Museo Egizio di Torino

Foto di Livio G. Rossetti
21 gennaio 2024

Fredda mattina e pochi compagni di viaggio con l'Agenzia Viaggi Tricky Tour, limitazione dovuta al fatto che il gruppo non deve superare i 25 componenti; alle 8,15 si parte per Torino e la meta è il Museo Egizio, visitato da Anna e da me nei lontani anni Ottanta, mentre il Museo del Cairo l'abbiamo visitato nel luglio 1999. Il Museo Egizio di Torino nel 2024 celebra i suoi 200 anni di storia, è il più antico museo del Mondo dedicato interamente alla cultura egizia ed è considerato, per valore e quantità dei reperti, il secondo al Mondo dopo quello del Cairo, che è il museo di casa.

Il Museo Egizio di Torino

L'arrivo della Mensa Isiaca a Torino nel 1630 circa costituì il punto di partenza per la futura nascita del Museo; questo primo oggetto che diede origine a una collezione di reperti, fu il primo nucleo di quello che diventerà il museo, ed era una tavoletta bronzea giunta a Torino intorno al 1626 quando fu acquistata da Carlo Emanuele I di Savoia. Tra il 1759 e il 1762 il professore universitario Vitaliano Donati, che era anche appassionato egittologo, ebbe l'incarico di recarsi in Egitto per effettuare degli scavi; egli ritrovò vari reperti, tra cui tre grandi statue: quella del faraone Ramses II, del Nuovo Regno, in granito rosa, fu uno dei primi monumenti egiziani giunti a Torino: insieme a tale reperto giunsero la statua della dea Sekhmet assisa e quella della dea Iside rinvenuta a Copto. All'inizio dell'800, all'indomani delle campagne napoleoniche in Egitto, in tutta Europa scoppiò una vera moda per il collezionismo di antichità egizie. Bernardino Drovetti, piemontese, console generale di Francia durante l'occupazione in Egitto, collezionò più di 5.628 reperti tra statue, sarcofaghi, mummie, papiri, amuleti e monili vari, che nel 1816 offrì alla Francia, ma in seguito al rifiuto ricevuto, propose la stessa collezione al re Carlo Felice che l'acquistò nel 1824 per la cifra di 400.000 lire e, unendovi altri reperti di antichità classiche di Casa Savoia, tra cui la collezione Donati, la statua di Amenhotep I, del Nuovo Regno, e il resto della collezione di cui faceva parte, fu riunita da Bernardino Drovetti agli altri oggetti egizi e determinò la nascita del primo Museo Egizio al Mondo nel 1824.
Il catalogo che fu pubblicato nel 1888, certificò che la collezione di reperti egizi, con ulteriori acquisizioni, contava 7.400 pezzi a cui si aggiunsero in seguito anche parte dei reperti appartenenti alla raccolta di Athanasius Kircher, egittologo del seicento. Nel 1894 divenne Sovrintendente del Museo Ernesto Schiaparelli; egli, come farà poi il suo successore Farina, promosse nuovi scavi in Egitto, ottenendo nuove acquisizioni e documentazioni dalla fase più antica fino all'epoca copta, mettendosi personalmente a condurre almeno quindici campagne di scavi. Alla collezione del Museo si sono poi aggiunti altri ritrovamenti effettuati tra il 1900 ed il 1935 dalla Missione Archeologica Italiana e portati in Italia. In questo modo, intorno agli anni trenta del '900, la collezione arrivò a contare oltre 30.000 pezzi in grado di testimoniare ed illustrare tutti i più importanti aspetti dell'Antico Egitto, dagli splendori delle arti agli oggetti comuni di uso quotidiano.
All'epoca di quei ritrovamenti i reperti archeologici ritrovati da varie spedizioni straniere venivano ripartiti tra il Paese di origine della spedizione e l'Egitto, ma ora le cose sono diverse, i reperti ritrovati rimangono in Egitto.
Oggi, l'intera collezione di Torino conta più di 36.000 reperti ma nel percorso principale sono esposti circa 6.500 reperti archeologici, ma oltre 26.000 sono depositati nei magazzini. I reperti coprono un periodo che va dal paleolitico fino all'epoca copta.

