La Francigena tra le crete senesi e la val d'Orcia

San Gimignano, Monteriggioni, San Quirico d'Orcia, Bagno Vignoni, abbazia di Sant'Antimo, Montepulciano, Pienza, Buonconvento, Ponte d'Arbia

Foto di Livio G. Rossetti e Anna Maria Bojeri

Il viaggio, 21 e 22 marzo 2015, è stato organizzato da Novarseti ed è stato abbastanza faticoso per le numerose tappe in così breve tempo. Secoli fa tre furono le mete più importanti in Europa per i pellegrini cristiani: Santiago de Compostela (in Spagna), con le reliquie di San Giacomo; Roma, la sede del Papa e della tomba dell'apostolo Pietro; Gerusalemme, il sito del Santo Sepolcro di Cristo.
La via chiamata "Francigena", dalle varie contrade del nord Europa giungeva a Roma e dalla città eterna partiva la via che portava i pellegrini fino al porto di Brindisi dove si imbarcavano per la Terra Santa. Oggi, il più frequentato, ma anche il più strutturato e pubblicizzato, è il Cammino di Santiago che in parte ho ripercorso nel 2013.
La Via Francigena è anche denominata Franchigena, ma anche Francisca o Romea, è parte di un fascio di vie, dette anche vie Romee, che conducevano dall'Europa centrale, in particolare dalla Francia, a Roma. Nella maggior parte dei casi i pellegrini seguivano le Strade consolari romane. Quelli che provenivano dalla terra dei Franchi in età post carolingia, valicavano le Alpi attraverso il Colle del Moncenisio o del Monginevro, percorrevano la Valle di Susa facendo tappa alla Sacra di San Michele, dando così alla strada il nome di Francigena, cioè proveniente dalla Terra dei Franchi.

La relazione di viaggio più antica risale al 990 ed è compiuta da Sigerico, arcivescovo di Canterbury di ritorno da Roma. Sigerico descrive le 79 tappe del suo itinerario, annotandole in un diario. La descrizione del percorso è precisa per ciò che riguarda i punti di sosta ed è utile per stabilire quale fosse il tracciato originario della Francigena tra Canterbury e Roma. Sigerico impiegò 79 giorni a percorrere, perlopiù a piedi, tutti i 1.600 chilometri del tragitto. Dalle varie relazioni, e limitandoci al territorio italiano, vengono citate l'Abbazia di Novalesa,la Sacra di San Michele, Torino ed anche il Gran San Bernardo, Aosta, Ivrea, Santhià, Vercelli, Robbio, Tromello, Pavia, Montebello, Segalara, Fornovo di Taro, Berceto, Pontremoli, Lucca, Porcari, Altopascio, Galleno, Ponte a Cappiano, Fucecchio, San Gimignano, Colle di Val d'Elsa, Siena, San Quirico d'Orcia, Montefiascone, Viterbo per terminare a Roma.












San Gimignano

Partiti da Novara alle 06 di sabato 21, siamo giunti nella tarda mattinata a San Gimignano, entrando da sud, dalla Porta San Giovanni, percorrendo l'omonima via sino alla Piazza della Cisterna, cuore della città e visitando la Collegiata, un vero gioiello del romanico toscano e con un ben conservato ciclo di affreschi. San Gimignano era, ed è ancora, una delle tappe importanti lungo il percorso della Francigena.

























































La Collegiata di Santa Maria Assunta è la chiesa principale di San Gimignano. Fu eretta attorno al 1056 e consacrata nel 1148; venne ristrutturata nel 1239 e ingrandita nel 1460 su progetto di Giuliano da Maiano. Tutte le pareti delle tre navate e le volte sono ricoperte di affreschi realizzati da vari artisti e principalmente il Vecchio e il Nuovo Testamento da Bartolo di Fredi, da Lippo Memmi e dalla sua bottega; il San Sebastiano fu dipinto da Benozzo Gozzoli e le Storie di Santa Fina nella omonima cappella sono di Domenico Ghirlandaio.
La parte più alta della controfacciata è decorata da un Giudizio Universale di Taddeo di Bartolo del 1393: Cristo giudice è seduto tra Profeti e Angeli con la Madonna e San Giovanni. Più in basso vi sono le figure dei Dodici apostoli. Sulle pareti laterali della navata centrale e ai lati del Giudizio Universale vi sono due dipinti dello stesso autore raffigurati in quella di sinistra i Beati e in quella di destra i Dannati.
La navata sinistra ha le pareti coperte di affreschi con le Storie del Vecchio Testamento di Bartolo di Fredi, con la Creazione del mondo e dell'uomo, la Cacciata dal paradiso, l'Arca di Noè, le storie di Abramo e di Giuseppe, quelle di Mosè con il passaggio del mar Rosso e Mosè sul Sinai, le storie di Giobbe.
Nella navata destra vi sono gli affreschi con Storie del Nuovo Testamento, dipinti tra il 1338 e il 1340 dai fratelli Lippo e Federico Memmi, influenzati dallo stile del cognato Simone Martini. Vi sono l'Annunciazione, la Natività e l'adorazione dei Magi, la strage degli Innocenti e la fuga in Egitto, la chiamata di Pietro e Andrea, le Nozze di Cana, la resurrezione di Lazzaro, l'ultima Cena, il tradimento di Giuda, le scene della passione e Crocifissione, la Resurrezione e la Pentecoste.































