L'Istria croata e Trieste

Abbazia, Pola, Rovigno, Parenzo e Trieste

Gita di ferragosto 2013
Foto di Livio G. Rossetti e Anna Maria Bojeri

Abbazia (in croato Opatija): è una città della Croazia di circa 12 mila abitanti ed è ubicata nell'Istria nord-orientale, sul Golfo del Quarnero, in posizione riparata alle falde del Monte Maggiore. Il nome della città deriva dall'antica abbazia benedettina di San Giacomo nominata per la prima volta nel 1453. Abbazia è compresa in quel vasto territorio che fu abitato dai Liburni, antico popolo di stirpe illirica. Quando si nomina per la prima volta l'abbazia di San Giacomo della Preluca o anche San Giacomo al Palo, il paesino conta 35 case e 250 anime. La storia "turistica" di Abbazia inizia nel 1844, quando il patrizio fiumano Iginio Scarpa costruisce Villa Angiolina. Protetta dai venti freddi da una folta vegetazione e da un clima mite, la città di Abbazia suscitò l'interesse della Società delle Ferrovie del Sud che, nel 1882, acquisì Villa Angiolina e poco dopo inaugurò l'hotel Quarnero, il primo albergo sulla costa orientale del mare Adriatico. Iniziò così un grande sviluppo della città che ha portato Abbazia a diventare un centro di primaria importanza turistica nei secoli XIX e XX. La città nel 1920 passò all'Italia e, dopo l'annessione di Fiume, nel 1924 alla provincia di Fiume. Nel 1947 passò sotto la Jugoslavia in base al Trattato di Parigi. Nel 1991, con la disgregazione della Jugoslavia, la città entrò a far parte della Repubblica di Croazia.
La Chiesa di San Giacomo, eretta all'incirca verso il 1420 come colonia dei benedettini profughi dal convento friulano di S. Pietro di Rosazzo, è il monumento più importante; segue Villa Angiolina, circondata da un ricco giardino botanico, e la ragazza col gabbiano la scultura di una ragazza in pietra che offre la mano a un gabbiano.

Pola (in croato Pula): è una città di quasi 58 mila abitanti, la maggiore dell'Istria. Pola è un importante porto. Sorta su un antico castelliere, si sviluppò in età romana (I secolo a.C.). Pola fu città fiorente, dotata di prestigiose strutture urbane, un ampio foro, un arco trionfale, un anfiteatro,ornata di templi a cui si aggiunsero alcune basiliche cristiane. Sconvolta dalle invasioni barbariche del V secolo, la città entrò poi nell'orbita dell'Impero Romano d'Oriente e successivamente della Serenissima Repubblica di Venezia (1331-1797). Le galee veneziane provenienti dall'oriente scaricavano a Pola i loro cannoni per ridurre il pescaggio, in considerazione dei bassi fondali del Canal Grande a Venezia. Le galee veneziane nel tragitto inverso dirette in oriente andavano a Pola a caricare i cannoni.
Passò in seguito al Trattato di Campoformio all'Impero Austriaco dal 1797 al 1803 e dal 1813 al 1918. Quando Venezia passò all'Italia nel 1866, l'Austria fece di Pola la propria base navale militare principale con la costruzione dell'Arsenale. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale Pola fu dichiarata "Zona di guerra" e una parte dei suoi abitanti di etnia italiana venne internata nei Barackenlager della Stiria. Vi furono molte incursioni italiane, sia aeree, sia di mezzi d'assalto della Regia Marina in una delle quali venne fatto prigioniero e poi giustiziato sul patibolo della città il 10 agosto 1916 il patriota capodistriano Nazario Sauro. L'ultima incursione italiana, avvenuta il 1º novembre del 1918 ribattezzata Impresa di Pola; l'Ufficiale del Genio Navale Ing. Giovanni Raffaele Rossetti e l'uff. medico Raffaele Paolucci, eludendo le difese portuali, entrarono nel golfo di Pola a bordo di una mignatta e applicarono una carica esplosiva sotto la carena della corazzata Viribus Unitis. Tra i monumenti più importanti di Pola vi sono: l'Arena, eretta nel I secolo sotto l'imperatore Vespasiano ed è tra gli anfiteatri di età romana meglio conservati, il Tempio di Augusto, la Porta Aurea detta anche Arco dei Sergii, la Porta di Ercole, il teatro romano e il Castello che sovrasta l'abitato.

