Le news di Veveri: anno 2020 - testi e foto di Livio G. Rossetti - Livio Rossetti su facebook

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Domenica 11 ottobre: il progetto del "Centro Socio Assitenziale (R.S.A.) in costruzione presso il canale Cavour è a buon punto e presenta una novità: non è più di 80 posti come nel progetto originario, ma bensì di 120 posti. Finalmente mi posso avvicinare al tabellone che per legge fornisce i dettagli del proponente e del realizzatore; la nuova Residenza Sanitaria Assistenziale è denominata 2 Rovi e l'iniziativa immobiliare è seguita dallo studio Verrua di Novara per cui prendo parte dei progetti dal sito "verrua.it".

Nelle messe di sabato 18 e domenica 19 luglio è stata data comunicazione ai fedeli della parrocchia di Veveri della nomina di Don Silvio Barbaglia, docente del Seminario diocesano San Gaudenzio, a nuovo parroco di San Maiolo, succedendo a don Franco Ghirardi che terminerà la sua responsabilità di parroco il prossimo 31 agosto. Don Barbaglia assumerà l'incarico a partire dal 1° settembre. A comunicarlo alla parrocchia è stato il vescovo Franco Giulio Brambilla, con una lettera. Don Franco era subentrato a don Giovanni Zolla, nominato parroco di Omegna il 22 settembre 1974, e da allora ha guidato la parrocchia di Veveri per ben 46 anni.
Don Silvio Barbaglia è nato a Galliate l'11 gennaio 1963, ha il diploma di maturità classica, il baccalauretato in teologia presso lo Studio Teologico San Gaudenzio in Novara e la licenza in Sacra Scrittura conseguita presso il Pontificio Istituto Biblico in Roma. È stato ordinato sacerdote il 25 giugno 1988. Insegna Introduzione all'Antico e al Nuovo Testamento, Esegesi di Antico e di Nuovo Testamento presso lo Studentato teologico San Gaudenzio di Novara affiliato alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale di Milano e presso l'Istituto Superiore di Scienze religiose di Novara; nella Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, sezione di Torino insegna nel Ciclo di specializzazione in Teologia Morale. Accanto all'insegnamento, in Diocesi ricopre diversi incarichi: è Delegato vescovile per la Pastorale della cultura e del Progetto culturale della CEI; è Delegato Vescovile per l'Ecumenismo e il Dialogo interreligioso ed è Assistente spirituale dell'Associazione Culturale Diocesana “La Nuova Regaldi” e Presidente del Comitato per il progetto «Passio. Cultura e arte attorno al mistero pasquale». Inoltre è Vicepresidente della Fondazione Teatro Coccia; membro del cda della Fondazione Apri le braccia, della Fondazione amici della Cattedrale e della Fondazione San Gaudenzio. Inoltre don Barbaglia è autore di oltre trenta scritti e saggi di argomento religioso e storico sul cristianesimo.

Riprendono i lavori e a giugno la costruzione di base è quasi ultimata.

Domenica 14 giugno: passando, dopo molto tempo, da via Guido Rossa, ho notato che si sta costruendo nel primo lotto di terreno dove una volta vi era l'insediamento della EGO. Incuriosito mi sono fermato per vedere di che cosa si trattava. Questa costruzione è stata commissionata dalla società SDA Express Courier del Gruppo Poste Italiane, Poste Italiane che a Novara, pochi giorni prima, come riportava La Stampa on-line l'11 giugno, annunciava "Sportelli riaperti, orari più ampi: così nel Novarese si riorganizzano le Poste" e, nel lungo comunicato, affermava che: "Restano invece chiuse a tempo indeterminato le agenzie di via Cavigioli (rione Bicocca) e di via Verbano a Veveri".
Complimenti! Si è deciso che Veveri e i suoi abitanti non avranno più l'ufficio postale; se ne avete bisogno, andate nel nuovo villaggio di San Rocco, vicino alla chiesa, dove è a vostra disposizione un ufficio postale alternativo! E le persone anziane, in gran parte senza auto, cosa dovranno fare? Prendere il bus numero 1, scendere in stazione e aspettare il bus che va in via Gibellini? Bel servizio!

Lunedì 4 maggio: oggi termina ufficialmente il periodo di quarantena per noi reclusi in casa da due mesi. Tutto era cominciato con le notizie che a gennaio arrivavano da molto lontano, dalla Cina, dove era in atto una epidemia, una delle tante che storicamente arrivano dalla Cina, Paese primo al Mondo per popolazione con 1,4 miliardi di abitanti, troppi, che vivono ormai in metropoli come Wuhan, che conta oggi più di 10 milioni di abitanti. A gennaio Wuhan era divenuta nota nei telegiornali per la diffusione della pandemia di un nuovo ceppo di coronavirus, causa della malattia denominata COVID-19, i cui effetti erano simili a quelli dovuti alla SARS del 2003, uccidendo a Whhan 3 mila persone. Da noi non si sentiva ancora parlare di questo pericolo: era troppo lontano tanto che tra il 23 e il 26 febbraio andai in Giordania. Il giorno dopo, mentre visitavamo Petra, si diffuse la notizia che la Giordania aveva chiuso i voli dall'Italia. Noi non vedavamo programmi italiani in TV e le uniche notizie, per chi riusciva a vederle sui telefonini, non erano rassicuranti. Si diceva che il virus era presente in Lombardia, e noi subito pensammo di essere costretti a rimanere chiusi nel Paese che ci vedeva ormai come portatori della malattia. La sensazione fu certa della gravità della situazione italiana quando arrivammo a Malpensa il 26 febbraio, quasi a mezzanotte, con l'ultimo o penultimo volo possibile. Ci aspettavano due persone in tuta della Crocerossa, con tanto di visiera e mascherina che ci provavano la febbre.