Abbadia Isola, Monteriggioni

Abbadia Isola, detta anche Badia a Isola, già Abbazia dell'Isola o Abbazia del Lago e anticamente Borgonuovo, è una frazione del comune di Monteriggioni. L'abbazia fu fondata da Ava, vedova di Ildebrando dei Signori di Staggia, nel 1001 lungo la via Francigena ed in particolare presso uno dei castelli denominato Borgonuovo. Deve il nome all'ambiente che circondava il luogo; ai margini di terreni paludosi, la chiesa sembrava poggiare su un'isola. Il castello di Borgonuovo viene ricordato come Burgenove da Sigerico di Canterbury che vi fece tappa tra il 990 e il 994, di ritorno da Roma. Gli abati divennero nei secoli successivi padroni di Borgonuovo e delle terre circostanti, cosicché quel castello perse d'importanza in favore dell'abbazia il cui potere culminò nel XIV secolo.
L'abbazia dei Santi Salvatore e Cirino per l'organizzazione spaziale e per le scelte decorative, è stata il modello a cui hanno attinto in seguito per realizzare altre pievi. La chiesa attuale, anche se pesantemente rimaneggiata nel corso del tempo, appare come frutto di un'unica fase costruttiva. L'interno è suddiviso in tre navate secondo lo stile lombardo diffuso nelle abbazie benedettine valdelsane. Di buon pregio il dipinto raffigurante l'Assunzione della Vergine di Vincenzo Tamagni e la pala d'altare di Sano di Pietro che rappresenta la Madonna col Bambino e i santi Benedetto, Cirino, Donato e Giustina.











"Monteriggion di torri si corona" dice Dante del Castello di Monteriggioni, costruito dai senesi in un periodo compreso tra il 1214 e il 1219. Il terreno era la sede di un'antica fattoria Longobarda denominata Montis Regis, probabilmente indicando un fondo di proprietà regale o che godeva di esenzioni fiscali da parte della corona. La costruzione del castello ebbe scopo difensivo, sorgendo alla sommità del monte Ala in posizione di dominio e sorveglianza della Francigena.Il tracciato circolare delle mura fu ottenuto semplicemente seguendo l'andamento naturale della collina. Non si è certi sulla presenza del ponte levatoio. Certa è invece la presenze delle saracinesche, spesse porte di legno ricoperte di ferro che venivano azionate tramite carrucole. Sulla porta San Giovanni si possono notare i segni del rivellino, una struttura difensiva di forma rettangolare collocata di fronte alla porta e anch'essa dotata di un ponte levatoio o di una seconda porta. Ancora oggi la cinta muraria, scandita da 14 torri quadrangolari, è di circa 560 metri ed è percorsa, alla sua sommità, da un cammino di ronda con sottopassi al livello delle torri rialzate.
Il Castello di Monteriggioni era circondato dalle cosiddette carbonaie, cioè fossati pieni di carbone che veniva incendiato per respingere gli assalti. Nel 1269, dopo la battaglia di Colle, i senesi sconfitti si rifugiarono a Monteriggioni, assediato invano dai fiorentini. Tra il 1400 e il 1500 furono interrate le mura per resistere meglio ai colpi dell'artiglieria. Nel 1526 i fiorentini assediarono Monteriggioni, bombardando le mura con l'artiglieria, ma il Castello di Monteriggioni resistette e, il 25 luglio dello stesso anno i senesi sconfissero l'esercito pontificio, alleato dei fiorentini, che interruppero immediatamente l'assedio.
Il 27 aprile del 1554 Monteriggioni venne ceduto a tradimento al Marchese di Marignano che nel 1555 sconfisse definitivamente la Repubblica di Siena. Questo episodio è considerato dagli storici come l'evento che segna il termine dell'epoca comunale in Italia. Negli ultimi anni Monteriggioni ha assunto maggiore rilevanza turistica essendo stata inserita all'interno del percorso della Via Francigena. In questo contesto costituisce la tappa 32: si tratta di un percorso a piedi che parte da Piazza Roma di Monteriggioni e arriva a Piazza del Campo di Siena, per un percorso di circa 20 km. A Monteriggioni sono state girate diverse scene di numerosi film ed è stato utilizzato quale scenario di molti spot pubblicitari.


























