sono collocati cervi fra tralci di arbusti che si abbeverano. Sono presenti pure colombe che bevono alla fonte, simbolo delle anime cristiane che si abbeverano alla grazia divina.

San Vitale

La basilica di San Vitale è uno dei più famosi ed importanti monumenti di Ravenna, esemplare capolavoro dell'arte paleocristiana e bizantina. La costruzione fu iniziata intorno al 530, dopo la morte di Teodorico, e completata nel 547 da Massimiano. L'edificio combina elementi architettonici romani con elementi bizantini. La chiesa segna un distacco dalle tipiche basiliche longitudinali della città, nella pianta a base ottagonale. Ogni faccia è collegata con quella attigua mediante contrafforti. Dalla forma geometrica del nucleo principale emergono altri corpi altrettanto rigorosamente definiti: il tiburio sopraelevato, ugualmente ottagonale, e l'abside poligonale all'esterno, semicircolare all'interno.
La pianta è apparentemente semplice: un portico ottagonale a due piani, che racchiude un ambiente centrale dello stesso disegno. Ma nel passaggio dall'uno all'altro si trovano delle strutture complesse che producono un'espansione radiale pluridirezionale. Su di questi si imposta la cupola. Oltre ai celeberrimi mosaici, completano la decorazione interna i marmi policromi, gli stucchi e le balaustre del matroneo, traforate finemente. Sui pulvini sono raffigurate figure zoomorfe e la Croce. Grande protagonista è la luce, che penetrando da diverse angolazioni determina un gioco luministico che appare imprevedibile. Questo effetto doveva moltiplicarsi all'infinito quando la basilica era ricoperta di mosaici.
Il punto focale della decorazione musiva è situato nella zona presbiteriale. Sull'estradosso dell'arco absidale due angeli in volo reggono un clipeo cristologico solare, ai lati sono le Gerusalemme e Betlemme celesti. Sul catino è il Cristo Pantocrator, assiso su un Globo azzurro, tra due arcangeli con il Rotolo dai sette sigilli in una mano, mentre in altra mano porge la corona trionfale a San Vitale che avanza da sinistra con le mani ricoperte dalla sua clamide, mentre il protovescovo Ecclesio, sulla destra, è presente con il modello della chiesa da lui fondata. San Vitale si credeva morto e sepolto a Ravenna invece era morto a Bologna nel 393.
Sulla volta crociera del presbiterio quattro angeli sostengono un tondo con l'Agnus Dei. Ai lati del presbiterio si aprono due coppie di trifore, su ciascuna delle quali è presente una lunetta che ospita mosaici con i sacrifici di Abele e Melchisedec (a destra) e una scena in due tempi che rappresenta l'Ospitalità di Abramo ai tre angeli e il Sacrificio di Isacco (a sinistra). Le lunette sono sormontate ciascuna da una nuova rappresentazione di due angeli in volo che reggono un clipeo con il Monogramma cristologico. Nell'ordine superiore si apre da ciascun lato una nuova trifora più stretta, con i simboli degli Evangelisti (Matteo e Marco a destra, Giovanni e Luca a sinistra).
Celeberrimi sono i mosaici con il corteo dell'Imperatore Giustiniano e della moglie Teodora in tutto lo sfarzo che richiedeva il loro status politico e religioso. Le figure sono ritratte frontalmente, secondo una rigida gerarchia di corte, con al centro gli augusti, circondati da dignitari e da guardie. Accanto a Giustiniano è presente il vescovo Massimiano, l'unico segnato da iscrizione. Giustiniano porta sulle mani una patena d'oro; è preceduto da un suddiacono che porta il turibolo, da un diacono che porta l'Evangeliario e dal vescovo Massimiano. L'imperatore è circondato da tre alti dignitari ed è seguito da un gruppo di soldati di guardia. L'imperatore rappresenta la regalis potestas; Massimiano, con il pallio ecclesiastico e la croce, attributi della sua dignità episcopale, rappresenta la sacrata auctoritas. L'imperatrice Teodora incede portando sulle mani un calice d'oro tempestato di gemme. La Basilissa è preceduta da due dignitari civili ed è seguita da un gruppo di dame di corte. L'imperatrice è ricoperta da un manto di porpora che nella parte inferiore reca un ricamo d'oro raffigurante i Re Magi che portano doni. Alla sinistra del corteo dell'imperatrice è rappresentata una fontana, simbolo della salvezza cristiana attraverso il battesimo. Entrambe le raffigurazioni sono state eseguite tra il 546 e il 548.

Battistero degli Ariani, San Giovanni Evangelista