Le news di Veveri: anno 2022 - testi e foto di Livio G. Rossetti - Livio Rossetti su facebook

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La notte del 24 dicembre: alle ventuno circa sento in strada un suono di antiche cornamuse. Mi venne da dire: "son desto o rivivo gli anni quando per Natale arrivavano dai monti gli zampognari che suonavano tradizionali suoni natalizi e chiedevano un soldino ai passanti?" Esco di casa e mi rendo conto che sono veri i due che suonano, uno la zampogna e l'altro un organetto. Accompagnati da giovani e non più giovani con le torce accese passano suonando per le principali vie di Veveri nella notte che annuncia il Natale. Riesto a fare poche foto, la serata è nebbiosa, di quella nebbia bagnata, il risultato non è bello, ma è un ricordo un poco sfocato di atmosfere normali in passato, quando ero ancora piccolo e queste cose ti lasciavano con la bocca aperta, quasi di stupore. Erano tornati a Veveri gli zampognari!

Sabato 26 novembre: inizio dei festeggiamenti per il Capodanno liturgico. In mattinata viene predisposto sul piazzale della chiesa un complesso molitorio, tutto in legno, per mostrare ai veveresi che parteciperanno al pranzo sociale nel salone dell'Oratorio, a base di polenta; ciò che è stato preparato, con l'aiuto dei proprietari galliatesi del mulino "portatile", è la rievocazione di un mestiere e un rito dei tempi passati, terminato nei nostri territori subito dopo l'ultima guerra. Quel rito per molti secoli vedeva, presso mulini che da noi erano mossi dall'acqua appositamente deviata dai fiumi o dai torrenti mediante rogge denominate "molinare", macinare, a secondo delle stagioni di raccolta, il frumento, la segale o il mais. Questa mattina sarà mostrata la macinazione del granoturco con il mulino a pietra di Galliate, costruito agli inizi del 'Novecento. Sono visibili anche altri strumenti che servivano a sgranare le pannocchie di mais e i setacci per separare il macinato a seconda della finezza del macinato. Vi sono poi, in metallo o in legno, i cilindri usati per misurare la farina prodotta, misure debitamente sigillate da timbri ben visibili apposti dalle autorità fiscali del territorio, da un litro, due o quantità maggiori fino al doppio decalitro. Verso le tredici, nel salone dell'oratorio, un centinaio di veveresi hanno poi gustato polenta e tapulone, gorgonzola e toma, dolce finale e caffè.

Domenica 13 novembre 2022: oggi è mancato Oreste Lesca, un veverese nato nel lontano 1947, un fotografo, un patito per l'astronomia tanto da essere uno dei primi soci dell'osservatorio Astronomico Galileo Galilei di Suno e molte sue foto si trovano nel sito di Veveri; fino a pochi anni fa mi inviava foto di astronomia o degli animali e fiori del Parco del Ticino quasi ogni giorno e molte di queste foto sono visibili nel sito. Con il suo primo piccolo cannocchiale mi faceva vedere la luna e i pianeti nel cortile dove vivevamo, alla sera quando era tutto buio, poi mi fece vedere le macchie solari di giorno e quando scrissi il mio testo di geografia, il capitolo astronomia fu illustrato dalle sue foto. Coscritto e amico per tutta la vita, anche se negli ultimi anni non ci siamo più visti, soprattutto dopo la morte della mamma.


Ho ripescato le poche foto dove si vede Oreste: in quinta alle scuole di Veveri, nel gruppo cresime degli anno cinquanta, con lo zio Pinin nel forno del pane, al pranzo dei sessant'anni e a quello dei settant'anni, cinque anni fa.