Bagno Vignoni

Bagno Vignoni è una frazione di 30 abitanti appartenente al comune di San Quirico d'Orcia. Le acque che sgorgano in questo luogo vennero utilizzate fin dall'epoca romana a scopi termali. Al centro del borgo vi è la "Piazza delle sorgenti", una vasca rettangolare, di origine cinquecentesca, che contiene una sorgente di acqua termale calda e fumante che esce dalla falda sotterranea di origine vulcanica. Fin dall'epoca degli etruschi e poi dei romani le terme di Bagno Vignoni sono state frequentate da illustri personaggi come Lorenzo de' Medici e tanti artisti che avevano eletto il borgo come sede di villeggiatura. Caratteristica di Bagno Vignoni, oltre alle acque termali, è la sua struttura che è rimasta immutata nel tempo.


























Sant'Antimo

L'abbazia di Sant'Antimo è un complesso monastico situato presso Castelnuovo dell'Abate, all'interno del comune di Montalcino. Si tratta di una delle architetture più importanti del romanico toscano. Il nucleo primitivo dell'abbazia risale al culto delle reliquie di Sant'Antimo di Arezzo, alla cui morte, nel 352, sul luogo del suo martirio, venne edificato un piccolo oratorio. Nel 770 i Longobardi incaricarono un abate di iniziare la costruzione di un monastero benedettino. Le abbazie erano utilizzate come sosta dai pellegrini diretti a Roma. Carlo Magno, di ritorno da Roma nel 781, ripercorrendo la via chiamata in seguito "Francigena" perché "strada originata dai Franchi", giunse a Sant'Antimo e pose il suo sigillo sulla fondazione del monastero. Il 29 dicembre 814 un documento di Ludovico il Pio, figlio e successore di Carlo, arricchisce l'abbazia di privilegi. L'abbazia diventa a tutti gli effetti, un'abbazia imperiale.

Con l'impulso carolingio, la comunità inizia il suo periodo di apogeo. L'abate di Sant'Antimo è insignito del titolo di conte palatino. Il possedimento principale della comunità era il castello di Montalcino dove il priore alloggiava. Nel 1118 inizia la costruzione della nuova chiesa avendo come riferimento l'abbazia benedettina di Cluny. Alcune sculture, la porta nord e quella sud, gli stipiti della sagrestia, alcuni capitelli, frammenti di decorazioni, fanno pensare all'esistenza di un edificio antecedente al XII secolo, quando iniziò la costruzione della nuova abbazia. Per questo motivo le modifiche del 1118 hanno tenuto conto di vincoli architettonici già esistenti, adeguando i volumi del presbiterio in modo da inserirlo tra il campanile e la Cappella Carolingia. Verso la metà del secolo XII la costruzione della nuova abbazia è quasi completata. Dell'antica abbazia rimangono soltanto la Cappella Carolingia, attualmente sagrestia della chiesa abbaziale, ed i resti della Sala capitolare e del chiostro.

L'edificio più importante e meglio conservato di tutto il complesso è la grande chiesa abbaziale di Sant'Antimo. Essa, completamente in stile romanico, sorge lungo il lato nord del chiostro ed è orientata sull'asse est-ovest, con l'altare ad oriente. All'esterno, la mole della chiesa abbaziale è visibile da tutta la conca in cui si trova grazie alla sua notevole altezza, soprattutto al suo campanile, che arriva a 27,50 m. La torre campanaria è preesistente rispetto alla chiesa attuale, infatti apparteneva al tempio dell'XI secolo e, per questo motivo, è attaccata alla chiesa. All'interno, la chiesa abbaziale si presenta come un grande spazio in stile romanico. L'aula è suddivisa in tre navate ed è terminata da un'abside semicircolare con deambulatorio, caso pressoché unico in Italia. Ai due lati del portale vi sono i due leoni in travertino. Al disopra delle due navate laterali della chiesa si trovano le due tribune che si aprono sulla navata centrale per mezzo di grandi bifore.




































Terminata la prima giornata ci rechiamo all'hotel sito nella località termane di Chianciano Terme per la cena e il meritato riposo, in attesa della seconda giornata.