Mille volti di Anna

In ricordo e memoria di Anna Maria Bojeri

Nella notte tra il 2 e il 3 maggio 2017 si spegneva Anna, la mia compagna di una vita. Dall'estate del 2015 aveva iniziato un lungo periodo durante il quale non era più lei, stava male e non se ne capiva la motivazione fino a quando, nel gennaio 2016, dopo ripetuti esami e visite senza esiti, ebbe la notizia di un brutto male allo stomaco. Iniziò così un lungo e doloroso percorso tra Novara e Rozzano con esami, radioterapie e chemioterapie sino all'intervento nel giugno del 2016. Tutto sembrava risolto avendo superato un difficile e doloroso intervento con l'asportazione quasi completa dello stomaco. Eppure Anna non stava ancora bene anche se, alle varie visite di controllo, venissero manifestate parole di soddisfazione da parte dei medici. Nonostate avesse perso oltre 20 chili di peso e facesse fatica ad alimentarsi, non trattenendo quasi completamente il cibo, mi chiese di fare in quei mesi autunnali diverse gite giornaliere, ma vedevo la sua sofferenza nonostante sfoggiasse il suo sorriso di sempre. A gennaio del 2017, durante un esame radiografico di controllo venne scoperta la causa del suo star male: metastasi al fegato in uno stadio avanzato. Fu tentata una prima chemio ma la reazione negativa suggerì il ricovero a Rozzano. Tutto inutile: in sole tre settimane Anna è mancata.
Attraverso le immagini del suo viso, soprattutto nei 36 anni di vita trascorsa con lei, voglio ricordarla, nella gioia e nel dolore, nella buona e cattiva sorte, come ci eravamo promessi il 23 maggio 1981 quando la sposai.
Le prime immagini mostrano sua mamma, Lea, e sua nonna, Anna; seguono le immagini della sua nascita e dei primi anni di bambina, poi di ragazza amante delle montagna, e di studentessa al Magistrale. Io la conobbi nel 1979. Insegnavo all'Istituto per periti aziendali, ubicato allora a palazzo Rossini. Lei era entrata a lavorare da poco alla Direzione provinciale del Tesoro di Novara, ubicata all'ultimo piano del medesimo palazzo nel quale io insegnavo. Con altre tre colleghe fu impegnata in un breve corso in preparazione all'esame concorsuale a Roma e, tra le materie di aggiornamento, il Ministero aveva indicato anche la geografia, la mia materia di insegnamento! Ecco come l'ho conosciuta.

Nel gennaio 1980 terminò il mio corso di geografia e la rividi durante la Caminada par Nuara. Ero al Torrion Quartara per scattare foto per il Cinefotoclub e me la sono vista arrivare. Ed ecco le prime foto con noi due insieme. Pochi mesi dopo andammo a Orta e le scattai le prime foto in bianco e nero. Fu per il me il classico colpo di fulmine. Andammo al mare insieme, poi tante gite in montagna e il 23 maggio del 1981, alla Madonna del Bosco, ci sposammo. Era trascorso un solo anno dal primo incontro. Poi furono anni non sempre facili: età diversa, gusti diversi, vite diverse, lei molto aperta, amante del vivere e divertirsi, io non sapevo e non amavo ballare, impegnato nel mio lavoro e non portato al divertimento. Trovammo comunque nel viaggiare e vedere Paesi e culture diverse un punto in comune. Dalle montagne della Carnia, dove c'era la casa di sua madre, alle Dolomiti, alle nostre montagne, ogni anno si facevano camminate nei silenzi dei prati e dei boschi. Poi iniziammo ad andare in lungo e in largo per L'Italia, in Europa e nel Mediterraneo orientale e meridionale, con la sola eccezione dello Jucatàn.

Amava le montagne ma anche il mare e, così, quasi tutti gli anni ci si riposava nella tranquillità di Givigliana, un piccolo paesino a oltre 1000 metri in Carnia, quasi sul confine con l'Austria, e in Toscana, a Castiglione della Pescaia, nelle limpide sue acque.
Estroversa come era, all'estero amava farsi fotografare con i locali, sia estranei ma che si prestavamo con noi turisti, o con le guide. Non solo, abbracciava anche le sculture, i monumenti, gli alberi. Lei frequentava corsi di yoga e altre discipline; ogni occasione era buona per sedersi nelle posizioni adatte al saluto al sole o alla meditazione.


Ultimi anni