LA NUTRIZIONE DELL’UOMO

(storia usi consumi)

LA STORIA DEL CIBO

Nell’era paleolitica, ovvero fino a 10000 anni a. C., l’uomo viveva secondo la legge della giungla e non aveva sul mondo esterno un’influenza superiore a quella del lupo o dei felini.

L’istinto di autoconservazione e la continua necessità di procacciare cibo avevano trasformato, durante milioni di anni, un tipo particolare di scimmia in un bipede particolarmente evoluto: l’uomo!


L’uomo sapeva combattere, produrre utensili ed indumenti, dipingere sulle pareti di rocce e caverne e piano piano aveva imparato a cucinare.

Per centinaia di migliaia di anni gli uomini si nutrirono di cibi crudi, cioè di carni di animali cacciati e di alimenti vegetali (frutta e verdura) raccolti in foreste e praterie. Poi, in un momento non preciso che intercorse fra la scoperta del fuoco (mezzo milione di anni fa) e la comparsa dell’uomo di Neanderthal, si scoprì la cottura del cibo. Questa radicale e fondamentale modificazione della tecnica alimentare rese commestibili molti alimenti che non erano digeribili allo stato crudo ed aumentò il potere nutritivo di altri alimenti.

La cottura dei cibi condizionò e stimolò in modo rilevante l’evoluzione della vita umana, tanto da migliorarne la salute e favorire l’allungamento della vita.

Forse il primo tipo di cottura fu l’arrosto, che potrebbe essere stato scoperto dopo la caduta accidentale di un pezzo di carne nel fuoco, senza possibilità di un suo recupero immediato. La cottura di radici e di altri alimenti vegetali, l’utilizzo di utensili e di tecniche sempre più sofisticate rappresentarono l’evoluzione logica di quella scoperta iniziale. Ma fu con l’avvento del neolitico che l’uomo avviò una vera e propria rivoluzione, tale da condurre a profonde modificazioni dello stile di vita su tutta la Terra.

Infatti, verso l’anno 11000 a. C., i ghiacci cominciarono a ritirarsi verso i poli, il clima divenne molto più mite; l’uomo, gli animali e la vegetazione si adeguarono a questa nuova e favorevole situazione.

L’uomo che sino a quel momento era stato cacciatore e raccoglitore divenne pastore e coltivatore.

Duemila anni dopo il ritiro dei ghiacci, era già avviata la coltivazione volontaria di piante e l’addomesticamento ed allevamento di animali. Si ritiene che il primo animale ed essere addomesticato sia stata la capra, seguita subito dalla pecora e più tardi (verso il 7000 a. C.) dal maiale e dalla mucca.

Sotto l’influenza di un clima caldo e stabile comparvero in oriente campi di frumento selvatico e lentamente l’agricoltura si diffuse in vaste aree dell’Europa, Africa ed Asia occidentale. Nacquero i primi villaggi, ma per lungo tempo si imposero necessità migratorie che favorirono la diffusione e lo scambio delle conoscenze.

Infatti la pastorizia obbligava a continui movimenti per raggiungere nuovi pascoli. Se pensate che una pecora può brucare sino a mezzo quintale di erba in una settimana, vi potete rendere conto di quale distesa erbosa necessiti un gregge!

L’agricoltura si preoccupava unicamente di prendere dal suolo quanto era possibile, senza fornire nulla in cambio. Così nell’arco di due o di tre anni, ogni appezzamento di terra veniva esaurito ed occorrevano più di cinquant’anni per rigenerarlo spontaneamente. La successiva scoperta dell’irrigazione permise di risolvere questo problema e comportò vantaggi incalcolabili sul futuro dell’umanità, condizionando anche gli insediamenti.

Solo i terreni vicino a fiumi e laghi erano particolarmente redditizi ed idonei all’irrigazione, pertanto in tali sedi si concentrarono i villaggi e successivamente le cittadine e le città vere e proprie. Sorse il sistema amministrativo. Era nata la CIVILTA’! Ed è ben facile comprendere quanta parte abbiano giocato le necessità ed abitudini alimentari nel condizionarne lo sviluppo, da quell’epoca sino ai giorni nostri.

LA POPOLAZIONE TERRESTRE

Nel 3000 a.C., dopo 7000 anni dedicati all’allevamento e la progressivo sviluppo dell’agricoltura, la popolazione mondiale aveva raggiunto i cento milioni di individui. Per migliaia di anni la produzione e l’utilizzo del cibo ha influenzato lo sviluppo della società, l’aumento della popolazione terrestre e l’organizzazione urbana.

I problemi connessi al cibo hanno caratterizzato le scelte economiche, sociali e politiche, hanno favorito il commercio e lo scambio culturale, hanno determinato guerre e influenzato l’avvento e la scomparsa di imperi, hanno accelerato la scoperta di nuovi paesi e nuovi mondi.

Il cibo ha influenzato le religioni, le scoperte scientifiche, la tecnologia e persino la medicina, che sino al settecento era prevalentemente basata sull’applicazione di principi dietetici!

Anche le guerre ne subirono l’influenza, poiché le battaglie venivano costantemente rimandate ai periodi successivi al raccolto ed in genere gli eserciti ben nutriti prevalevano e sconfiggevano quelli mal nutriti ed affamati.

Siccità, inondazione, carestie, squilibri alimentari hanno condizionato e condizionano tuttora la storia dell’umanità. Nel 1830 la terra raggiunse un miliardo di abitanti: nel 1930 eravamo due miliardi. Successivamente si è assistito ad una crescita esasperata, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. L’accelerazione violenta della crescita demografica in questo secolo, si associa alla tragica constatazione che più del 50% degli abitanti del pianeta terrestre soffre di fame e di malnutrizione o di entrambe queste condizioni.

Tale problema appare particolarmente evidente per i Paesi in via di sviluppo, nonostante le migliorie nei processi di produzione, trasformazione, stoccaggio e distribuzione del cibo.

Contrasta con quanto ora riferito ciò che si osserva nei Paesi occidentali, caratterizzati da maggiori risorse economiche e da più ampie disponibilità alimentari. In questi Paesi, che comprendono essenzialmente l’Europa, il Nord America, il Giappone e l’ Australia, si è assistito negli ultimi decenni ad un progressivo incremento delle disponibilità e dei consumi alimentari, con differenziazione delle caratteristiche del cibo rispetto alla tradizione e con sensibile aumento di malattie direttamente correlate a tali modelli comportamentali.

Nonostante mezzo milione di anni di esperienza, il mondo non è ancora in grado di garantire almeno un pasto al giorno a tutti i suoi abitanti e nel contempo è costretto oggi a fronteggiare problemi dovuti ad eccessi alimentari in altre aree del pianeta.

E’ chiaro dunque che ancor oggi il cibo gioca un ruolo di rilievo nella definizione dei destini di popoli e di interi Paesi: il cibo cioè, oggi come ieri, esercita un’influenza importante sulla storia dell’uomo in prima analise nel mantenimento del benessere psico/fisico.