Un villaggio celtico

Domenica 23 novembre 2008, a Galliate, nei boschi della valle del Ticino, è stata posta la prima pietra del futuro arkeoparco denominato "La specola", grazie all'impegno del Gruppo storico archeologico galliatese e del gruppo Tuata Vertacomocori (nome della tribù celtica di Novara), con il patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Novara e del Comune di Galliate.

I Celti

Con il nome di Celti viene indicato un insieme di popoli di origine indoeuropea che popolavano un'ampia regione dell'Europa, dalle Isole Britanniche fino al bacino del Danubio, con insediamenti anche più a sud verso le penisole iberica, italica e anatolica. Erano uniti dalle origini culturali, dallo stesso fondo linguistico indoeuropeo e da una medesima visione religiosa ma rimasero divisi politicamente.

Erano una popolazione nomade e furono i primi ad usare mantelli colorati e pantaloni, abili nella tessitura e nella tintura della lana, nella lavorazione dei minerali, soprattutto del ferro, ottennero per primi l'ottone, abili nelle tecniche di fusione, nella cottura del vetro, nell'uso dello smalto e nella lavorazione dell'ambra.

Popolo guerriero, i Celti utilizzavano elmi piumati, a volte corazze, ma combattevano anche con pochi indumenti addosso, con spade corte, piccoli ma decorati scudi, colorandosi il viso e urlando prima dello scontro in battaglia. I loro eserciti non erano ben organizzati e le loro tattiche di guerra si basavano prevalentemente sul furore del primo scontro. I Celti abitavano in capanne di legno, con basamento in pietra, circolari, poi anche rettangolari in epoca romana, ed in villaggi (tuata in celtico), ma amavano anche vivere all'aperto, sotto le querce, ritenute sacre perchè con le loro profonde radici e svettando nel cielo simboleggiavano il legame tra terra e il luogo delle divinità; alla loro ombra si tenevano riti religiosi, con musiche accompagnate da semplici arpe, o si cantavano le gesta degli eroi.

Durante la cerimonia della posa della prima pietra dell'erigendo ecoparco, i gruppi di figuranti hanno simulato gli antichi riti celtici di dedicazione di aree sacre, con le simboliche offerte alle divinità, eseguite dai druidi qui vestiti con vesti bianche. Le offerte sono state raccolte in un'anfora, ricoperta al termine con pietre, un tunulo di terra e una pietra di serpentino ricoperta da scritte e simboli celtici

I siti destinati al culto comprendevano recinzioni sacre, ma anche pozzi in cui venivano gettate le vittime di sacrifici, spade e altre offerte votive. Aveva significato religioso l'agrifoglio e il vischio, reciso dagli alberi con piccole falci d'oro, le querce e i boschi. Gli animali erano venerati come totem tribali; era anche praticata l'arte divinatoria, interpretando il volo degli uccelli o le viscere delle vittime sacrificali.

Questo compito era affidato ai druidi. Erano sacerdoti degli antichi Celti, abitanti della Gallia e delle isole britanniche; era una religione fondata sulla fede nell'immortalità dell'anima che, al momento del trapasso, entrava nel corpo di un neonato, e sulla credenza che i druidi discendessero da un essere supremo.

Esistevano tre classi di druidi: profeti, bardi e sacerdoti propriamente detti, assistiti da profetesse o maghe dotate di minor potere. Gli archeologi ritengono che i druidi usassero come altari tumuli di terra sopra i quali erano eretti altari in legno e, a volte, i blocchi di pietra conosciuti come dolmen (da dol=tavola min=pietra), ma eretti molto prima da più antiche civiltà, ai quali i celti aggiunsero altri segni direzionati alla posizione del sole o degli astri durante il volgere del ciclo annuale.