Nei giorni successivi serpeggiò un po' di panico con la zona rossa di Codogno, dove però già a metà gennaio i medici notavano l'aumento di polmoniti anomale "con febbri altissime e sindromi influenzali associate a inspiegabili complicanze". In quei giorni morivano, sole, molte persone attorno a noi ed è morto anche un "amico" che da molti anni ci riforniva di tutto ciò che serviva in casa e non solo: chiusura imprevista e definitiva il primo marzo per “Brico io” di via delle Americhe. Poi il 7 marzo il governo "chiude" la Lombardia e altre 14 Province, tra cui Novara. Forzato in casa, da solo, ho provato per la prima volta cosa vuol dire essere reclusi e non per propria volontà. Chiusi quasi tutti i negozi, bar e ristoranti, parrucchieri ed estetisti, cinema e teatri e persino i cimiteri. Per fortuna, ma con la giustifica come quando i miei alunni bigiavano la scuola, potevo fare la spesa alimentare vicino a casa, ma con i guanti monouso e mascherina che appannava sempre le lenti degli occhiali. Disarmante in questi mesi non poter fare le visite mediche programmate da molto tempo, andare in centro città e trovarla deserta, non poter prendere un caffè, andare in banca ma solo con appuntamento, e dover sempre giustificare cosa si stava facendo. Le famose mascherine fortunati chi le trovava e, quando la farmacia te le dava, ti chiedeva dei costi esorbitanti, finalmente al terzo mese ne ho trovate due monouso nella buca delle lettere senza neanche un rigo. Poi ho visto l'esercito trasportare dalla Val Seriana le bare con i deceduti, e ho saputo che molte di quelle bare sono state accolte a Novara, in attesa della cremazione notturna. Ma oggi è, per ora, finita, si fa per dire, la reclusione, sono andato al cimitero per portare un fiore e accendere un lumino a 3 anni dalla scomparsa della mia cara metà e, naturalmente, all'uscita dal cimitero la pattuglia dei Vigili mi ha fermato chiedendomi la giustificazione. Poi, davanti alla stazione, diretto ormai verso casa, altra pattuglia che mi ferma ma ormai io sono senza giustifica, avendola data all'altro collega. Per fortuna mi crede e mi concede la semilibertà. Grazie

27 gennaio 2020.
Risale al febbraio 2008 la stesura del Protocollo denominato "Città della Salute" finalizzato a definire la programmazione di numerosi interventi, pubblici e privati, e le modalità di realizzazione del "Masterplan Città della Salute" con un concorso di idee per la realizzazione di servizi finalizzati a rispondere alle necessità della popolazione come corollario alla realizzazione del nuovo complesso ospedaliero. Tra i molti progetti allora presentati e tra quelli accettati dalla amministrazione comunale, ben due avrebbero interessato il territorio veverese: la "Manifestazione di interesse N. 5" e la "Manifestazione di interesse N. 8". Quello che ormai da molte settimane è in costruzione tra la statale del Lago Maggiore e il canale Cavour, appena ad Ovest della vecchia centrale idroelettrica, rappresenta la proposta di realizzazione di un "Centro Socio Assitenziale (R.S.A.) per 80 posti, cioè un presidio residenziale a prevalente valenza sanitaria destinato ad ospitare persone in gravi difficoltà di salute che hanno bisogno di assistenza sanitaria e tutelare. Tale complesso viene costruito sui terreni di proprietà "Romanzani-Vigone".

Il secondo progetto, la "Manifestazione di interesse N. 8", presentato dalla "Nuova assistenza Società Coop. Sociale ONLUS", è stato da tempo realizzato (ottobre 2014) e funzionante come Centro polifunzionale assistenzaile con reparti R. A. per 20 posti, R. S. A. per 80 posti, Alzheimer, per 10 posti semiresidenziali diurni e 20 posti residenziale totali, 10 posti residenziali per minori e 10 posti per mamme con bambino. Questo centro è stato realizzato sul sedime della scomparsa cascina Cantone, tra la Via delle Rosette e la via Baveno.
Quando sarà ultimato il progetto in costruzione presso il Canale Cavour, vi saranno a Veveri complessivamente 230 posti letto in strutture sociosanitarie residenziali.

27 gennaio: Il giorno della memoria, 10 febbraio, Giorno del ricordo.

13 gennaio 2020. In attesa dell'articolo comparso oggi sul Corriere di Novara su segnalazione del presidente del Comitato spontaneo del Quartiere Nord, sabato scorso mi sono premurato di fotografare lo stato di abbandono del parchetto attorno al Monumento dei Caduti del nostro quartiere. Si trova ormai così da parecchi mesi e, pur avendo ripetutamente inviato la segnalazione ai competenti uffici comunali, nulla è stato fatto per portare un po' di ordine e dignità nell'area.

Immagini di Veveri viste dal satellite Landsat/Copernicus.

Altre immagini satellitari di Veveri.