Rovigno (in croato Rovinj): è una città di quasi 15 mila abitanti e sorge su una costa frastagliata e fronteggiata da scogli ed isolotti a sud del Canale di Leme, tra Parenzo e Pola, che deriva dall'erosione operata dal fiume Pazincica. Il centro ha origini pre-romane ma assunse importanza sotto il dominio romano solo nei primi secoli dell'Era volgare quando il suo nome era Arupinum o Mons Rubineus e successivamente anche Ruginium e Ruvinium. Fu per secoli città fra le più importanti d'Istria appartenente alla Serenissima Repubblica di Venezia. Dopo la caduta di quest'ultima e la parentesi napoleonica, passò nelle mani dell'Impero Austro-Ungarico, a cui rimase sino la fine della Prima guerra mondiale. Appartenne all'Italia fino al Trattato di Parigi del 1947, data in cui fu ceduta alla Jugoslavia. In origine la penisola su cui sorge il centro cittadino era un'isola, separata dalla terraferma da un canale e cinta da una spessa muraglia e da torrioni. Il canale fu interrato nel 1763, per espandere l'antico abitato.
Tra i luoghi di interesse vi sono l'Arco dei Balbi, costruito nel 1680, antica porta della città, in stile veneziano, e la Chiesa di Sant'Eufemia. La Chiesa è barocca e fu costruita tra il 1725 e il 1736 sulla base di una già esistente, a sua volta costruita all'inizio del X secolo sulle fondamenta di una piccola chiesa dedicata a san Giorgio. La sua facciata risale al 1883. Al suo interno sono conservate le reliquie di sant'Eufemia in un sarcofago romano del VI secolo. La chiesa contiene diversi tesori e opere d'arte, tra cui statue gotiche del XV secolo e dipinti del XVI e XVII secolo. Il campanile, che ricorda quello di San Marco a Venezia, fu costruito tra il 1654 e il 1680. Sulla cima dei suoi 60 m di altezza è posta la statua di sant'Eufemia, che funge da banderuola per il vento.




















































































