Sabato 29 ottobre 2022, verso le ore 11,00, nei pressi dei ponti TAV e autostrada MI_TO, si è tenuta una breve cerimonia, presente il sindaco Canelli, funzionari comunali, giornalisti, un gruppo di parenti legati alla persona alla quale verrà intitolata una strada in parte già esistente tra Corso della Vittoria-Via Verbano-posteggio ex casello autostradale di Novara-Veveri, strada che dovrebbe nei prossimi anni diventare importante e proseguire verso la struttura socio-sanitaria da alcuni anni funzionante nel sito che fu della cascina Cantone, innestarsi nella parte veverese della strada delle Rosette e che, sottopassando la ferrovia, dovrebbe uscire in Corso Risorgimento, poco a nord dei ponti autostradali. Infatti, quando sarà costruito lo svincolo ferroviario denominato Baffetto, il passaggio della Via delle Rosette sotto i ponti della TAV e dell'autostrada sarà precluso al traffico, e verrà chiuso anche il passaggio a livello nei pressi del ristorante La Sorgente.
Questa strada, ora nel suo tracciato iniziale, viene dedicato a una donna che ha incarnato l'antifascismo come partigiana, il femminismo vero, la libertà, il pacifismo e l'uguaglianza dei generi e delle persone, credeva nella partecipazione e nella politica vissuta dal basso; da partigiana combattente con il grado di sottotenente, alla prima Democrazia cristiana, fino a Rifondazione comunista, una lunga militanza politica. Questa donna dal radicato impegno politico, vissuto a “sinistra” durante la sua lunga vita era nata a Novara il 3 aprile 1924, figlia di un geometra e di una “ragazza emancipata di inizio Novecento” come definiva la madre: il suo nome all'anagrafe era Lidia Brisca, ma è conosciuta come Lidia Menapace, prendendo negli anni Sessanta il cognome del marito, ma non per sottostare a qualche regola obbligata dalla società patriarcale, ma perché MenaPACE, per Lidia, aveva un significato evocativo ed è proprio a quel significato che impronterà la sua esistenza; una donna minuta ma dalla personalità gigantesca, capace di stregare chiunque l'abbia conosciuta. È morta nell'ospedale di Bolzano all'età di 96 anni il 7 dicembre 2020 di COVID-19. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella Scrisse allora in un messaggio: "Con lei scompare una figura particolarmente intensa di intellettuale e dirigente politica, espressione del dibattito autentico che ha attraversato il Novecento. I valori che ha coltivato e ricercato nella sua vita, antifascismo, libertà, democrazia, pace, uguaglianza, sono quelli fatti propri dalla Costituzione italiana e costituiscono un insegnamento per le giovani generazioni".

Ancora giovanissima, Lidia era entrata nella Resistenza svolgendo un ruolo di grande rilevanza come staffetta della divisione Rabellotti nella formazione della Val d'Ossola, mai però aveva voluto toccare le armi. Con il nome di battaglia “Bruna”, scelse di non trasportare armi ma solo il plastico, poiché far saltare un ponte o interrompere una ferrovia avrebbe significato evitare l'arrivo delle truppe nazifasciste e perciò ridurre il numero di vittime civili.
A soli 21 anni, nel 1945, consegue la laurea col massimo dei voti, a conclusione degli studi in letteratura italiana e alla sua professione, scriveva: insegnante. Impegnata nella Democrazia Cristiana, fu la prima donna eletta nel Consiglio Provinciale di Bolzano nel 1964, dove si era trasferita nel 1952, dopo il matrimonio con il medico trentino Nene Menapace, e divenne la prima donna ad entrare nella Giunta provinciale come assessora alla Sanità. All'inizio degli anni Sessanta inizia ad insegnare all'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano con l'incarico di lettrice di lingua italiana e metodologia degli studi letterari, incarico che durante il Sessantotto non le viene rinnovato a seguito della pubblicazione di un documento intitolato Per una scelta marxista. Nel 1969 contribuisce alla fondazione del quotidiano «Il Manifesto». Aveva la capacità straordinaria di non parlare in politichese e la sua costante attenzione verso un linguaggio più inclusivo. Un giornalista le chiese: "Perché nominare nei generi, prima le donne?" Lei rispose: "Mica per galanteria. Semplicemente perché le donne sono di più e quindi hanno il diritto di essere nominate prima".
Nel 2006, XV Legislatura, ormai ottantaduenne, Lidia diventa senatrice come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista, ed entra a far parte della commissione Difesa ed è proprio lì che dà prova del suo carattere ribelle e per niente ordinario, essendo una convinta pacifista e antimilitarista. Terminato l'impegno parlamentare nel 2011 entra nel Comitato nazionale nell'Anpi: "Chiamatemi ex politica, ex parlamentare, ex insegnante, ma non chiamatemi mai ex partigiana, perché io partigiana lo sarò per sempre, essere partigiani è una scelta di vita".

Domenica 15 Maggio, festa di San Maiolo. Come nella domenica precedente, alle ore 10,00 parte la sfilata dei figuranti che rappresentano i quattro cantoni di Veveri che seguiranno un nuovo percorso tra la via Tricotti, all'incrocio con via Rossetti, via Cameri, via Lampugnano, via Malvirà, via Verbano fino al piazzale della chiesa; io li ho aspettati davanti alla vecchia chiesa, per non ripetere le foto già fatte domenica scorsa. La messa è concelebrata da un padre benedettino del convento di Germanio, don Silvio e don Franco. Al termine le foto di tutto il gruppo dei figuranti. Nel pomeriggio, in oratorio, si tengono i giochi per i ragazzi ma anche per le persone adulte; i partecipanti, divisi per cantone, con le loro vittorie hanno partecipato al torneo di san Maiolo, trofeo che verrà assegnato al cantone vincitore.