Il Museo è ubicato in uno storico palazzo di Via Accademia delle Scienze 6, un imponente edificio seicentesco la cui costruzione iniziò nel 1679 ad opera dell'architetto Garove sul progetto originario di Guarino Guarini.
Da Aprile 2015 la nuova ristrutturazione del Museo comprende al piano ipogeo la Storia del Museo, la biglietteria e il guardaroba; al piano terra la galleria dei Re, il Tempio di Ellesjia/Sala Nubiana e la caffetteria; al primo piano i reperti da Deir El Medina, la Tomba di Kha, la galleria dei sarcofagi, la papiroteca, sale con reperti dalla Valle delle Regine, reperti di Epoca Tarda, di Epoca Tolemaica e di Epoca Romana e Tardoantica; al secondo piano le sale con reperti di Epoca Predinastica/Antico regno, la Tomba degli Ignoti/Tomba di Iti e Neferu, sale con reperti del Medio Regno e del Nuovo Regno. In questo piano vi sono anche le Aule Didattiche. Il Piano 3 è dedicato all'esposizione delle mostre temporanee che variano nel tempo.
Per rendere visibile parte del tesoro dei suoi magazzini sono state realizzate le Gallerie della Cultura Materiale, l'insieme dei prodotti del lavoro umano, come i manufatti urbani, gli utensili della vita quotidiana e delle attività produttive che sono caratteristici di un popolo, di un determinato sistema produttivo o di una data epoca, parte che per me geografo è la più importante per capire la vita quotidiana del popolo egiziano all'epoca dei faraoni.

Le Gallerie della Cultura Materiale ospitano vetrine ricolme di oggetti, ordinati per materiali (pietra, legno, terracotta, metalli), o per tipologia (figurine fittili, tavole d'offerta, sculture, vasi canopi) dove è possibile osservare la cultura materiale dell'antico Egitto e avere uno sguardo più ampio sulle collezioni del Museo. Negli armadi 17 e 18 sono esposti numerosi vasi canopi che si distinguono in base a stili ed epoche differenti; negli armadi 19, 20, 21 22 sono esposti tante piccole sculture funerarie che, secondo gli antichi egizi, prendevano vita per assistere il defunto nell'aldilà.

Lungo le pareti e nelle sale del Museo vi sono: il Papiro di Iuefankh, il più lungo conservato al Museo Egizio, lungo 1.847cm. Del museo fanno parte numerose statue, sarcofaghi e corredi funerari, mummie, papiri, amuleti, gioielli. Tra gli oggetti esposti spiccano, per la loro importanza, il Tempio Rupestre di Ellesija, fatto costruire dal Faraone Thutmose III e donato dall'Egitto all'Italia dopo che nel 1965 il Museo Egizio di Torino lo salvò dal pericolo di essere sommerso dal lago Nasser, e lo Stato Italiano donò poi il Tempio allo museo; le statue delle dee Iside e Sekhmet e quella di Ramesse II, il Papiro delle miniere d'oro, la mappa delle miniere della zona nel nord-est del Sudan, sede dell'antico insediamento urbano di Berenice Pancrisia, la tomba intatta di Kha e Merit, risalente alla XVIII dinastia in cui furono sepolti l'architetto Kha e sua moglie Merit con il corredo funerario e che fu ritrovata dall'egittologo italiano Ernesto Schiapparelli, i rilievi di Djoser, faraone della III dinastia Egiziana, la statua di Sethi II nella Galleria dei Re del peso di 5 tonnellate.

L'anno del bicentenario sarà attraversato da profonde trasformazioni sia dal punto di vista architettonico sia con riallestimenti innestati sugli esiti forniti dalla ricerca. Restauri, studi e analisi archeometriche, realizzate con metodi non invasivi, permettono una crescita culturale che non è rivolta esclusivamente al mondo scientifico, ma anche al vasto pubblico. Espressione di ciò è l'Area Restauro, attualmente allestita al secondo piano, che permette ai visitatori di assistere dal vivo al restauro dei reperti del Museo.