Parenzo (in croato Porec): è una città di circa 20 mila abitanti ed è uno dei maggiori centri turistici della regione. Di antiche origini romane, si è sviluppata attorno al porto, protetto dall'isolotto di San Nicola (Sveti Nikola). Nel II secolo a.C. i Romani costruirono un accampamento su una piccola penisola dalle dimensioni di circa 400 per 200 metri, che corrisponde all'odierno centro cittadino. La pianta della città mostra ancora la struttura del castrum romano: le strade principali, il Decumanus ed il Cardo Maximus sono infatti conservate nelle loro forma antiche. Marafor è la piazza romana con due templi; uno di questi, eretto nel I secolo, è dedicato al dio romano Nettuno. Durante il regno dell'imperatore Ottaviano, nel 12 a.C., divenne un municipio ed entrò a far parte della X Regio Venetia et Histria; in seguito, all'inizio del I secolo d.C., fu elevato a colonia di cittadinanza romana col nome di Colonia Iulia Parentium. Nel III secolo era presente una comunità di cristiani con un iniziale complesso edilizio destinato a scopi religiosi. Fu eretta a diocesi ed una basilica fu costruita nel V secolo da parte del santo vescovo Mauro, divenuto poi patrono della città. Dopo la caduta dell'impero romano nel 476, inizialmente fu parte del territorio Ostrogoto e dopo il 539 divenne parte dell'Impero bizantino. In questo periodo il vescovo Eufrasio terminò la costruzione della grande Basilica che da lui prese il nome.
Nel 1267 divenne un territorio controllato dalla Repubblica di Venezia, situazione che si protrasse per oltre cinque secoli. Nel 1797 fu per breve tempo tenuta dall'Impero d'Austria, passò quindi all'Impero Francese di Napoleone per tornare infine austriaca. Il trattato di Pace di Parigi del 1947 assegnò l'Istria alla Jugoslavia. Nel 1991, con la secessione dalla Jugoslavia della Croazia, passò sotto la sovranità di quest'ultima.
Il principale monumento di Parenzo è la Basilica Eufrasiana paleocristiana. Il complesso episcopale è uno dei migliori esempi di arte bizantina della regione. La prima versione della basilica venne dedicata a San Mauro di Parenzo, e viene datata alla seconda metà del IV secolo. Il pavimento mosaicato del suo oratorio, originariamente parte di una grande casa romana, è ancora conservato nel giardino della chiesa. Questo oratorio venne ampliato nel corso dello stesso secolo trasformandolo in una chiesa composta da una navata ed un'abside.
L'attuale basilica, intitolata alla Vergine Maria, venne eretta nel VI secolo dal vescovo Eufrasio. Venne costruita nel 553 sul sito dell'antica basilica che, per l'occasione, venne rasa al suolo. Per la costruzione vennero usate parti del precedente edificio, mentre i blocchi di marmo vennero importati dalla costa del Mar di Marmara.
I mosaici sui muri vennero eseguiti da maestri bizantini, mentre quelli sul pavimento da artisti locali. La costruzione richiese circa 10 anni. Eufrasio, con in mano la basilica stessa, è rappresentato su uno dei mosaici nell'abside, accanto a san Mauro. La basilica fa parte di un complesso assieme al battistero ottagonale del VI secolo, a un campanile settecentesco, ad un atrio colonnato con alcune stele in pietra, ad una residenza del VI secolo e ad una cappella votiva.
Il tesoro più prezioso della basilica consiste nei suoi mosaici, databili al VI secolo, considerati tra i migliori esempi di arte bizantina del mondo. Il mosaico sull'arco di trionfo rappresenta il Cristo su un globo, con il Libro in mano che recita Ego sum Lux vera e i dodici apostoli. Il mosaico del catino absidale raffigura la Vergine e il Bambino in trono, incoronata dalla mano di Dio che scende fra un mare di nuvolette, su uno sfondo totalmente dorato. È una delle pochissime immagini rimaste della Madre di Dio in una basilica occidentale risalente ai primi anni del Cristianesimo. Maria è affiancata da angeli; alla sua destra l'arcidiacono Claudio, il vescovo Eufrasio che le offre un modello della basilica e San Mauro, martirizzato probabilmente al tempo delle persecuzioni di Diocleziano; alla sua sinistra tre santi locali, Sant'Elpidio, Sant'Eleuterio e San Proietto.














































Trieste, che conta oltre 200 mila abitanti, si trova ai piedi di un'imponente scarpata che dall'altopiano del Carso a 458 m slm., digrada bruscamente verso il mare. Al di sotto delle arterie stradali cittadine scorrono corsi d'acqua che provengono dall'altopiano; liberi un tempo di scorrere all'aperto, da quando la città si è sviluppata, vennero incanalati in apposite condutture ed ancora oggi percorrono i sotterranei delle odierne via Carducci, via Battisti, viale XX Settembre, via delle Sette fontane. A sud della città scorre il Rio Ospo che segna il confine geografico con l'Istria. Inoltre, il Borgo Teresiano venne edificato nel XVIII secolo dopo l'interramento delle precedenti saline per ordine dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria.
Il suo porto fu il principale sbocco marittimo dell'Impero Asburgico. Sin dal II millennio a.C. il territorio di Trieste fu sede di importanti insediamenti protostorici, i castellieri, villaggi arroccati sulle alture e protetti da fortificazioni in pietra, i cui abitanti appartenevano a popolazioni di origine illirica . Con le conquiste militari dell'Illiria da parte dei Romani, la fondazione di Aquileia nel 181 a.C. e la guerra istrica, ebbe inizio un processo di romanizzazione ed assimilazione delle popolazioni preesistenti. Tergeste fu colonizzata alla metà del I secolo a.C. in epoca cesariana.
Il nucleo abitativo nel 33 a.C. venne cinto da alte mura (ancora visibile la porta meridionale, il cosiddetto Arco di Riccardo) da Ottaviano Augusto e venne arricchito da importanti costruzioni quali il Foro ed il Teatro. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, Trieste passò sotto il controllo dell'impero bizantino fino al 788, quando venne occupata dai franchi. Nel XII secolo divenne un Libero Comune. Dopo secoli di battaglie contro Venezia, nel 1283 la città fu occupata dai Veneziani, ma le truppe Goriziane e quelle Patriarcali la riconquistarono. Successivamente Trieste si pose sotto la protezione (1382) del duca d'Austria conservando però una notevole autonomia fino al XVII secolo. Nel 1719 divenne porto franco e, in quanto unico sbocco sul mare Adriatico dell'Impero Austriaco, Trieste fu oggetto di investimenti e si sviluppò moltissimo. In questo periodo nacque e prosperò una nuova borghesia mercantile arricchitasi grazie al commercio marittimo.