13 Maggio, alle ore 21 parte dalla chiesa la fiaccolata con la statua lignea di San Maiolo che transita attraverso i quattro quartieri tradizionali, percorrendo via Vignale, dove ero ad attenderla, via Roggia Mora, via Rossetti e via Tricotti, poi via Cameri, via Lampugnani e via Malvirà, giungendo in via Verbano e davanti alla chiesa, dove la statua è ritornata nella sua casa per il canto e la preghiera finale.

9 Maggio, Festa dell'Europa. La data ricorda il giorno del 1950 in cui vi fu la presentazione della Dichiarazione redatta dal ministro francese Robert Schuman e dal suo consigliere Jean Monnet, considerata la prima proposta per un piano di cooperazione economica con la creazione di un nucleo economico europeo che avrebbe poi portato alla nascita dell'Ue. Quella Dichiarazione Schuman segnò l'inizio del processo di integrazione europea con l'obiettivo di una futura unione federale. Così il 9 maggio 1985, in occasione del vertice tenutosi a Milano, la Comunità Economica Europea scelse di adottare come "Giorno dell'Europa" questa data in ricordo della proposta di Schuman per la creazione del nucleo economico europeo, a partire dalla messa in comune delle riserve di carbone e acciaio, che fu il primo passo verso l'Unione europea, ritenuta "indispensabile" al mantenimento della pace. La data coincide anche con il giorno che segna ufficialmente la fine della Seconda guerra mondiale. Dal 1964 al 1985 il Consiglio d'Europa ha celebrato il 5 maggio come "Giorno dell'Europa", per ricordare la propria fondazione avvenuta il 5 maggio 1949. Ma è il 9 maggio 1950, al Quai d'Orsay di Parigi, sede del Ministero degli Esteri francese, che è nata l'Europa comunitaria. Era la prima proposta di realizzare un'istituzione europea sovrannazionale a cui affidare la gestione delle materie prime che all'epoca erano il presupposto di qualsiasi potenza militare, il carbone e l'acciaio, che avrebbe portato nei decenni alla nascita dell'Unione europea.


Ecco il testo della Dichiarazione Schuman:

