Ravenna, Sant'Apollinare in Classe

Foto di Livio G. Rossetti
8 aprile 2018
La basilica di Sant'Apollinare in Classe è ubicata a circa 5 chilometri dal centro di Ravenna. La basilica è inserita, dal 1996, nella lista dei siti italiani patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. È di proprietà statale, in gestione al Polo museale dell'Emilia-Romagna. Negli ultimi anni è stato il monumento più visitato in Emilia-Romagna. Entrando in questo luogo, apparentemente spoglio nelle tre navate, si ha l'impressione di uno spazio aperto, immenso, dove il popolo cristiano ravennate potesse camminare, quasi in processione, dall'entrata sino all'abside, pregando e cantando
Fu costruita e finanziata nella prima metà del VI secolo dal banchiere Giuliano Argentario per il volere dell'arcivescovo Ursicino; fu consacrata il 9 maggio 549 dal primo arcivescovo Massimiano ed è stata dedicata a sant'Apollinare, il primo vescovo di Ravenna; quasi al centro della navata maggiore un piccolo altare accoglie i suoi resti.
La basilica è a tre navate con copertura in capriate, con abside poligonale affiancata da due cappelle. La facciata, in parte rifatta come altre parti della chiesa, è preceduta da un nartece che originariamente era un quadriportico, ed è alleggerita dall'apertura di una trifora. A sinistra della chiesa c'è il campanile del IX secolo che si alza con la sua forma cilindrica, mentre le finestre, dal basso verso l'alto, prima sono monofore, poi bifore e infine trifore. Questo accorgimento permette di rendere l'edificio più stabile e leggero.
Le navate sono separate da due file di dodici colonne collegate da arcate con fusti di marmo striato, capitelli a foglie "mosse dal vento" e pulvini con una croce scolpita sul lato della navata. Al centro della basilica, sul luogo del martirio del santo, è collocato un altare antico. Lungo i muri sono posizionati numerosi sarcofagi databili dal V all'VIII secolo. Dai rilievi con figure umane, dei sarcofagi romani, si passa alle simbologie bizantine, quindi alla sempre maggiore astrazione e semplificazione di tali simbologie.
Tutta la decorazione del catino absidale risale alla metè del VI secolo e si può dividere in due zone: nella parte superiore un grande disco racchiude un cielo stellato nel quale campeggia una croce che reca all'incrocio dei bracci il volto di Cristo. Sopra la croce si vede una mano che esce dalle nuvole, la mano di Dio. Ai lati del disco, le figure di Elia e Mosè. In mezzo a nubi, si trovano i simboli alati degli evangelisti. I tre agnelli simboleggiano gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. La scelta del tema ribadisce la natura divina di Gesù Cristo, negata dalla dottrina ariana.
Nella zona inferiore si allarga una verde valle fiorita, con rocce, cespugli, piante e uccelli. Al centro si erge solenne la figura di Santo Apollinare con le braccia aperte in atteggiamento orante; dodici agnelli bianchi rappresentano i dodici apostoli. Nei rinfianchi dell'arco vi sono due palme, embleme del giusto. Sotto a queste si trovano le figure degli arcangeli Michele e Gabriele di esecuzione più tarda (primo XII secolo).
Negli spazi tra le finestre sono rappresentati quattro vescovi, fondatori delle principali basiliche ravennati: Ursicino, Orso, Severo ed Ecclesio, vestiti in abito sacerdotale e recanti un libro in mano. Ai lati dell'abside si trovano due pannelli del VII secolo: quello di sinistra, molto rimaneggiato, riproduce l'imperatore bizantino, Costantino IV (668-685), mentre conferisce i privilegi della Chiesa ravennate a Reparato, un inviato dell'arcivescovo Mauro. Nel pannello di destra sono rappresentati Abramo, Abele e Melchisedec attorno ad un altare mentre offrono un sacrificio al Signore. La rappresentazione di Apollinare tra gli apostoli figurati era una legittimazione per Massimiano come primo arcivescovo di una diocesi direttamente collegata ai primi seguaci di Cristo, essendo Apollinare, secondo la leggenda, discepolo di San Pietro. I ritratti degli arcivescovi ravennati, dipinti nei muri della navata centrale, in gran parte furono eseguiti durante il XVIII secolo.

Nel tardo pomeriggio, al termine della visita alla basilica di Sant'Apollinare in Classe, si riparte per ritornare alle nostre destinazioni. Ripassiamo da Bologna e dal San Luca, si segue l'andamento dell'Appennino emiliano sin quasi al tramonto quando, con mia meraviglia, mi appare in cielo il viso di un cagnolino, con i suoi due occhi, il nasino turgido e un ramo in bocca. Certo è uno scherzo della fantasia, ma mi piace immaginare un saluto serale dopo una stupenda giornata. Il crepuscolo ci ha ormai raggiunti e presto saremo a casa.

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