La visita della città parte dalla Piazza Unità d'Italia, la principale di Trieste che si trova ai piedi del colle di San Giusto, tra il Borgo Teresiano e Borgo Giuseppino. Affacciati sulla piazza si trovano il municipio, il palazzo della Giunta regionale, la prefettura, il palazzo Stratti, ove si trova anche lo storico caffè degli Specchi, il palazzo Modello, tra Municipio e palazzo Stratti, il palazzo Pitteri, il più antico della piazza, il palazzo Vanoli, sede di un prestigioso albergo, e il palazzo della compagnia Lloyd Austriaco di Navigazione, poi Lloyd Triestino, ed ora sede della Regione. Completano la piazza la colonna di Carlo VI d'Asburgo e la fontana dei Quattro continenti. Sulla sommità della fontana sovrasta una figura femminile alata e a braccia aperte che rappresenta Trieste.
Entriamo poi nella Chiesa di San Silvestro, in stile romanico, è una delle chiese più antiche di Trieste, probabilmente del 1100. Fu acquistata dalla comunità evangelica nel 1786. Dopo una breve visita a Santa Maria Maggiore che conserva l'immagine della Madonna della Salute ci soffermiamo davanti all'Arco di Riccardo, un arco trionfale romano risalente I secolo d.C., costruito probabilmente sotto l'imperatore Ottaviano Augusto. Si tratta di un arco a un solo fornice, alto 7,2 m, largo 5,3 m e profondo 2 m. Il nome è dovuto alla sua probabile posizione all'ingresso del cardo maximus, da cui il nome "Arco del Cardo", volgarizzato in "Arco di Riccardo".


































































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In alto, sul colle, si giunge infine alla Basilica Cattedrale di San Giusto, il principale edificio religioso cattolico della città di Trieste. L'aspetto attuale della cattedrale deriva dall'unificazione delle due preesistenti chiese di Santa Maria e di quella dedicata al martire san Giusto, che vennero inglobate sotto uno stesso tetto dal vescovo Rodolfo Pedrazzani tra gli anni 1302 e 1320 per provvedere la città di una cattedrale imponente. La prima notizia riguardante la cattedrale risale all'anno 1337, quando il campanile dell'ex chiesa di Santa Maria venne rivestito con uno spesso muro per poter sostenere il nuovo edificio. I lavori al campanile si conclusero nel 1343, ma quelli alla chiesa si protrassero praticamente fino alla fine del secolo.
Sia il campanile che la facciata della chiesa sono generosamente coperti con reperti del periodo romano. Il portale d'entrata fu ricavato da un antico monumento funebre. I busti in bronzo, aggiunti nel 1862 alla facciata su mensole ricavate da piedistalli romani, rappresentano tre vescovi illustri: Enea Silvio Piccolomini poi papa Pio II, Rinaldo Scarlicchio, scopritore delle reliquie venerate nella cattedrale, e Andrea Rapicio umanista del XVI secolo. Il campanile ospita un complesso di cinque grosse campane accordate in scala di Sol maggiore.
Le due absidi laterali (corrispondenti a quelle delle due chiese preesistenti) sono decorate con magnifici mosaici bizantini. L'abside di S. Maria reca una raffigurazione della Theotokos, seduta su un trono, su fondo oro, con il Bambino in braccio, affiancata da due angeli della prima metà del XII secolo, mentre nella parte sotto si trova la schiera degli Apostolia. Nell'abside destra invece spicca il Pantocrator in trono, affiancato dai santi Giusto e Servolo.
Accanto a San Giusto vi sono i resti di una basilica romana ai piedi del castello fortezza, edificata tra il 1470 e il 1630 sul sito dell'antico castelliere e del successivo forte veneziano. Scendendo dal colle di San Giusto si passa davanti al Teatro romano e si giunge al borgo teresiano e di nuovo a piazza Unità d'Italia.