“La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un'Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche. La Francia, facendosi da oltre vent'anni antesignana di un'Europa unita, ha sempre avuto per obiettivo essenziale di servire la pace. L'Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra. L'Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto. L'unione delle nazioni esige l'eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania: l'azione intrapresa deve concernere in prima linea la Francia e la Germania. A tal fine, il governo francese propone di concentrare immediatamente l'azione su un punto limitato ma decisivo. Il governo francese propone di mettere l'insieme della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di un'organizzazione alla quale possono aderire gli altri paesi europei.
La fusione delle produzioni di carbone e di acciaio assicurerà subito la costituzione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea, e cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime. La solidarietà di produzione in tal modo realizzata farà si che una qualsiasi guerra tra la Francia e la Germania diventi non solo impensabile, ma materialmente impossibile. La creazione di questa potente unità di produzione, aperta a tutti i paesi che vorranno aderirvi e intesa a fornire a tutti i paesi in essa riuniti gli elementi di base della produzione industriale a condizioni uguali, getterà le fondamenta reali della loro unificazione economica. Questa produzione sarà offerta al mondo intero senza distinzione né esclusione per contribuire al rialzo del livello di vita e al progresso delle opere di pace. Se potrà contare su un rafforzamento dei mezzi, l'Europa sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano. Sarà così effettuata, rapidamente e con mezzi semplici, la fusione d'interessi necessari all'instaurazione di una comunità economica e si introdurrà il fermento di una comunità più profonda tra paesi lungamente contrapposti da sanguinose scissioni. Questa proposta, mettendo in comune le produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità, le cui decisioni saranno vincolanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, costituirà il primo nucleo concreto di una Federazione europea indispensabile al mantenimento della pace.
Per giungere alla realizzazione degli obiettivi così definiti, il governo francese è pronto a iniziare dei negoziati sulle basi seguenti. Il compito affidato alla comune Alta Autorità sarà di assicurare entro i termini più brevi: l'ammodernamento della produzione e il miglioramento della sua qualità: la fornitura, a condizioni uguali, del carbone e dell'acciaio sul mercato francese e sul mercato tedesco nonché su quelli dei paesi aderenti: lo sviluppo dell'esportazione comune verso gli altri paesi; l'uguagliamento verso l'alto delle condizioni di vita della manodopera di queste industrie. Per conseguire tali obiettivi, partendo dalle condizioni molto dissimili in cui attualmente si trovano le produzioni dei paesi aderenti, occorrerà mettere in vigore, a titolo transitorio, alcune disposizioni che comportano l'applicazione di un piano di produzione e d'investimento, l'istituzione di meccanismi di perequazione dei prezzi e la creazione di un fondo di riconversione che faciliti la razionalizzazione della produzione. La circolazione del carbone e dell'acciaio tra i paesi aderenti sarà immediatamente esentata da qualsiasi dazio doganale e non potrà essere colpita da tariffe di trasporto differenziali. Ne risulteranno gradualmente le condizioni che assicureranno automaticamente la ripartizione più razionale della produzione al più alto livello di produttività.
Contrariamente a un cartello internazionale, che tende alla ripartizione e allo sfruttamento dei mercati nazionali mediante pratiche restrittive e il mantenimento di profitti elevati, l'organizzazione progettata assicurerà la fusione dei mercati e l'espansione della produzione. I principi e gli impegni essenziali sopra definiti saranno oggetto di un trattato firmato tra gli stati e sottoposto alla ratifica dei parlamenti. I negoziati indispensabili per precisare le misure d'applicazione si svolgeranno con l'assistenza di un arbitro designato di comune accordo: costui sarà incaricato di verificare che gli accordi siano conformi ai principi e, in caso di contrasto irriducibile, fisserà la soluzione che sarà adottata. L'Alta Autorità comune, incaricata del funzionamento dell'intero regime, sarà composta di personalità indipendenti designate su base paritaria dai governi; un presidente sarà scelto di comune accordo dai governi; le sue decisioni saranno esecutive in Francia, Germania e negli altri paesi aderenti. Disposizioni appropriate assicureranno i necessari mezzi di ricorso contro le decisioni dell'Alta Autorità. Un rappresentante delle Nazioni Unite presso detta autorità sarà incaricato di preparare due volte l'anno una relazione pubblica per l'ONU, nelle quale renderà conto del funzionamento del nuovo organismo, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia dei suoi fini pacifici. L'istituzione dell'Alta Autorità non pregiudica in nulla il regime di proprietà delle imprese. Nell'esercizio del suo compito, l'Alta Autorità comune terrà conto dei poteri conferiti all'autorità internazionale della Ruhr e degli obblighi di qualsiasi natura imposti alla Germania, finché tali obblighi sussisteranno”.

Domenica 8 maggio: inizio della settimana di festeggiamenti in onore di San Maiolo Abate, patrono di Veveri e della sua parrocchia. Dopo gli anni della pandemia che hanno limitato le varie cerimonie, soprattutto all'aperto, Don Silvio Barbaglia ha ripristinato la sfilata dei figuranti in costumi disegnati in occasione del millennio della morte di Maiolo, avvenuta l'11 maggio dell'anno 994. Qualche minuto prima delle ore 10,00, orario previsto per l'inizio della sfilata in via Vignale, a pochi passi dalla nostra scuola elementare, arrivano i figuranti, in numero un po' esiguo se paragonato a quel lontano 1994 e agli anni successivi, ma tutti comunque felici di essere al centro dell'attenzione dei veveresi. Io li attendevo da qualche minuto all'angolo del vecchio asilo, oggi denominato Scuola dell'infanzia, e per un attimo sono tornato agli anni Cinquanta del secolo scorso quando per tre anni ho frequentato quell'asilo con la signorina Fontana e poi, per cinque anni, la vicina scuola con cinque maestre diverse. Ho seguito il passaggio della sfilata che si è poi diretta in via Roggia Mora, ho ripreso alcuni figuranti in via Rossetti e poi li ho attesi sul piazzale della chiesa. Dopo la lettura del bando di apertura della festa e del ballo medievale dei più grandi dei rappresentanti dei quattro cantoni, ho ripreso l'ingresso in chiesa per la santa messa. Al termine ho ripreso la statua lignea e le immagini degli affreschi che rappresentano momenti salienti della vita di San Maiolo, quarto Abate di Cluny, abbazia fondata nel 910 nell'osservanza della regola benedettina, affreschi che sono gli unici esistenti sulla vita di Maiolo e che si trovano nella chiesa del Monastero di S. Salvatore a Pavia; le ultime tre foto sono quelle dipinte da Navaretti nella vecchia chiesa di Veveri, opportunamente ritoccate data l'incuria a cui sono soggette.

27 gennaio: Il giorno della memoria, 10 febbraio, Giorno del ricordo.

Immagini di Veveri viste dal satellite Landsat/Copernicus.

Altre immagini satellitari di Veveri.